2015-05-02 15:09:00

Expo: dopo devastazioni, impegno comune per sconfiggere violenza


Una responsabilità unanime affinché non accadano mai più fatti di violenza come quelli che ieri hanno devastato la città di Milano. E' questo l’impegno preso a fine del vertice convocato questa mattina dal prefetto della città Francesco Paolo Tronca, con il sindaco Giuliano Pisapia, e il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, dopo le violenze accadute durante il corteo 'No Expo'. E per risarcire i cittadini dei danni subiti, è stato istituito un fondo da 1,5 milioni di euro. Il servizio di Marina Tomarro:

Una cinquantina le auto bruciate e una trentina i negozi e le vetrine devastate. Sono questi i primi danni quantificati dopo il pomeriggio di violenza che ieri ha subito  Milano. Il corteo 'No Expo' partito da Piazza XXIV maggio, dopo un avvio pacifico, a causa della presenza di alcuni black bloc, è subito degenerato in una serie di scontri tra alcune delle vie più note del centro meneghino. Auto date alle fiamme, assaltati negozi, banche, portoni di abitazioni, lacrimogeni e bombe carta. Gravi gli scontri con la polizia che ha cercato di fermare i violenti soprattutto nella zona di Piazza Cadorna. 5 i fermati finora dalla polizia, tre uomini e due donne, con l’accusa di resistenza aggravata. Ascoltiamo il commento del giornalista Franco Fracassi, esperto del fenomeno dei black bloc:

R. – Esiste una parte dei black-bloc che protestano per una questione ideologica, nel senso che loro sono persone che rifiutano il modello capitalista e si accaniscono contro quelli che loro definiscono i simboli del capitalismo. Non attaccano le persone ma distruggono le cose: questo è il loro imperativo. Molti di questi black-bloc appartengono a comunità agricole sparse per l’Europa: questa è la componente originale, che è diventata quella minoritaria, anche se è quella che poi ha ispirato le altre componenti o comunque e quantomeno ha dato loro una parvenza di giustificazione per le azioni che compiono. Le altre componenti sono: una componente politica e poi c’è una terza componente che non ha nulla a che vedere con alcun tipo di ideologia ed è gente che rompe tutto, molti sono gli stessi che vanno allo stadio in curva a picchiarsi con gli altri tifosi o a rompere tutto nelle varie città che li ospitano e che quindi sanno che avverranno gli scontri, si organizzano e si infilano in mezzo agli scontri. I black-bloc, anche se appartengono a gruppi differenti, in molti casi sono molto bene organizzati. Usano tattiche di guerra che si chiama “a sciame d’api”, che consentono loro di colpire, di attaccare senza farsi prendere.

D. – C’è un modo per bloccarli?

R. – In occasioni passate, i nostri servizi segreti avevano l’elenco completo, nome per nome, indirizzo per indirizzo, della maggior parte di queste persone. Si sa chi sono e spesso nelle manifestazioni, quando appaiono, si capisce subito che accadrà qualcosa e si individuano immediatamente.

D. – Questa mattina, a Milano, è stato convocato dal prefetto un vertice nel quale è stato ribadito un impegno unanime, perché non accadano mai più fatti del genere …

R. – Più che vertici, dovrebbero fare il loro lavoro, come in altri Paesi dove riescono ad arginare questo fenomeno: in Italia c’è una totale incapacità, in questo.








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