Una responsabilità unanime affinché non accadano mai più fatti di violenza come quelli che ieri hanno devastato la città di Milano. E' questo l’impegno preso a fine del vertice convocato questa mattina dal prefetto della città Francesco Paolo Tronca, con il sindaco Giuliano Pisapia, e il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, dopo le violenze accadute durante il corteo 'No Expo'. E per risarcire i cittadini dei danni subiti, è stato istituito un fondo da 1,5 milioni di euro. Il servizio di Marina Tomarro:
Una cinquantina le auto bruciate e una trentina i negozi e le vetrine devastate. Sono questi i primi danni quantificati dopo il pomeriggio di violenza che ieri ha subito Milano. Il corteo 'No Expo' partito da Piazza XXIV maggio, dopo un avvio pacifico, a causa della presenza di alcuni black bloc, è subito degenerato in una serie di scontri tra alcune delle vie più note del centro meneghino. Auto date alle fiamme, assaltati negozi, banche, portoni di abitazioni, lacrimogeni e bombe carta. Gravi gli scontri con la polizia che ha cercato di fermare i violenti soprattutto nella zona di Piazza Cadorna. 5 i fermati finora dalla polizia, tre uomini e due donne, con l’accusa di resistenza aggravata. Ascoltiamo il commento del giornalista Franco Fracassi, esperto del fenomeno dei black bloc:
R. – Esiste una parte dei black-bloc che protestano per una questione ideologica, nel senso che loro sono persone che rifiutano il modello capitalista e si accaniscono contro quelli che loro definiscono i simboli del capitalismo. Non attaccano le persone ma distruggono le cose: questo è il loro imperativo. Molti di questi black-bloc appartengono a comunità agricole sparse per l’Europa: questa è la componente originale, che è diventata quella minoritaria, anche se è quella che poi ha ispirato le altre componenti o comunque e quantomeno ha dato loro una parvenza di giustificazione per le azioni che compiono. Le altre componenti sono: una componente politica e poi c’è una terza componente che non ha nulla a che vedere con alcun tipo di ideologia ed è gente che rompe tutto, molti sono gli stessi che vanno allo stadio in curva a picchiarsi con gli altri tifosi o a rompere tutto nelle varie città che li ospitano e che quindi sanno che avverranno gli scontri, si organizzano e si infilano in mezzo agli scontri. I black-bloc, anche se appartengono a gruppi differenti, in molti casi sono molto bene organizzati. Usano tattiche di guerra che si chiama “a sciame d’api”, che consentono loro di colpire, di attaccare senza farsi prendere.
D. – C’è un modo per bloccarli?
R. – In occasioni passate, i nostri servizi segreti avevano l’elenco completo, nome per nome, indirizzo per indirizzo, della maggior parte di queste persone. Si sa chi sono e spesso nelle manifestazioni, quando appaiono, si capisce subito che accadrà qualcosa e si individuano immediatamente.
D. – Questa mattina, a Milano, è stato convocato dal prefetto un vertice nel quale è stato ribadito un impegno unanime, perché non accadano mai più fatti del genere …
R. – Più che vertici, dovrebbero fare il loro lavoro, come in altri Paesi dove riescono ad arginare questo fenomeno: in Italia c’è una totale incapacità, in questo.
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