2015-05-01 14:00:00

Pakistan: 25 anni ai complici dell’attentato a Malala


Sono stati condannati a 25 anni di carcere – la pena massima secondo l’ordinamento del Pakistan, in pratica equivalente a un ergastolo – dieci estremisti islamici ritenuti complici dei terroristi che nel 2012 attentarono alla vita di Malala Yousafzai, l’allora 14enne pakistana impegnata, con il suo blog, nella battaglia per i diritti delle donne – soprattutto nell’ambito della scolarizzazione – nel suo Paese. I fondamentalisti, originari dello Stato del Malakand, furono arrestati nel settembre scorso grazie a un delicato lavoro di intelligence, ma i mandanti e gli esecutori dell’attentato risultano ancora a piede libero.

L’attentato

Era il 19 ottobre 2012 quando Malala, studentessa di 14 anni, stava viaggiando su un piccolo autobus per tornare da scuola a casa sua a Mingora, nella Valle dello Swat. All’improvviso irruppero due killer che, dopo aver chiesto chi fosse Malala, le spararono dei colpi in faccia a distanza ravvicinata. Nell’attacco – rivendicato poi dai militanti del Tehreek-e-Taliban Pakistan - rimasero ferite anche altre due studentesse. Portata immediatamente in aereo in Gran Bretagna, la giovane subì diversi delicati interventi che oggi l’hanno riportata a essere quella che era.

Un punto di riferimento per tutti

Già pochi mesi dopo l’attentato, nel luglio del 2013, in occasione del suo 16.mo compleanno, Malala prese la parola nell’Assemblea generale dell’Onu, ribadendo il suo impegno affinché tutte le bambine pakistane potessero andare a scuola; impegno che le valse l’anno successivo il Premio Nobel per la Pace, rendendola finora tra le più giovani personalità insignite di tale prestigioso riconoscimento. Oggi Malala ha 17 anni, studia e scrive a Birmingham, in Gran Bretagna, dove vive con la sua famiglia. (R.B.)








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