2015-05-01 19:23:00

Expo: nel pomeriggio tafferugli e devastazioni a Milano


Scontri a Milano nella giornata dell’inaugurazione dell’Expo 2015 . Nel pomeriggio una manifestazione degli antagonisti e dei No Expo, cominciata in modo pacifico si è trasformata in guerriglia urbana con scontri con la polizia che ha usato idranti. In mattinata la cerimonia di apertura con la presenza del premier Renzi. Con i suoi padiglioni estesi su una superficie di 110 ettari, l’esposizione universale rappresenterà Paesi e culture secondo il filo rosso del cibo. “Nutrire il pianeta, energia per la vita”: lo slogan scelto. Da Milano, ci riferisce Fabio Brenna:

La festa al mattino, la guerriglia, annunciata al pomeriggio. Le strade di Milano sono state messe a ferro e fuoco da un centinaio di black-bloc giunti anche da Grecia, Francia, Germania. Le avanguardie violente si sono staccate dal corteo del May Day Parade, quello promosso dalla cosiddetta generazione precaria. I disordini si sono concentrati in zona Pagano-Cadorna, a ridosso del centro, quando il corteo è stato incanalato per impedire che tracimassero le violenze. I fumogeni e i lacrimogeni hanno reso irrespirabile l’aria, gli antagonisti hanno lanciato molotov e pietre e imbrattato con vernice, vetrine e filiali bancarie; numerose auto sono state date alle fiamme, insieme ad alcuni esercizi commerciali. I black-bloc hanno poi abbandonato il loro armamentario, riuscendo a disperdersi. La polizia avrebbe operato dei fermi, alcuni agenti sarebbero contusi.

Un confronto stridente con i 100 mila visitatori della prima giornata, e con il presidente del consiglio italiano, Matteo Renzi, che aveva fatto coincidere l’inaugurazione di Expo come l’inizio del domani, di un impegno collettivo a favore degli 800 milioni di persone che nel pianeta soffrono la fame.

Proprio per l’importanza del tema scelto: "Nutrire il pianeta, energia per la vita", la Santa Sede ha voluto essere all’Esposizione universale. Fabio Colagrande ha intervistato il cardinale Gianfranco Ravasi, commissario generale della Santa Sede per l’Expo 2015: 

R. – Già nel 1851, quando regnava Pio IX, alla grande Esposizione del lavoro e dell’industria di tutte le nazioni che si svolgeva a Londra, era presente la Santa Sede e la sua presenza fu, in altre occasioni, anche molto imponente. Nell’Esposizione di New York del 1964, ad esempio, fu inviata nientemeno che la Pietà di Michelangelo, che per la prima volta lasciava la Basilica di San Pietro. Quindi la Santa Sede è sempre stata presente su questa grande ribalta delle nazioni del mondo, una vetrina delle produzioni, delle attività di tipo economico, delle questioni cruciali dal punto di vista pratico, sociale

D. – “Nutrire il pianeta, energia per la vita” è il tema di questa Expo 2015; ma al di là delle intenzioni c’è chi teme che si trasformi soprattutto in una vetrina di carattere commerciale. In questo senso che significato ha la presenza della Santa Sede?

R. – La presenza della Santa Sede vuol essere quasi come una sorta di spina nel fianco di questa grande platea economico-commerciale. E’ l’unico padiglione, per esempio, che non espone e propone prodotti in vendita. Sono due i motti del padiglione e sono scritti anche sulle facciate del padiglione stesso, che è nello stile di Papa Francesco, molto sobrio; l’ingresso è affidato appunto a queste parole che vengono quasi ricordate come una memoria e nell’interno c’è un percorso distribuito su uno spazio di 330 metri quadri calpestabili, quindi non è così sontuoso come accade in altri padiglioni. I due motti sono: “Non di solo pane” e “Dacci oggi il nostro pane”, due frasi che sono prese dalla Bibbia e rimandano al fatto che l’uomo non vive di solo pane, supera se stesso, ha al suo interno qualcosa di più che va oltre i suoi meccanismi biologici. Ma dall’altra parte si ricorda anche che l’uomo e la donna devono vivere anche materialmente: quindi “Dacci oggi il nostro pane” e cioè un pane quotidiano, un pane che spesso, nella scena del mondo, è invece riservato solo ad alcuni pochi. Al centro di questo padiglione ci sarà un grande tavolo interattivo per cui i visitatori potranno in qualche modo essere coinvolti in una sorta di dialogo; e vuole rappresentare proprio il mondo: a un estremo ci siamo noi, il Nord del mondo che ha beni in abbondanza e dall’altra parte invece c’è una massa molto maggiore che deve accontentarsi soltanto di briciole. Ecco perché c’è anche il tema della fame che incombe, e tutto un tema secondario legato al “Dacci oggi il nostro pane” che è appunto quello del pane spirituale e ci fa entrare nel tema dell’Eucaristia.

D. – Ma il tema del nutrimento, della fame, affrontato dal punto di vista antropologico, sanitario, sociale, sarà al centro anche di altri dibattiti che si svolgeranno nel padiglione della Santa Sede, non è vero?

R. – Accanto a questo padiglione, che avrà al suo interno anche una serie di filmati che riguardano proprio questi temi - girati uno a Erbil in Iraq, un altro in Burkina Faso, un altro in America Latina - c’è anche un altro padiglione, direi quasi spirituale, mobile, che è fatto da una serie di eventi e manifestazioni collegati al padiglione della Santa Sede e che toccano tutti questi temi. Per esempio, la Caritas toccherà il tema della fame nel mondo e progetti efficaci per affrontarla. Ma ci sarà anche, da parte dell’ospedale del Bambin Gesù, una serie di incontri che toccano temi profondamente umani: pensiamo al dramma della bulimia e dell’anoressia, il tema dell’allattamento, molti temi antropologici che si intrecciano profondamente con la dimensione medica e con la dimensione esistenziale. E noi stessi faremo, il giorno ufficiale della celebrazione, l’11 giugno per la Santa Sede, una riflessione antropologica su questo tema - il tema della fame del mondo - e anche un Cortile dei Gentili, che vedrà la presenza, tra credenti e non credenti, di Nicolas Hulot, il presidente della conferenza sul clima che si svolgerà a Parigi: tratteremo quindi anche il tema della custodia del Creato. Inoltre, paradossalmente, noi alla fine saremo l’unico padiglione che chiederà qualcosa ai visitatori per la fame nel mondo, per la carità del Papa. E alla fine, distribuendo ai visitatori una calamita con l’immagine del Papa, chiederemo a chi può e vuole di compiere un gesto nei confronti di questo orizzonte che grida a noi la sua sofferenza.








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