2015-04-29 15:01:00

Impagliazzo: Aleppo, simbolo dei cristiani, chiede pace


Sarà un vero e proprio summit inter-cristiano, il primo, quello che si apre oggi pomeriggio a Bari. Organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, il colloquio internazionale dal titolo “Cristiani in Medio Oriente: quale futuro?” fino a domani vedrà la partecipazione soprattutto di  numerosi atriarchi e dei responsabili di tutte le Chiese cristiane d‘Oriente, insieme a quella di ministri e alti rappresentanti dei governi europei. Francesca Sabatinelli ha intervistato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio:

R. – Certamente, è il primo summit inter-cristiano che si tiene in Occidente. E noi abbiamo scelto di farlo nella città di Bari dove parla la memoria di San Nicola, un Santo fortemente venerato in Oriente, che parla a tutte queste Chiese per dare voce in Occidente a chi soffre dei cristiani in Oriente. Perché spesso il problema è proprio qui, nella nostra quotidianità e normalità della vita abbiamo dimenticato i nostri fratelli d’Oriente che soffrono, non soltanto cattolici, anche ortodossi, delle antiche Chiese cristiane e protestanti. La forza di questo summit è che riunisce tutte quante le Chiese in quell’ecumenismo del sangue, o dei martiri, che oggi è una grande testimonianza per il nostro mondo.

D. – Per il titolo dell’evento, Sant’Egidio ha scelto di porre un interrogativo: “Quale futuro per i cristiani in Medio Oriente?” Cosa serve per togliere questo punto interrogativo e per affermare che esiste un futuro per i cristiani in Medio Oriente?

R. – In primo luogo, serve maggiore solidarietà da parte di noi cristiani occidentali che non soffriamo degli stessi problemi di cui loro soffrono. In secondo luogo, serve che l’islam in genere si ricordi dell’esistenza di queste persone che sono lì da prima dell’islam, perché il cristianesimo è in quelle terre da prima dell’islam e rappresenta ormai da secoli una minoranza che può aprire il mondo islamico a tanti discorsi e soprattutto a un nuovo dialogo con l’Occidente. In terzo luogo, serve che la comunità internazionale realmente si impegni con tutte le forze per trovare le vie di pace in Siria e in Iraq.

D. – Di voci, di testimonianze, ce ne saranno molte. Quale sarà non la più importante, ma la più toccante?

R. – Io penso che saranno le voci dei vescovi che vengono dalla Siria, in particolare da Aleppo e da Damasco, di tutte le denominazioni, gli armeni, i siriaci, perché oggi realmente in Siria si soffre tanto e si soffre troppo. E per questo la Comunità di Sant’Egidio ha lanciato ormai da un anno l’appello “Save Aleppo” (Salviamo Aleppo), che è stata ed è veramente la città, il luogo del dialogo, dell’incontro tra le religioni, oltre che un luogo di grande cultura del Medio Oriente. Si può trovare una via di pace per la Siria iniziando da un punto: per noi il punto fondamentale è la città di Aleppo, che è un simbolo per tutti i cristiani del Medio Oriente.

D. – Questo appuntamento di Bari sarà anche l’occasione per ribadire, soprattutto di fronte anche a una gravissima situazione di violenza  e di persecuzione in alcune zone del pianeta contro i cristiani, come sia necessario sottolineare l’importanza dell’unità dei cristiani…

R.  – L’unità dei cristiani è la premessa per la pace del mondo. Quando le Chiese sono sorelle, anche i popoli sono fratelli. In questo momento, in Medio Oriente l’unità tra tutti i cristiani può essere una forza ulteriore soprattutto per trovare quelle vie di pace che ancora non si sono trovate. Ma poi l’unità è anche una forza nella preghiera, perché oggi i cristiani nella sofferenza sono ancora più uniti di ieri nella preghiera e noi confidiamo molto che la preghiera frutto dell’unità possa dare frutti di pace.








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