“Si sa come si comincia, mai dove si finisce. Se non si trovano delle soluzioni ai problemi attuali, non sappiamo cosa potrà succedere”. A lanciare l’allarme parlando all'agenzia Misna è l’arcivescovo di Bujumbura, mons. Evariste Ngoyagoye: nella capitale del Burundi proseguono infatti le proteste contro la ricandidatura del Presidente Pierre Nkurunziza alle elezioni di giugno. Mentre militari e polizia continuano a fronteggiare i dimostranti, restano sei le vittime accertate. “La violenza non deve far parte di nessun processo elettorale democratico e accettabile: condanniamo le uccisioni e le violenze, che potrebbero condurre ad altri eccessi”, prosegue il vescovo.
Nè Presidente nè dimostranti disposti a recedere
La tensione in città resta però alta: né i partecipanti alle proteste né il Presidente
sembrano infatti disposti a passi indietro. In particolare il portavoce del Capo dello
stato ha detto che Nkurunzuiza “non arretrerà”. “Questo è fuori questione, bisogna
andare alle elezioni” ha spiegato il funzionario, Willy Nyamitwe, all’agenzia francese
Afp.
Per il terzo mandato non si è mai riunita la Corte costituzionale
Nkurunziza, che si avvicina alla scadenza del suo secondo mandato, sostiene di poter
partecipare alle consultazioni – nonostante il limite di una presidenza sia fissato
a due quinquenni – in quanto la prima volta fu designato ad occupare la carica non
dal voto popolare ma da quello del parlamento. Sulla questione avrebbe dovuto pronunciarsi
la Corte costituzionale, ma, ricorda mons. Ngoyagoye, questa “non si è riunita, né
si sa se è stata convocata: stiamo ancora aspettando”.
Non ci sono segnali di dialogo
“La vera soluzione – conclude l’arcivescovo – è che i politici coinvolti nel processo
elettorale si parlino e trovino una soluzione comune”. Allo stato attuale, tuttavia,
non si vedono segnali del possibile inizio di un dialogo, auspicato anche dall’Unione
Europea. Nonostante la scarcerazione del noto attivista d’opposizione Pierre Claver
Mbonimpa, fermato lunedì scorso, un mandato d’arresto è stato emesso contro un’altra
importante figura della società civile, Vital Nshimirimana, che è in fuga. (D.M.)
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