2015-04-24 14:45:00

Gentiloni: Lo Porto volontario generoso, onoreremo la memoria


“Tre mesi di verifiche, poi, il 22 aprile, l’informazione data al governo italiano. Ora sarà un’inchiesta della magistratura a chiarire i fatti”. Così i sintesi il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, in un'informativa alla Camera sull'uccisione a gennaio del cooperante siciliano Giovanni Lo Porto tra Pakistan e Afghanistan. L’opposizione insorge e chiede le dimissioni del premier. Intanto, in America il Washington Post rivela i dubbi dell’amministrazione Usa sui rischi delle operazioni condotte con i droni. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Giovanni Lo Porto era in vita lo scorso autunno poi, tra Afghanistan e Pakistan, le azioni militari si sono intensificate tanto da rendere impossibile acquisire informazioni. Così dice il ministro Gentiloni, che ai deputati spiega delle collaborazioni internazionali in corso contro il terrorismo e per la ricerca degli ostaggi italiani - cita padre Dall'Oglio in Siria e Ignazio Scaravilli in Libia- ma parla anche del cordoglio per non aver evitato un "tragico errore". Gli Stati Uniti, dice, non potevano sapere che nel compound colpito dal drone ci fossero due ostaggi. E le opposizioni insorgono: è imbarazzante,dicono, l’Italia non ha coraggio con gli Stati Uniti. Ma anche Washington sta riflettendo se si sia fatto abbastanza per eliminare gli errori della strategia dei droni. “Sofisticati ma non intelligenti”, commenta l’esperto dell’Ispi, Andrea Carati :

R. – La tecnologia dei droni è sensibilmente migliorata nell’arco dell’ultimo decennio. Hanno in buona parte decapitato alcune leadership, soprattutto dei talebani pakistani. Hanno senz’altro indebolito o almeno limitato la libertà di movimento dei gruppi armati, però gli effetti collaterali non sono soltanto sul piano umano, etico e anche giuridico. L’attacco dei droni finisce anche per inimicare anche la società civile. Non solo, ma alcuni esperti americani, dell'"intelligence" dicono che la migliore lotta al terrorismo si fa catturando i terroristi, non uccidendoli, perché così si riesce a estrapolare informazioni molto importanti per una campagna contro il terrorismo.

D. – Questa considerazione arriva a qualche giorno da quell’ipotesi che era stata lanciata, sullo scenario libico, dell’uso di droni per combattere i trafficanti. Dunque, non ci si può fidare?

R. – Ma, è un’ipotesi piuttosto bizzarra: avrebbe tutti gli effetti collaterali che ha in Pakistan, probabilmente moltiplicati. Poi, bisogna tenere presente che una campagna con utilizzo di droni armati necessita di un’"intelligence" particolarmente efficace per selezionare in modo molto, molto accurato i bersagli. Questo, gli americani più o meno lo fanno, con la Cia e con il servizio di "intelligence" del Pentagono. Rimane da vedere chi farà questa raccolta di "intelligence", invece, nel Mediterraneo, e se si avranno le capacità, i mezzi per far sì che gli attacchi siano sul serio mirati e quindi efficaci, piuttosto che aggiungere ai disastri umanitari che già conosciamo altre vicende drammatiche.

D. – Una delle critiche che sono state mosse dalle opposizioni alle parole del ministro Gentiloni è stata che l’Italia non è in grado di pesare nelle decisioni americane…

R. – Immaginare che l’Italia abbia uno scambio di informazioni paritario con gli Stati Uniti è fuori luogo, è fuori dalla realtà. In più, per gli americani tanto più un teatro è di vitale interesse – come è percepito quello in Afghanistan e in Pakistan – più tendono all'unilateralismo, molto più che in contesti in cui possono accettare di cooperare, di condividere decisioni... A questo va aggiunto, poi, che in realtà nell’amministrazione americana, che naturalmente si è presa la responsabilità politica di quello che è accaduto, c’è un dibattito sull’utilizzo dei droni che viene fatto sia dalla Cia sia dal Pentagono. Il presidente americano ha avuto buon gioco a cercare di controllare e stabilire criteri piuttosto stringenti nella selezione degli attacchi, nell’autorizzarli, eccetera – per quel che riguarda gli attacchi di droni condotti dal Pentagono – ma per quel che riguarda invece la Cia rimane una zona d’ombra di cui anche la stessa opinione pubblica americana, lo stesso Congresso americano non sa tutto. Pretendere che lo sappiano le autorità italiane forse è un po’ troppo. 








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