In Francia è caccia ai complici del giovane algerino arrestato mentre stava pianificando un attentato contro due chiese nei dintorni di Parigi. L’arcivescovo di Parigi, il cardinale André Vingt-Trois, ha affermato che, attraverso le chiese, si voleva colpire "la Francia e una concezione della vita". Il porporato ha detto che la Chiesa francese vuole mantenere il livello di allerta elevato, ma "senza ostacolare la libertà di vivere". Il primo ministro francese, Manuel Valls, ha sottolineato che il bersaglio erano "per la prima volta i cristiani, i cattolici di Francia". Attualmente – ha aggiunto - 178 luoghi di culto cattolici su un totale di 45.000 "godono di una protezione specifica". I vescovi cattolici hanno lanciato un appello a non cedere alla paura. Ascoltiamo mons. Olivier Ribadeau-Dumas, portavoce della Conferenza episcopale francese, al microfono di Anne-Sophie Saint-Martin:
Non cedere a panico, ma estendere protezione
R. – La première réaction c’est d’inviter les catholiques
en France à ne pas céder …
La prima reazione è quella di chiedere ai cattolici
di Francia di non cedere al desiderio di fuga e al panico, ma di continuare a conservare
lo spirito di pace e di dialogo. Finora, erano soprattutto i luoghi di culto ebraici
che erano sotto protezione, ma ora che abbiamo visto che anche le chiese potrebbero
essere bersaglio di attentati, la protezione dei luoghi di culto deve estendersi.
La tutela dei luoghi di culto dev’essere oggetto di un’attenzione maggiore sia da
parte del governo sia da parte della Chiesa di Francia.
Chiese restino luoghi di pace
D. – Come secondo lei dovrebbe reagire il governo?
E’ necessaria una maggiore protezione delle chiese, oggi?
R. – La situation des églises est totalement différente
de celle des autres lieux de culte…
La situazione delle chiese è totalmente diversa da
quella degli altri luoghi di culto. In Francia ci sono 45.000 chiese, un numero assolutamente
superiore a tutte le sinagoghe e a tutte le moschee che possano esistere nel nostro
Paese. E’ impossibile piazzare un poliziotto o un agente davanti a ogni chiesa. Quello
che è certo è che queste chiese devono rimanere luoghi di accoglienza, luoghi di preghiera,
luoghi di pace, luoghi in cui ci si incontra per celebrare Gesù e quindi se è importante
essere vigili, è anche importante che i cattolici rimangano disponibili, che tengano
aperti i luoghi di culto affinché chiunque voglia possa entrarvi per pregare, per
incontrarsi e per celebrare. Questo non è in contraddizione con quello che dicevo
prima e cioè l’attenzione, la vigilanza. Questo significa che come si controllano
le stazioni ferroviarie o gli aeroporti e si ferma chi possa risultare sospetto, così
ci si può comportare per quanto riguarda le chiese.
Non fermare dialogo con islam
D. – Questo porta a una sorta di malessere tra le
comunità religiose?
R. – Il me semble que ce projet, qui a été déjoué
montre d’abord que les services de renseignement …
Mi sembra che questo proposito di attentato sia stato
sventato e questo dimostra innanzitutto che i servizi di informazione siano in grado
di smantellare progetti di attentato. La prima cosa da sottolineare è che non si tratta
di un conflitto tra comunità religiose. Quest’uomo non agiva ‘in nome dell’islam’;
agiva in nome della visione che lui ha dell’islam. La grande maggioranza dei musulmani
di Francia sono persone tranquille che vivono la loro religione con grande fervore
e quindi i musulmani del nostro Paese non devono assolutamente essere stigmatizzati.
Al contrario, è necessario aumentare il dialogo tra tutti coloro che sono credenti.
Il cardinale Tauran ha appena fatto una dichiarazione sulla necessità sempre viva
di un dialogo tra cristiani e musulmani: questa dichiarazione è attualissima per il
nostro Paese. E’ necessario continuare a dialogare, bisogna continuare a conoscersi,
bisogna continuare a livello locale a impegnarsi per incontrarsi per comprendersi
a vicenda. I musulmani di Francia sono nella grande maggioranza persone religiose
e desiderose di vivere, in seno al nostro Paese, la loro fede.
Atto isolato, ma attentati potrebbero verificarsi anche in Occidente
D. – Lei ha detto che i cristiani non devono cedere
alla paura: ma questo, secondo lei, è stato un atto isolato?
R. – Je n’ai pas des preuve aujourd’hui que ce
soit autre chose qu’un acte isolé …
A tutt’oggi non ci sono prove che si tratti di qualcosa
di diverso da un atto isolato. Allo stesso tempo, non dimentichiamo che i cristiani
in Oriente sono stati in questi mesi obiettivo di tanti attentati e aggressioni. La
messa in scena particolarmente crudele dell’assassinio dei copti in Libia, o degli
etiopici ultimamente dichiara palesemente che una frangia che si dice islamica – il
sedicente Stato islamico – minaccia con particolare attenzione l’Occidente. Che un
giorno o l’altro questi attentati si spostino anche sul Continente, non mi stupirebbe
affatto; ma non è per questo che si debba cedere a un clima generale di panico e di
paura.
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