“Col trascorrere del tempo, aumentano i timori” sulla sorte dei vescovi e dei sacerdoti rapiti in Siria, tuttavia “chi può dire che la porta è chiusa?”. Resta la “speranza” di una loro liberazione, anche se il trascorrere delle settimane e dei mesi “rende tutto più difficile”. È quanto afferma all'agenzia AsiaNews il nunzio apostolico in Siria mons. Mario Zenari, il quale tiene peraltro a ricordare che “vi sono a tutt’oggi almeno 20mila persone scomparse” nel Paese tra laici e religiosi, vescovi e cittadini comuni, cristiani e musulmani, siriani e stranieri, fra cui giornalisti. Ieri la Chiesa ortodossa ha lanciato un appello alla comunità internazionale, chiedendo maggiore impegno per la liberazione di due vescovi rapiti ad Aleppo, nel nord della Siria, due anni fa.
Il sequestro dei due vescovi ortodossi
Dall'inizio del conflitto siriano, le milizie jihadiste e i gruppi combattenti hanno
sequestrato diverse personalità di primo piano della comunità cristiana locale. Fra
questi ricordiamo i due vescovi, il metropolita Boulos Yazigi (della Chiesa ortodossa
di Antiochia) e il metropolita Mar Gregorios Youhanna Ibrahim (della Chiesa siro-ortodossa)
prelevati il 22 aprile 2013.
Silenzio sulla sorte di padre Dall'Oglio:
A questi si aggiunge il padre gesuita italiano Paolo Dall'Oglio, rapito in Siria il
29 luglio 2013, e altri due sacerdoti, assieme a diversi volontari laici, fra cui
due ragazze italiane poco più che ventenni, liberate a metà gennaio. Sempre lo scorso
anno i miliziani hanno sequestrato un gruppo formato da 13 suore a nord di Damasco,
rilasciate dopo qualche mese in seguito a uno scambio di prigionieri.
Preghiere a Damasco e Beirut
Ieri in Siria e in Libano si sono tenuti due incontri ecumenici di preghiera per il
rilascio di sacerdoti e vescovi rapiti. Rivolgendosi ai fedeli il patriarca della
Chiesa siro-ortodossa di Antiochia Yohanna Yazigi, fratello di uno dei due vescovi
sequestrati, spera che “siano ancora vivi”, anche se “il mondo resta in silenzio”
e “nessuno ci ha fornito prove tangibili” sulla loro sorte. “Abbiamo cercato di negoziare
con tutti quelli che avrebbero potuto aiutarci in questa vicenda - ha aggiunto il
patriarca - ma purtroppo vi è un silenzio totale”.
Più passa il tempo e più cresce il clima di sfiducia e paura
Interpellato da AsiaNews il nunzio apostolico in Siria conferma che sulla sorte dei
sequestrati “non si sa nulla”. Ieri, aggiunge, “abbiamo pregato a Damasco” ma “più
passa il tempo e, fra la gente, aumenta il clima di sfiducia e paura”. Anche se i
sequestri si protraggono da due anni, avverte il diplomatico vaticano, “chi può dire
che la porta è chiusa” e non vi siano più speranze di una loro liberazione. “Voglio
però dire - conclude mons. Zenari - che i vescovi e padre Dall’Oglio sono solo la
punta dell’iceberg, perché in realtà vi sono almeno 20mila persone scomparse, gente
di cui non si sa più nulla. In questo momento vogliamo ricordare tutti loro”.
200mila le vittime civili: il 2014 l'anno peggiore
Nei quattro anni di guerra, divampata nel 2011, contro il Presidente Bashar al Assad
oltre 3,2 milioni di persone hanno abbandonato la Siria e altri 7,6 milioni sono sfollati
interni. Almeno 200mila le vittime del conflitto, molte delle quali civili per i quali
il 2014 è stato l'anno peggiore. Proprio nel contesto del conflitto siriano è emerso
per la prima volta, nella primavera del 2013, in tutta la sua violenza e brutalità
il sedicente Stato Islamico, che ha strappato ampie porzioni di territorio a Damasco
e Baghdad. (D.S.)
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