Con l’affondamento del Sewol “non abbiamo perso soltanto delle persone care. Abbiamo perso i nostri valori migliori, la nostra considerazione per gli altri, il nostro orgoglio nazionale e – cosa più importante – la nostra fede nel prossimo e nella società. Dobbiamo riflettere su questi fallimenti e pentirci. Ma questo non vuol dire essere indulgenti nei confronti di coloro che hanno sbagliato”. Lo ha detto l’arcivescovo di Seoul, card. Andrea Yeom Soo-jung, nell’omelia pronunciata oggi in occasione del primo anniversario dell’affondamento del traghetto.
Non c'è ancora un'inchiesta ufficiale
Nella tragedia - riferisce l'agenzia AsiaNews - hanno perso la vita più di 300 persone,
per la maggior parte giovani studenti liceali in gita scolastica. Nonostante le richieste
della popolazione, il governo non ha ancora dato il via a un’inchiesta ufficiale sulle
cause del disastro. Secondo diversi analisti e fonti di AsiaNews, dietro questa omissione
vi è la paura di rivelare i rapporti economici e politici fra la ditta proprietaria
del Sewol e l’esecutivo.
Il card. Yeom chiede di far luce sulla vicenda
Nel processo contro il capitano della nave e alcuni membri dell’equipaggio che si
è svolto nel novembre 2014, la corte ha condannato i 15 imputati a pene che vanno
dai 36 ai 20 anni di carcere. Tuttavia, nessun accenno è stato fatto alle cause e
alle responsabilità della società proprietaria del Sewol. Su questo tema è intervenuto
lo stesso cardinale: “Il governo deve lanciare un’inchiesta nazionale per identificare
le cause che hanno portato alla tragedia e individuare il colpevole. Servono azioni
politiche immediate per risolvere i problemi sorti e diradare la confusione attorno
alla vicenda”.
Lo Stato deve ancora fare la sua parte
Anche la Commissione episcopale Giustizia e Pace, guidata da mons. Lazzaro You Heung-sik,
ha chiesto verità sull’accaduto. In un messaggio inviato a tutte le diocesi e a tutti
i fedeli, il vescovo di Daejeon scrive: “Serve un’indagine corretta su quello che
è accaduto, perché senza questa non possiamo andare avanti su un cammino di vero perdono
e riconciliazione. Lo Stato deve ancora fare la sua parte. Cresce la sfiducia nel
governo, servono onestà e sincerità”.
Celebrazioni in ricordo della tragedia
Oggi tutto il Paese si è fermato per ricordare le vittime. Una struggente cerimonia
si è svolta nel porto di Ansan, davanti al quale è affondato il traghetto: i genitori
degli studenti hanno pronunciato il nome dei propri defunti lanciando per ogni nome
una rosa in mare. A Seoul è stata scoperta una targa commemorativa, e la presidente
Park Geun-hye ha pronunciato un discorso sottolineando che intende “quanto prima”
recuperare il relitto per “iniziare un processo di risanamento”.
Le famiglie delle vittime avevano incontrato il Papa a Seoul
Tuttavia, i gruppi di familiari riuniti nella piazza Gwanghwamun di Seoul, il cuore
della capitale, hanno contestato la Presidente, chiedendo “al posto di risarcimenti
e parole di facciata” una “vera opera di pulizia interna”. Proprio questi gruppi sono
stati incontrati da papa Francesco prima della Messa di beatificazione dei 134 martiri
coreani, che si è svolta proprio nella piazza lo scorso 16 agosto 2014. Concludendo
la sua omelia, il card. Yeom ha detto: “Non c’è nulla di più triste che perdere le
persone che amiamo di più. Oggi le nostre preghiere e i nostri pensieri sono con le
vittime e con le loro famiglie. Possa il Signore dare loro la forza e il conforto
necessari per affrontare il loro dolore”. (R.P.)
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