2015-04-15 19:59:00

Draghi difende Qe: politica monetaria Bce arriva ad economia reale


“Le nostre misure di politica monetaria stanno arrivando all’economia reale”. Cosi il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, parlando ai giornalisti nella sede dell’istituzione a Francoforte, in Germania, dove si è tenuto il Consiglio direttivo. Ma da Washington, il Fondo Monetario internazionale raffredda gli entusiasmi. L’incontro con la stampa di Draghi è stato interrotto per pochi minuti quando una donna del movimento Blockupy è salita a sul palco lanciando una busta di coriandoli ed urlando slogan contro la politica dell’Eurotower. Il servizio di Roberta Gisotti

Ha difeso il presidente della Bce, ad un mese dal varo, il piano denominato QE “Quantitative easing”, basato su acquisti - 60 miliardi al mese - di titoli finanziari per risollevare le economie dei Paesi dell’Unione europea. Le misure adottate - ha detto - “dovrebbero fornire sostegno a un ulteriore miglioramento” del credito a famiglie e imprese, cui ridare fiducia in aiuto soprattutto dei giovani, perché la disoccupazione resta elevata.

A supporto del piano la decisione di mantenere al suo minimo storico dello 0,05% il tasso principale di rifinanziamento. Mentre il tasso sui prestiti marginali e quello sui depositi bancari restano rispettivamente a 0,3% e -0,2%. Gli acquisti di titolo pubblici ha comunicato Draghi “proseguiranno fino a settembre 2016 in linea con la stabilità dei prezzi”. Ha poi rassicurato  che la ripresa dell’Eurozona sta accelerando, come mostrano gli indicatori più recenti e i rischi sono diventati più bilanciati. Riguardo alla crisi greca, Draghi ha chiarito che la Bce continuerà “a fornire liquidità alle banche greche solventi” ma che “tutto dipende dalle decisioni del governo ellenico”.

Di diverso avviso, il Fondo monetario internazionale ha quantificato le sofferenze bancarie nell’area dell’Euro in oltre 900 miliardi, di cui più di 600 miliardi imputabili a Cipro, Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna. E questo  riduce la volontà e la capacità delle banche di offrire credito. Mentre l’indebitamento delle aziende in Francia, Italia, Portogallo e Spagna - secondo l’Fmi - sarà intorno al 70% del Prodotto interno lordo (Pil) entro il 2020.

 








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