2015-04-15 13:44:00

Cooperazione italiana in Burkina Faso: lo studio del Focsiv


"Verso una cooperazione del sistema Italia. Il caso del Burkina Faso": questo il tema del workshop tenutosi oggi presso la Pontificia Università Lateranense di Roma e organizzato dalla Federazione degli organismi cristiani del servizio internazionale di volontariato. Elvira Ragosta ha chiesto al presidente del Focsiv, Gianfranco Cattai, perchè l’esperienza della cooperazione italiana nel Paese africano può rappresentare un laboratorio di sistema:

R. – Perché la cultura del Burkina Faso in questi ultimi 40 anni lo permette. I vari soggetti italiani della società civile, della cultura, del mondo delle amministrazioni l’hanno capito e infatti i numeri che si sono mossi in questi anni sono notevoli.

D. – Quanti sono i soggetti italiani che operano in Burkina Faso?

R. – I soggetti italiani che hanno contributi pubblici, per esempio del Ministero degli Affari Esteri, sono circa dieci. Invece, almeno 300 sono i soggetti italiani che si muovono in modo diretto e in modo indiretto in questo Paese. Ne abbiamo registrati 133 nella mappatura, ma abbiamo anche documentato che esistono tutta un’altra serie di soggetti – per esempio gli istituti missionari, i circoli dell’Arci e così via – che non si sono registrati, ma di cui conosciamo le esperienze dirette.

D. – Che tipo di supporto può dare la cooperazione allo sviluppo per la sicurezza e la pace sociale, in un Paese che ha recentemente vissuto momenti di instabilità sociale e politica, che hanno portato alle dimissioni del presidente?

R. – Investire in cooperazione significa investire in relazioni e, per dirla con le parole di Papa Francesco, “investire in globalizzazioni di fraternità”.

Sull’argomento abbiamo raccolto anche la dichiarazione di Antonino Cascio della Direzione generale Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri:

R. – Il Burkina Faso è un caso un po’ atipico per quanto riguarda la nostra presenza. Non abbiamo un’ambasciata nel Paese. Abidjan è accreditata per il Burkina. Da poco abbiamo aperto una sezione in loco a Ouagadougou. C’è, però, una forte presenza italiana che, in qualche modo, va sostenuta. Quindi, trovare forme nuove per armonizzare la presenza nazionale e fare sistema in quel Paese è senz’altro per noi una priorità e da questo Convegno possono uscire fuori delle idee interessanti su come organizzare e armonizzare tutto questo. 

Marco Alban, responsabile Paese per Lvia, opera in Burkina Faso dal 2007 in progetti di cooperazione. Ecco la sua testimonianza:

R. – Il Burkina richiede tempo. I processi sono lunghi ed è importante osservare questi processi su un certo arco di tempo. La possibilità, quindi, di seguire il lavoro degli ultimi dieci anni nel Paese della nostra organizzazione, della Focsiv, è un’esperienza interessante, un laboratorio di analisi molto interessante. Il Paese non è molto ricco dal punto di vista delle risorse e lo è molto meno di altri Paesi limitrofi. E’ un Paese che non ha un accesso al mare e quindi le economie sono veramente molto essenziali e di sussistenza. Bisogna trovare il livello giusto per intervenire. Ad esempio, noi lavoriamo molto per la promozione dell’agricoltura familiare, lavoriamo molto per la promozione della piccola impresa e delle dinamiche più locali, piuttosto che su grande scala. Sono interventi diversi da quelli che si possono promuovere in Paesi come il Senegal o il Mozambico.








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