2015-04-13 15:17:00

Sudan: urne aperte per rieleggere al Bashir. Boicottaggio dell'opposizione


Urne aperte, fino a domani, in Sudan per le elezioni presidenziali ma anche dei parlamenti e dei consigli legislativi dei 18 Stati che formano il Paese del Corno d’Africa, abitato da circa 13 milioni di persone. Unico candidato favorito il presidente uscente Omar al Bashir, al potere dal 1989, grazie ad un colpo di Stato, rieletto nel 2010 nonostante le accuse di crimini di guerra e contro l’umanità e di genocidio durante il conflitto nella regione del Darfur, formulate già nel 2009 dalla Corte penale internazionale. La consultazione è stata disertata dalle opposizioni, per cui la rielezione alla presidenza di Omar Al Bashir appare scontata. Roberta Gisotti ha intervistato Massimo Alberizzi, direttore del quotidiano on line “Africa Express”, già corrispondente dall’Africa del "Corriere della Sera":

D. - Perché questo voto è scontato?

R. – Lo sarebbe anche se l’opposizione, che ha annunciato il boicottarlo, si presentasse alle elezioni, perché al Bashir è un dittatore da oltre 25 anni e quindi ha in mano praticamente tutto l’apparato dello Stato. In realtà ci sono altre 14 candidati minori che nessuno conosce, perché sono lì solo a dimostrare che le elezioni sono democratiche. Lui ha già vinto, ancor prima della pubblicazione dei risultati, previsti il 27 aprile.

D. – Quali riflessi avrà la rielezione di al Bashir nella regione, anzitutto per il Sud Sudan indipendente da soli quattro anni? E quali scenari potrebbero cambiare se al Bashir non fosse eletto, quindi quali interessi resteranno imbrigliati?

R. – Praticamente non cambia esattamente niente! E’ una continuità della sua politica, che vede ancora tre ribellioni molto forti: quella in Darfur, che tutti noi conosciamo, da dieci anni; quella del Sud Kordofan e quella del Blue Nile, che sono due Stati in contenzioso ancora con il Sud Sudan, perché in questi due Stati, in cui c’è la guerriglia che è continuata anche dopo l’accordo di pace e l’indipendenza del 2011 del Sud Sudan, si continua a combattere: erano stati abbandonati durante il negoziato e sono in contestazione tra il Sudan e il Sud Sudan. La guerriglia ovviamente è pro-sud sudanese mentre il governo vuole annetterli completamente. Qui il governo controlla solo le città e la guerriglia controlla le campagne intorno. Una realtà, questa, che già ti mette in guardia su che tipo di elezioni abbiamo: solo per legittimare un presidente golpista, che ha governato, anche con il pugno di ferro, per tutti questi anni. Lui che ha ricevuto anche delle critiche fortissime dalla parte più conservatrice del suo gruppo quando ha deciso di negoziare l’indipendenza del Sud Sudan, non può ora permettersi di perdere altre fette di territorio, che sono tra l’altro importantissime dal punto di vista economico: il Darfur è il maggior produttore di gomma arabica al mondo, con la quale si fanno chewing-gum e Coca Cola,  gli altri due Stati – il Sud Kordofan e il Blue Nile – sono ricchi di petrolio. Il contenzioso non è un puramente territoriale, ma è di tipo economico. Quindi il Paese è in grande fermento e al Bashir lo tiene insieme con il pugno di ferro; consideriamo che la Tv di Stato e tutti i canali privati sono pro-al Bashir: nessuno dice che forse chi boicotta queste elezioni ha ragione. Tra i boicottatori c’è Hassan al-Turabi, che è il capo dei Fratelli musulmani, che ha litigato con Bashir e si è posto su una posizione più progressista rispetto a quella di al-Bashir, il quale non credo abbia un grande rispetto dell’Islam e della religione, che viene utilizzata invece per motivi puramente economici, mentre Turabi chiede comunque il rispetto della religione, anche se ha preso grandissime distanze dai terroristi e dai terrorismi di vario tipo che operano in Medio Oriente.

D. – Purtroppo, quindi, uno scenario che resta cristallizzato in tutte le sue criticità e anche drammaticità…

R. – Certo, purtroppo sì! Si continua a morire, soprattutto con la rivolta e con la guerra in Sud Sudan i sudanesi questi ricevono molti meno aiuti: quelli di tipo umanitario sono veramente scarsissimi. C’è il rischio di catastrofe umanitaria, perché la gente non ha più niente da mangiare!








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