2015-04-10 20:10:00

A Panama incontro Obama-Castro, Parolin porta a Vertice messaggio Papa


Il presidente americano Barack Obama e quello cubano Raul Castro si incontreranno domani a Panama durante un summit continentale. Si tratta di un evento storico che segna il disgelo tra Washington e L’Avana dopo 53 anni di antagonismo. Intanto, l’atteso incontro è stato preceduto dal colloquio tra il segretario di Stato Usa, John Kerry, e l’omologo cubano, Bruno Rodriguez. Al Vertice partecipa anche una delegazione della Santa Sede, guidata dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin che porterà ai partecipanti un messaggio di Papa Francesco. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Una stretta di mano attesa da oltre mezzo secolo, un’immagine che chiuderà un capitolo della Guerra Fredda rimasto ancora inconcluso: in giornata il capo della Casa Bianca e il presidente di Cuba si incontreranno a Panama, in occasione del Vertice dell’Organizzazione degli Stati americani. All’incontro prendono parte 35 capi di Stato, ma ovviamente tutti gli occhi saranno puntati su Barack Obama e Raul Castro. L’incontro tra i due leader è stato preceduto, sempre a Panama, da un colloquio tra i responsabili della politica estera dei rispettivi Paesi, Kerry e Rodriguez. Dal canto suo, proprio alla vigilia dell’avvenimento, il Dipartimento di Stato americano ha chiesto al presidente e al Senato di cancellare Cuba dalla “lista nera” dei Paesi che sostengono il terrorismo internazionale.

Tra i segni concreti della normalizzazione dei rapporti: dal prossimo 8 luglio s’inaugurerà una tratta aerea giornaliera dalla Florida a Cuba. L’incontro di Panama è una tappa fondamentale dopo l’annuncio del “disgelo” tra Usa e Cuba dello scorso 17 dicembre. Una riconciliazione favorita, come dichiararono nell’occasione gli stessi Obama e Castro, dall’impegno di Papa Francesco e della diplomazia vaticana. Significativa, in tale contesto, la partecipazione al Summit del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. Intanto, la segreteria generale della Conferenza dei vescovi di Cuba ha annunciato con un comunicato che il prefetto della Congregazione per il clero, il cardinale Beniamino Stella, visiterà Cuba dal 22 al 28 di aprile accogliendo un invito dei presuli dell'Isola caraibica.

Sull’importanza non solo per Usa e Cuba, ma per tutto il Continente americano, Alessandro Gisotti ha intervistato l’americanista Giuseppe Mammarella, docente emerito alla Stanford University:

R. – Obama si rivolge non solo a Cuba, dove il processo di avvicinamento è già iniziato da un pezzo, ma si rivolge a tutto quanto il Sud America e l’occasione del Vertice è quella giusta. Lui incontrerà Maduro, incontrerà Dilma Roussef, incontrerà tutta quella classe politica che si è formata anche, se vogliamo, sotto l’influenza e nel rapporto con Cuba. Questa presa di posizione di Obama è nella continuazione di quell’annuncio politico che lui fece nel 2009, proprio all’inizio del suo primo mandato, in cui prometteva un “nuovo corso” nel rapporto con il Sud America.

D. – Come invece leggere la volontà di Cuba e in particolare del presidente Raul Castro di arrivare a questa svolta?

R. – Quello dei rapporti fra Stati Uniti e Cuba è uno dei capitoli più emotivi della politica estera americana nel senso che simpatie, antipatie, attrazioni, rimozioni, si sono alternate creando momenti di tensione nella storia fra i due Paesi. Il processo di normalizzazione è incominciato intanto nel 2006 quando Fidel Castro si dimette da tutti i suoi incarichi e lo sostituisce Raul che il fratello più giovane. Non c’è dubbio che se Fidel fosse rimasto al potere sarebbe stato brutto e difficile per l’America riprendere il rapporto con Cuba. Poi c’è stata la visita dei Papi, prima di Giovanni Paolo II nel 1998, poi la visita di Benedetto XVI nel 2012; e ancora la rinuncia da parte del governo cubano all’ateismo di Stato; e nel gennaio del 2013 - se ben ricordo - credo che il governo cubano abbia deciso la libertà di movimento all’estero.

D. – Al discorso politico si affianca evidentemente un discorso economico…

R. - Certo, perché uno dei motivi che spinse Cuba nelle braccia dell’Unione Sovietica - parlo del 1960 - fu l’embargo totale che anche nell’aprile 1961 gli Stati Uniti dichiarano nei confronti di Cuba. Da allora i rapporti economici e commerciali tra Cuba e gli Stati Uniti sono cessati. Adesso negli ultimi anni si sono ristabiliti, lentamente e, direi, anche silenziosamente per certi aspetti. Per cui non c’è dubbio che Cuba da questa nuova normalizzazione dei rapporti con gli Stati Uniti si aspetta investimenti americani di cui Cuba ha grande necessità perché la situazione economica e anche il tenore di vita a Cuba è sempre abbastanza basso. E gli americani, a loro volta, vogliono recuperare il tempo perduto negli investimenti. Credo che ci saranno limitazioni e credo che questo rapporto seguirà canoni molto precisi che verranno stabiliti nel rapporto tra le due diplomazie.








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