2015-04-08 12:03:00

Roma. Apre mostra fotografica dedicata a Ingrid Bergman


Si inaugura oggi alla Casa del Cinema di Roma, rimanendo aperta fino al prossimo 23 maggio, la Mostra fotografica dedicata all’attrice Ingrid Bergman in occasione del centenario della nascita, avvenuta a Stoccolma il 29 agosto 1915. Il nostro collega, Rosario Tronnolone, ha curato la sezione della Mostra dedicata ai “62 volti di un’attrice”. Il servizio di Luca Pellegrini:

Ruoli di grande spessore spirituale – tra tutti si ricorda la sua “Giovanna d’Arco” – o di profonda abiezione, come la terribile spia di “Notorius”: Ingrid Bergman, attrice unica e inimitabile, la si ricorda oggi per la sua dignità artistica e la carriera che l’ha portata in contatto con i più diversi mondi del cinema, lasciando un’indelebile testimonianza: i suoi primi cinque anni di carriera in Svezia, nel ’39, e i dieci a Hollywood, che hanno visto la creazione di capolavori come “Casablanca” e “Per chi suona la campana”. Poi il trasferimento in Italia, il rapporto con Roberto Rossellini e il suo volto prestato al neorealismo italiano. Abbiamo chiesto a Rosario Tronnolone chi è Ingrid Bergman nella storia del cinema:

R. – Ingrid Bergman è un’attrice la cui carriera è rimasta, io credo, esemplare per chiunque si avvicini al cinema, perché la sua carriera è stata permeata, in qualche modo, da un estremo coraggio e da un grande desiderio di confrontarsi anche con le poetiche più diverse, perfino dissonanti, del cinema della sua epoca. Dopo il periodo con Rossellini, non ha mai smesso di cercare di collaborare con i registi più importanti e interessanti della sua epoca, da Jean Renoir a Vincente Minnelli, da Sidney Lumet a Anatole Litvak, a naturalmente al suo conterraneo e omonimo, Ingmar Bergman.

D. – La sezione della Mostra da lei curata si intitola “I 62 volti di un’attrice”. Quali sono quelli che scopriamo attraverso queste rare immagini?

R. – Sono 62, perché 62 sono i personaggi che lei ha interpretato, non solo al cinema ma anche a teatro e in televisione. Quindi, questa Mostra vuole essere un po’ una galleria dei ritratti dei personaggi. La maschera per un attore, in particolare per un attore della sensibilità della Bergman, non è qualcosa che copre e che nasconde, ma qualcosa che rivela. In realtà, quindi, questi 62 personaggi così diversi e che sottolineano anche la versatilità dell’attrice, mostrano altrettanti aspetti di una personalità alle volte contraddittoria, cangiante, indubbiamente affascinante.

D. – Che cosa insegna Ingrid Bergman alle attrici di oggi?

R. – Aveva una straordinaria naturalezza, che rende le sue interpretazioni, anche quelle degli anni Trenta, ancora oggi estremamente godibili. Il suo approccio alla recitazione era di grande comprensione – lei diceva – prima di far arrivare l’emozione. C’è un elemento che ho sempre trovato molto interessante nel momento in cui ho sentito parlare Roberto Rossellini e Ingrid Bergman del loro lavoro: tutti e due hanno lo stesso senso del bello, perché per entrambi ciò che deve essere bello, deve essere semplice, deve essere vero e deve essere utile. Nella recitazione della Bergman  queste tre parole – semplicità, verità e utilità, nel senso di dare dignità umana al personaggio che sta interpretando – sono veramente quotidiane.








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