2015-04-07 15:40:00

Onu: a Yarmouk è catastrofe umanitaria. Si salvino i civili


Orrore nel campo profughi palestinese di Yarmuk, in Siria dove un video mostra decapitazioni ed esecuzioni di civili da parte dei miliziani dell’Is, che hanno preso il totale controllo dell’area, mentre proseguono i raid dell’aviazione siriana. Migliaia le persone intrappolate e l’Unicef denuncia: è in atto una nuova Srebrenica.  Si continua a combattere anche in Iraq, e nella città di Tikrit, da poco liberata,  sono state ritrovate 12 fosse comuni. Cecilia Seppia:

Più che un campo profughi, quello di Yarmuk, alle porte di Damasco è ormai un campo di battaglia dove le forze del presidente Assad continuano a bombardare per fermare l’avanzata dello Stato islamico, che ne ha preso quasi il totale controllo fiancheggiato dai quaedisti del fronte al Nusra: all’interno della  struttura i jihadisti hanno girato un video che mostra esecuzioni sommarie, rapimenti e decapitazioni. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha chiesto l’accesso all’interno dell’area per poter consegnare aiuti umanitari e garantire la protezione dei civili intrappolati, a cominciare proprio dai minori che secondo Save the Children, sarebbero almeno 3500. Nel campo di Yarmuk tuona anche l’Unicef si si sta consumando “una nuova Srebrenica”. In queste ore una delegazione palestinese sta cercando di mediare con Damasco l’invio di soccorsi agli abitanti del campo, ma è necessario prima fermare le bombe. Sempre in Siria 300 curdi, rapiti domenica dai jihadisti sono stati rilasciati in cambio di 3 loro combattenti detenuti ad Afrin. Sul fronte iracheno invece, arriva un’altra drammatica notizia: a Tikrit, sono state ritrovate nell’area del palazzo appartenuto a Saddam Hussein, 12  fosse comuni in cui sarebbero sotterrati i corpi di 1.700 soldati uccisi dall’Is; finora sono stati riesumati solo 20 cadaveri.

 

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu preme perché sia garantito l’accesso per la consegna di aiuti umanitari. Francesca Sabatinelli ha intervistato Marina Calvino, segretario generale di Unrwa Italia, l’agenzia Onu per i profughi palestinesi:

R. – Ci è negato l’accesso al campo per la distribuzione di aiuti umanitari, cosa che purtroppo è successa già in passato. L’ultima distribuzione è avvenuta il 30 marzo. L’accesso è gestito dalle forze governative che circondano completamente l’area del campo che è un quartiere di Damasco, un vero e proprio sobborgo periferico, considerato luogo strategico per le varie forze in campo. Ma è anche un luogo in cui la debolezza della popolazione è arrivata a un punto di non ritorno, per cui è imprevedibile quello che può accadere al suo interno. E’ una situazione drammatica, di grande confusione, in cui i civili sono quelli che subiscono le maggiori conseguenze.

D. – Sono migliaia le persone che sono intrappolate tra i governativi da una parte e l’Is dall’altra…

R. – Esatto, fino a poco tempo fa erano 18 mila i rifugiati palestinesi bloccati all’interno del campo. Ho avuto notizie non ufficiali che, tra ieri e oggi, alcuni di loro sono riusciti a scappare in un corridoio estemporaneo. Ma quello che chiediamo noi è di poter avere l’accesso al campo per permettere quello che è il nostro mandato per la protezione dei rifugiati palestinesi e l’evacuazione di quelli che vogliono lasciare il campo quanto prima perché temono la loro sicurezza.

D. – Quali sono le emergenze di oggi, ma che sono poi quelle anche di mesi fa, del campo?

R. – E’ un anno che Yarmouk è completamente circondato. L’esigenza è quella di distribuire gli aiuti alimentari. Noi siamo riusciti a raggiungere con l’ultima distribuzione soltanto una quantità di calorie pro capite che ammonta a circa 400, quando normalmente il dispendio energetico dovrebbe coprire 2.000-2.100 calorie. Quindi, questo vuol dire che è necessario per noi avere un accesso più frequente, più regolare, e avere il tempo di distribuire maggiori razioni alimentari, acqua potabile soprattutto, perché al momento non c’è acqua potabile, né medicinali. La popolazione sta anche morendo delle patologie normalmente curabili con un semplice antibiotico, una semplice medicina. Questa popolazione sta morendo, giorno dopo giorno, intrappolata in un embargo che deve essere sciolto a livello politico. Per questo motivo, abbiamo fatto appello al Consiglio di sicurezza proprio ieri, nella persona del commissario generale dell’Unrwa, affinché tutte le parti, non solo quelle in conflitto, ma tutta la comunità internazionale, risponda al nostro appello di trovare una soluzione a questa crisi che è estremamente complessa e che necessita dell’aiuto e del coinvolgimento di tutte le parti in causa: non solo della comunità internazionale ma anche di soggetti che possano ispirare a livello religioso, a livello morale, qualsiasi soggetto che abbia un minimo di influenza su questo conflitto che, ripeto, è estremamente complesso.








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