2015-04-04 14:14:00

Al Qaeda scioglie cellule locali. l'Is alle porte di Damasco


Sciogliere al Qaeda entro un anno e consentire alle cellule locali di confluire nelle altre organizzazioni jihadiste, compreso il cosiddetto Stato slamico (Is). Secondo alcune fonti del quotidiano panarabo Al Hayat, sarebbero queste le intensioni di al Zawahri, erede di Bin Laden e attuale leader della rete del terrore. Intanto, al Qaeda avanza in alcune province dello Yemen, mentre jihadisti dell’Is e del Fronte al Nusra hanno preso il controllo del campo profughi di Yarmouk, alla periferia di Damasco. Il servizio di Marco Guerra:

Un ex membro di al Qaeda ha detto di aver sentito da un gruppo jihadista siriano che il capo della rete terrorista fondata da Bin Laden, l'egiziano Ayman al Zawahri, lascerebbe libere le branche in ogni Paese, compreso il Fronte al Nusra in Siria, di slegarsi dall'organizzazione e “fondersi con altri movimenti jihadisti”. Sempre secondo la stessa fonte, sentita dal quotidiano panarabo con sede a Londra, Al Hayat, "vi sarebbe un piano che può portare allo scioglimento di Al Qaeda entro quest'anno", in concomitanza con il ritiro al Zawahri. Se confermata, la notizia avrebbe un grande impatto sugli assetti mondiali del terrorismo islamico, in un momento in cui il mondo arabo è scosso da diverse guerre di matrice settaria e religiosa. Al Qaeda è un movimento islamista sunnita di ispirazione wahabita, nato nel 1989 alla fine della guerra in Afghanistan e divenuto tristemente noto a seguito degli attacchi dell’11settembre 2001. Molto più giovane è il sedicente Stato islamico, nato nel 2006 in Iraq e consolidatosi dopo il 2011 in Siria, nella guerra contro Bashar al-Assad. Fra i motivi della decisione di al Zawahri potrebbe esserci la proclamazione del "califfato" tra Iraq e Siria e la capillare diffusione dell’Is in Libia, Nigeria, Yemen, Sudan ed  Egitto. E intanto è ancora allarme per i 'foreign fighter' reclutati dallo Stato Islamico in Occidente. Sarebbero addirittura circa duemila quelli britannici.

Ma quali scenario potrebbe aprirsi con la confluenza delle due maggiori sigle del terrorismo islamico? Sentiamo Stefano Silvestri, presidente dell’Istituto affari internazionali:

R. – Io prima di tutto prenderei queste voci con le molle, perché la fonte non è del tutto attendibile e perché finora le indicazioni di al Qaeda erano piuttosto di segno opposto. Tuttavia, se questo dovesse avvenire ciò significherebbe evidentemente un successo per l’Is, che potrebbe essere rafforzato in un momento non buonissimo, in cui sta piuttosto arretrando, e quindi dare un certo incoraggiamento ai terroristi. Sul campo non dovrebbe cambiare molto, perché comunque sia i gruppi qaedisti che i gruppi dell’Is sono entrambi impegnati contro i nostri interessi.

D. – In questi anni, lo Stato islamico ha scalzato al Qaeda sia sul terreno che dall’immaginario collettivo della opinione pubblica internazionale. Perché?

R. – Ha lanciato questa offensiva sul terreno e quindi, come tale, ha attirato molta più gente. Al Qaeda è un gruppo molto ristretto, in un certo senso più elitario, e ha un obiettivo diverso da quello dell’Is: ritiene che i suoi nemici siano essenzialmente in Occidente, mentre l’Is punta in primo luogo a destabilizzare i governi locali e a tentare di prendere il potere in loco. E’ chiaro, quindi, che è più facile per l’Is allearsi con interessi locali di quanto non sia per al Qaeda. Questa è praticamente, secondo me, la ragione principale del successo.

D. – Prima Bin Laden, poi al-Zawahiri: ora, se volessimo individuare un leader del terrorismo di matrice islamica, chi potremmo indicare? Il califfo al Baghdadi?

R. – Sì, lui è sicuramente un leader, ma ne esistono molti altri. La realtà è che questo movimento non è un movimento unitario. Anche quando parliamo di cellule dell’Is, di gente che si riconosce nell’Is, continuiamo a parlare di un mondo estremamente frammentario, in cui i leader sono leader nazionali in ognuno dei diversi Paesi o delle diverse situazioni. Per cui, per quanto al Baghdadi tenti di presentarsi come il califfo, e quindi il comandante supremo delle forze islamiche, non mi pare che faccia altro che accettare e sostenere iniziative che sono decise autonomamente da quelli che dovrebbero essere i suoi luogotenenti. Non credo che abbiamo in questo momento una vera e propria leadership.

D. – Al Qaeda, però, in questi giorni avanza nello Yemen. L’organizzazione fondata da Bin Laden ha ancora qualche agibilità in alcuni Paesi arabi…

R. – Sì, sì, certamente. Esiste ancora in moltissimi Paesi: in Siria, in Yemen, in quasi tutti. Molto spesso noi abbiamo assistito a queste creazioni di cellule Is perché si sono spaccati dei gruppi ex al Qaeda e hanno stabilito due gruppi separati. E’ una lotta per il potere all’interno del mondo terroristico o all’interno dei vari raggruppamenti.

D. – Possiamo dire che forse è quasi un’evoluzione del terrorismo di matrice islamica questo passaggio tra al Qaeda e Stato islamico...

R. – E’ uno dei possibili sviluppi. Diciamo che lo Stato islamico porta il terrorismo sul campo e quindi, come tale, cerca di fissarlo sul terreno, di conquistare città, Paesi e così via, e in un certo senso lo rende molto più vulnerabile, ma non solo: lo schiera contro altri interessi, forze islamiche anch’esse, anche se non terroristiche. Quindi, questa era la grande critica di al Qaeda: questo tipo di azione spacca il mondo musulmano, non il mondo nemico dei musulmani. Quindi, come tale, è un indebolimento nel complesso del mondo musulmano e non un suo rafforzamento. Nella sostanza, queste due posizioni, sia che al Qaeda rimanga in vita sia che si sciolga, resteranno sicuramente sul campo.








All the contents on this site are copyrighted ©.