2015-03-29 18:33:00

In 70 mila contro il terrorismo a Tunisi


Oltre 70mila persone hanno preso parte a Tunisi alla grande marcia per rendere omaggio alle vittime e dire no al terrorismo e annunciata domenica scorsa dal presidente Essebsi, dopo l’attacco di 11 giorni fa al museo del Bardo. Imponenti le misure di sicurezza: il premier Renzi in prima fila tra i tanti capi di stato e di governo ribadisce:  “non la diamo vinta ai terroristi e non lasceremo sola la Tunisia”. Intanto proprio oggi la polizia tunisina ha ucciso il leader del gruppo estremista responsabile dell’attentato del 18 marzo. Cecilia Seppia:

Tunisi come Parigi, con decine di migliaia di persone che hanno sfilato nella città per dire no al terrorismo dopo il sanguinoso attacco di matrice islamica al museo del Bardo che ha provocato la morte di 22 civili. Ad aprire il corteo partito da piazza Bab Saadoun con lo slogan “Les monde est Bardò” ci sono i grandi della terra: il presidente tunisino Essebsi, Hollande per la Francia, Renzi per l’Italia, il presidente palestinese Abu Mazen, Komorowski dalla Polonia i ministri degli esteri di Spagna e Germania e tanti altri. E’ una ferita drammatica che ha squarciato anche la storia di alcune famiglie italiane - ha detto il premier Renzi - deponendo una corona di fiori davanti la stele commemorativa, all’ingresso dell’edificio, con incisi i nomi di tutte le vittime. “Non la diamo vinta ai terroristi non lasceremo loro il futuro di questo Paese, ha aggiunto, noi continuiamo a  combattere perché ideali di pace, libertà, fraternità, si affermino ovunque”.

Gli fa eco la presidente della Camera Boldrini che dice: “l’Italia è qui per testimoniare e rafforzare il processo democratico della Tunisia”. La manifestazione,  accompagnata da enormi misure di sicurezza, con militari armati e blindati è stata preceduta da una maxi operazione, che ha portato all’arresto di 9 jihadisti nella regione meridionale di Gafsa, tra i quali il terzo uomo responsabile del massacro del museo conosciuto come  Abou Sakher  leader del gruppo terrorista cui faceva capo la cellula degli attentatori.


 








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