2015-03-26 12:50:00

Yemen: la coalizione guidata dall'Arabia Saudita attacca i ribelli sciiti


Sono proseguiti per tutta la giornata di ieri i bombardamenti sullo Yemen. L'Arabia Saudita e altri Paesi arabi, appoggiati dagli Usa, sono intervenuti per impedire che l'intero Paese cadesse nelle mani degli sciiti Houthi, sostenuti dall'Iran. Alessandro Guarasci

Si chiama “Tempesta di Fermezza” l’operazione che mira ad evitare che nello Yemen prendano il sopravvento le milizie Houthi e le forze armate fedeli all'ex 'uomo forte' Ali Abdullah Saleh. Una nuova serie di raid nel pomeriggio di ieri ha colpito una base militare nella provincia di Taiz. Nella tarda serata è stata presa di mira anche la capitale Sanaa anche se non è ben chiaro quali siano stati gli obiettivi. La Casa Bianca ha fatto sapere che il presidente Barack Obama ha autorizzato supporto dal punto di vista logistico e in materia di intelligence. Paradossalmente, gli Usa appoggiano il governo sciita di Bagdad contro la minaccia del sedicente Stato Islamico. Intanto, fonti al Cairo parlano di un prossimo intervento di terra guidato dai sauditi e dagli egiziani. Sulle conseguenze internazionali di questo nuovo conflitto, Giancarlo La Vella ha intervistato Eleonora Ardemagni, analista politica esperta dell’area mediorientale

 

Intanto il presidente Hadi è fuggito in Oman. Sulle conseguenze internazionali di questo nuovo conflitto, Giancarlo La Vella ha intervistato Eleonora Ardemagni, analista politica esperta dell’area mediorientale:

R. – Il conflitto in Yemen, che ha una natura interna di lotta per il potere, ma che purtroppo si sta colorando di settarismo, vede già da tempo la partecipazione indiretta delle due grandi potenze regionali: l’Arabia Saudita e l’Iran. L’Arabia Saudita, in questa fase, sostiene il governo - riconosciuto dalla comunità internazionale - di Hadi, che si trova ad Aden; mentre invece, dall’altra parte, l’Iran appoggia non solo gli houthi – i ribelli del nord – ma anche le milizie sciite che fanno ancora capo all'ex presidente Ali Abdullah Saleh. Quindi, ovviamente, l’intervento di questa nuova coalizione militare araba aumenta la tensione regionale e segna un nuovo solco fra Arabia Saudita e Iran. Questi due Paesi si trovano divisi, da due parti opposte, all’interno dello Yemen. Questo crea oltretutto anche un nuovo solco tra gli Stati Uniti e l’Iran, visto che gli Stati Uniti stanno già offrendo appoggio logistico e di intelligence alla nuova coalizione Alleanza militare araba.

D. – Perché i Paesi arabi sono così spaventati dall’avanzata dei ribelli sciiti houthi? Inizialmente si pensava fosse un gruppo abbastanza esiguo…

R. – Spaventa soprattutto il fatto che gli houthi stiano trovando l’appoggio del gruppo di potere ancora vicino ad Ali Abdullah Saleh, che controlla ancora i segmenti del frammentato esercito yemenita. Gli houthi sono sciiti, però sono sciiti diversi da quelli iraniani: sono sciiti zaiditi e quindi con una fede differente da quella duodecimana degli iraniani. Ricordiamoci che lo Yemen è un Paese nella Penisola Arabica e quindi è un Paese da sempre considerato il “cortile di casa” dell’Arabia Saudita. Riad considera lo Yemen una questione di politica interna e di sicurezza nazionale. Quindi l’instaurarsi di un regime sciita a Sana’a rende l’Arabia Saudita estremamente nervosa, perché per la prima volta in questi ultimi decenni - e lo vediamo - sente una forte pressione alle proprie frontiere, che viene appunto da un movimento sciita.

D. – A fronte del tentativo di ampliamento del Califfato – questo l’obiettivo dichiarato del sedicente Stato Islamico – i ribelli houthi non avrebbero potuto essere un fronte contro l’Is?

R. – Stati Uniti e houthi hanno un obiettivo convergente, che è quello di combattere le milizie jihadiste: quindi sia al-Qaeda nella Penisola Arabica, che è fortemente radicata nel sud dello Yemen, sia le cellule del cosiddetto Stato Islamico che stanno – a quanto sembra – trovando anche contatti all’interno dello Yemen. In questo momento, però, a prevalere è la difesa della legittimità internazionale del governo di Hadi. Quindi, in questa fase, vediamo che gli Stati Uniti ritrovano forte la loro partnership con l’Arabia Saudita, per tentare di conservare la presenza del governo riconosciuto dalla Comunità internazionale in Yemen.








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