2015-03-17 08:30:00

Israele al voto. Netanyahu Vs Herzog. Favorito centrosinistra


Urne aperte in Israele dove quasi sei milioni di elettori sono chiamati a scegliere i 120 membri del Parlamento. Le operazioni di voto saranno completate alle 22 ora locale, le 21 in Italia, quando saranno diffusi gli exit poll. Oggi si celebra la democrazia, esorto tutti i cittadini israeliani non solo a partecipare a questa celebrazione, ma a prendere il loro destino in mano per decidere il  futuro del loro stato nella direzione che ritengono giusta e in accordo con la loro visione del mondo", ha ribadito il presidente Reuven Rivlin. Massimiliano Menichetti:  

Israele è al voto, buona affluenza alle urne. Alle 12 locali ha votato il 26,5% degli aventi diritto, in linea con il dato del 2013. Lo scontro principale, tra le 26 liste in campo, è tra quella nazionalista del Likud guidata dal primo ministro uscente Benjamin Netanyahu e quella di centrosinistra dell’Unione Sionista, del laburista Isaac Herzog. Diametralmente opposte le posizioni dei due: Netanyahu ha escluso un governo di unità nazionale e puntando su una campagna elettorale basata sulla sicurezza dice “no” anche alla creazione di uno Stato palestinese. Sfida dell’oppositore invece è la ripresa del processo di pace con i palestinesi e un’apertura sul nucleare iraniano. Herzog pur conoscendo rischi e minacce di aggressione da parte di Teheran, vede possibile un accordo tra più partner internazionali che monitorino lo sviluppo atomico a fini civili.  La partita elettorale è comunque tutta da giocare, Isaac Herzog invoca “una nuova leadership”, Netanyahu chiede un voto di massa. I sondaggi danno favorito il blocco dell'opposizione con 26 seggi, davanti al partito conservatore, fermo a 22.

 

Intanto al leader del centrosinistra Isaac Herzog è giunto l'appoggio dell'ex primo ministro e anche responsabile della Difesa, Ehud Barak. E Tzipi Livni ha annunciato di essere disposta in principio a rinunciare all'alternanza con Herzog alla carica di premier. Pochi giorni fa, anche l'ex presidente di Israele, Shimon Peres, aveva assicurato il suo sostegno a Herzog, largamente favorito nei sondaggi rispetto al premier uscente, Netanyahu, del Likud.  Fausta Speranza ha raggiunto telefonicamente a Tel Aviv Eric Salerno,del quotidiano Il Messaggero: 

R. – E’ soprattutto la risposta negativa alla gestione di Netanyahu, preoccupata troppo delle vicende della sicurezza e troppo poco della situazione interna del Paese.

D. – A proposito di situazione interna, cosa dire sul piano economico?

R. – L’economia israeliana va molto bene. La moneta – lo sheqel (siclo in italiano) – è fortissimo nei confronti sia del dollaro americano sia dell’euro. La gente, però, subisce una trasformazione enorme di questa società, ossia un Paese dove certamente i disoccupati sono pochi però i lavori redditizi fuori dal settore high-tech sono pochissimi per cui, sì, sta crescendo moltissimo il divario tra i ricchi e i poveri, ma la classe media è sempre più povera e i ricchi sono sempre più ricchi. Questa divisione è alla base delle proteste sociali che ci sono state due anni fa nelle piazze di Israele e sono ancora oggi alla base del sentimento anti-Netanyahu che vediamo nei vari sondaggi, sia quelli a sostegno del partito laburista di Herzog e la coalizione con il centro guidato da Tzipi Livni, sia dai sondaggi che riguardano i partiti minori dove molta gente spera di trovare risposta adeguata alle sue lamentele.

D. – Anche gli ebrei ultraortodossi non escludono un governo con Herzog…

R. – Gli ebrei ultraortodossi in genere hanno sempre accettato di governare con chi in qualche modo rispondesse alle loro richieste. Spesso sono richieste economiche. Non bisogna dimenticare, peraltro, che Herzog viene da una famiglia in cui non ricordo se suo nonno o bisnonno era il rabbino capo askhenazita, prima ancora della creazione dello Stato di Israele.

D. – Proviamo a immaginare qualche scenario politico post-elezioni?

R. – Una vittoria di Herzog non significa che necessariamente sarà lui a guidare il Paese dopo: dipende da tutti i partiti, dai vari sondaggi. Per cui, se a un certo punto i laburisti di Herzog riescono a sconfiggere Netanyahu di due o tre seggi soltanto, il nuovo premier sarà probabilmente Herzog. Ma sarà un premier incaricato e poi dovrà costituire un governo e avrà tempo più o meno 40 giorno per farlo. E non è detto che sia in grado di farlo. Perché è vero che c’è una parte della popolazione israeliana e una parte dei partiti di centrosinistra che sicuramente si schiereranno con lui, ma è anche vero che non necessariamente tutti insieme riesciranno a mettere insieme i 61 seggi necessari per controllare il parlamento e dunque per andare avanti. A quel punto, in una fase successiva, Netanyahu potrebbe essere incaricato dal presidente di tentare, e lui forse a quel punto riuscirebbe, a formare il governo.

D. – Ci sarà qualche cambiamento nella posizione di compromessi con i palestinesi?

R. – Per adesso, Herzog continua a ripetere che vuole riaprire il dialogo, vuole andare avanti, vuole uno Stato palestinese accanto a Israele… Credo di non aver sentito molti commenti sullo status di Gerusalemme se non quello di dire “possiamo trovare una formula di convivenza anche per Gerusalemme”. Però, non è l’elemento più importante, quello della Palestina, in questa campagna elettorale. Sicuramente, per la maggioranza degli israeliani non è la cosa che conta di più in questo momento.








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