2015-03-16 18:37:00

Giubileo misericordia: evento di grazia


Misericordia: la 'password' per capire Francesco

"Il tema biblico della misericordia è diventato la chiave di volta, potremmo dire la 'password', per capire il magistero di Papa Francesco. Inoltre la situazione dell'umanità è oggi caratterizzata da tanto male, più o meno surrettizio, e da tanta sofferenza: persone che subiscono il male e persone che fanno del male. Francesco vuole perciò indicare all'uomo la via biblica per affrontare e superare questa emergenza". Così, don Mauro Cozzoli, ordinario di teologia morale alla Pontificia Università Lateranense e direttore spirituale Pontificio Seminario Maggiore di Roma, commenta la decisione del Papa di indire un Giubileo straordinario dedicato alla misericordia. 

"La misericordia è un evento di grazia - spiega il teologo - perché misericordioso è Dio nei confronti dell'uomo, sia il Dio biblico vetero-testamentario, sia l'incarnazione di Dio in Gesù di Nazareth. Per cui, proclamare un anno della misericordia significa ricentrare la Chiesa sul primato di Dio. L'Anno Santo è proprio l'occasione per beneficiare della grazia di Dio e diventare misericordiosi verso gli altri". 

Misericordia non significa negare il peccato

"Mettere l'accento sulla misericordia non significa assolutamente disconoscere, sottovalutare il peccato", spiega don Cozzoli. "Il Vangelo della misericordia ci dice che il male è vincibile. Significa dire al peccatore che può sempre redimersi, a partire dal perdono, dalla riconciliazione. E' di questa grazia che il mondo ha bisogno per superare tutto il male fisico e morale che lo affligge". 

Non c'è misericordia senza conversione

Ma la misericordia muove sempre dal riconoscimento del peccato e dal pentimento. "La rivelazione biblica è l'avvento per l'uomo della grazia di Dio", spiega il teologo.  "Questa grazia è un gesto che parte dall'iniziativa di Dio, ma non si realizza mai senza la libertà, l'accoglienza, l'ascolto e la risposta dell'uomo. Non c'è misericordia senza la conversione dell'uomo". 

"Misericordia io voglio e non sacrifici!"

"La misericordia - spiega ancora don Cozzoli - prende seriamente il peccato dell'uomo. Non lo minimizza come fanno i lassisti. Ma senza misericordia sono anche i rigoristi che fanno provenire il bene, la bontà e la giustizia solo dai meriti dell'uomo". "Questo è contro il Vangelo, così ragionavano i farisei". "Ancora una volta - conclude don Cozzoli - Papa Francesco vuole far risuonare l'ammonimento dei profeti, rilanciato da Gesù: 'Misericordia io voglio e non sacrifici!". Se riusciremo a comprendere il significato di questo ammonimento il Giubileo della Misericordia diverrà una grande occasione e fonte di speranza".

Un modo per attualizzare il Concilio

"Il Papa, per fortuna, ci scuote ogni tanto con le sue sorprese", aggiunge padre Gianfranco Testa, missionario della Consolata, fondatore dell’Università del Perdono. "Francesco ci ha invitati ad essere testimoni della misericordia di Dio. E' anche interessante che questo Giubileo avvenga a cinquant'anni dal Concilio. E' un modo per riprendere quel cammino e trovare nel Concilio una grande ricchezza per l'oggi. La Chiesa del Concilio e post-Concilio è quella che ha cominciato a mettersi vicino a chi fa fatica, ha i suoi dolori e non trova a volta ragioni per vivere. In fondo la misericordia di Dio è proprio questo: una ragione per vivere. Significa sentirsi amati da qualcuno, da Dio che ci vuole bene sempre".

Perdonare significa credere nel futuro

"Guardare a Dio come a un padre misericordioso non significa però solo fargli un bell'applauso - spiega padre Testa - ma imparare da lui a essere misericordiosi". "Ricordiamoci del figlio maggiore, della parabola del figliol prodigo, che aveva fatto tutto ciò che gli aveva ordinato il padre ma non aveva imparato da lui a essere misericordioso". "Parlando a dei detenuti, recentemente - ricorda il missionario - ho spiegato loro che nessuno è il suo errore. Nessuno è un assassino, un ladro, uno spacciatore. Agli occhi di Dio siamo sempre persone, mai materiale di scarto. Perciò, lodare Dio perché è misericordioso e non imparare da lui lo sguardo di misericordia serve a poco. Preghiamo che questo anno ci renda più disposti a capire che un amore esageratamente misericordioso è quello che ci permette di vivere, ancora oggi. Noi perdoniamo non perché siamo buoni, ma perché crediamo nel futuro. Di fronte ai massacri di cristiani, di fronte alle violenze dell'Is, dobbiamo aumentare il nostro amore. Non siamo ingenui, ma crediamo che l'amore è quello che rompe le logiche della violenza, dell'odio e del rancore".








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