2015-03-15 12:56:00

"Africa in cammino", incontro dei Comboniani al Seraphicum


Un continente che cambia, centocinquant’anni dopo l’intuizione di San Daniele Comboni, autore del “Piano per la rigenerazione dell’Africa” e fondatore della Congregazione dei missionari comboniani. Se ne è discusso nell’incontro di tre giorni al Seraphicum di Roma, dedicato all’ “Africa in cammino”. Per noi c’era Davide Maggiore:

“Salvare l’Africa con l’Africa”, questa fu l’intuizione di Comboni e questo, centocinquant’anni dopo, è ancora il compito che i suoi eredi spirituali s’impegnano a portare a termine. Lo fanno, però, in un contesto che muta rapidamente, come sottolinea lo stesso titolo dell’incontro romano: “Africa in cammino”. Su questo elemento si sofferma il superiore generale dei missionari comboniani, padre Enrique Sánchez González:

“L’esperienza che noi, come missionari e missionarie, stiamo facendo nel Continente ci parla proprio di questo: è un continente con un dinamismo e una ricchezza di risorse – non soltanto materiali, ma soprattutto umane – che mostra che è un continente in crescita, che cambia enormemente, che cambia costantemente in questo momento della storia dell’Africa. Questa immagine ci mostra anche che, nella nostra esperienza come famiglia comboniana, abbiamo fatto il cammino insieme a tante persone continuando il sogno di Daniele Comboni”.

Uno dei motivi per cui il progetto di San Daniele Comboni conserva la sua attualità, ha spiegato a questo proposito la superiora delle suore missionarie comboniane, suor Luzìa Premoli, è il suo carattere inclusivo e partecipativo:

“Dall’inizio, Comboni aveva pensato una équipe di persone nella quali erano compresi gli uomini – sacerdoti, fratelli laici – e suore. Noi parlava di questa partecipazione di tutti per riuscire nella missione e includeva nel suo piano tutte le forze, sia gli uomini e le donne sia riguardo a consacrati e laici: europei e africani che, insieme, avrebbero potuto portare avanti quel sogno di salvare l’Africa con l’Africa”.

Un continente in movimento, ha ricordato il card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, è anche quello auspicato dal secondo Sinodo per l’Africa, il cui messaggio finale esortava: “Africa, alzati e cammina!”. A chiarire la portata di questo invito è il prof. Martin Nkafu, titolare della cattedra ‘Cardinal Bernardin Gantin’ della Pontificia Università Lateranense:

“Adesso tu, africano, sei ormai cristiano e devi essere evangelizzatore: devi portare la Buona Novella anche tu, alzandoti e andando e camminando anche verso l’Europa, questa volta. L’Africa ha il dovere di mettere a frutto la sua missionarietà. Senza vivere l’aspetto missionario, la Chiesa africana non sarà matura”.

Un protagonismo rinnovato dell’Africa, stavolta in campo politico, economico e sociale, è anche l’obiettivo che emerge dalle parole di Samia Nkrumah, figlia del primo presidente del Ghana indipendente, intervenuta al convegno:

“La soluzione dei nostri problemi – economici e sociali – deve nascere da dentro. Sì, ascoltiamo il consiglio  di tutto il mondo, perché è un mondo globale; ma l’Africa deve compiere una scelta indipendente. E certo, adesso per cambiare velocemente è necessario l’apporto di un numero maggiore di donne e di giovani che entrino nell’ambito politico. Ogni cambiamento forte è stato accompagnato dalla partecipazione delle donne e dei giovani”.








All the contents on this site are copyrighted ©.