2015-03-14 14:58:00

Mons. Fisichella: misericordia è volto di Cristo che va incontro a tutti


Sul significato dell’Anno Santo della Misericordia, Sergio Centofanti ha sentito mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, cui il Papa ha affidato l’organizzazione del Giubileo:

R. - È un significato che trova riscontro nella simbologia che Papa Francesco ha voluto utilizzare. Innanzitutto, ha dato l’annuncio il 13 di marzo, cioè l’ingresso nel terzo anno del suo Pontificato; lo ha fatto durante una celebrazione penitenziale, ricordando ai confessori il compito che hanno di dover esprimere la misericordia; lo ha fatto confessandosi lui stesso, e diventando poi a sua volta confessore. Quindi penitente e confessore, a testimonianza del grande mistero della misericordia che ci avvolge … e non dimentichiamo che verrà aperta la Porta Santa proprio nel giorno del cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II. Tutti questi elementi - a mio avviso - indicano il percorso e danno significato a questo Giubileo straordinario.

D. – Oggi c’è un grande dibattito nella Chiesa sul rapporto tra verità e misericordia: ma cos’è la misericordia cristiana?

R. – La misericordia cristiana è la verità su Dio ed è la verità che Dio ci ha voluto far conoscere. La misericordia è la parola sintesi del Vangelo. La misericordia è il volto di Cristo: è quel volto che noi conosciamo in tutti gli aspetti della sua esistenza, quando va incontro a tutti, quando guarisce gli ammalati, quando siede a tavola con i peccatori pubblici e soprattutto quando, inchiodato sulla croce, perdona: lì noi abbiamo il volto della misericordia divina.

D. – Il Papa una volta ha ricordato l’etimologia di questa parola in latino: miseris cor dare, “dare il cuore ai miseri”…

R. – È vero, la misericordia è questo: è ricordarsi che, nel momento in cui noi siamo portatori di Cristo e testimoni del suo amore, dobbiamo guardare in primo luogo a quelli che sono i privilegiati agli occhi di Cristo. Sono quelli che lui stesso ci ha indicato: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete accolto, ero nudo e mi avete vestito, ero in carcere, ero malato e mi avete visitato”. E davanti alla meraviglia di questi per averlo o non averlo riconosciuto, Gesù ci ha anche detto: “Ogni volta che lo avete fatto a uno di questi più piccoli, lo avete fatto a me”.

D. – Il Papa ha affidato al vostro Pontificio Consiglio l’organizzazione del Giubileo. Può dirci già qualcosa su come si svolgerà?

R. – È ancora troppo presto. Il Papa ci ha sorpreso tutti e quindi adesso viviamo la gioia dell’annuncio. Per quanto riguarda l’organizzazione, le prossime settimane la macchina è già in moto, ma potrà certamente essere più precisa. In ogni caso, già nel suo discorso di annuncio il Papa ha dato il “la”, dicendoci che questo Giubileo inizia un cammino, ed è il cammino della conversione spirituale. Quindi, prima di tante altre preoccupazioni strutturali, rimane la più importante: quella della conversione del cuore.

D. – Roma deve aspettare l’arrivo di grandi masse di pellegrini?

R. – Roma ormai è abituata ad accogliere masse di pellegrini e ad accogliere dei turisti. Penso e sono sicuro che, come sempre, sarà capace di dare il meglio di sé.

D. – Quali sono i suoi auspici?

R. – Il mio auspicio è che l’invito di Papa Francesco sia veramente accolto dalla Chiesa e da quanti vivono la misericordia, come una dimensione di rinnovamento, come una capacità di poter fare un passo in avanti nel cammino di evangelizzazione, attraverso un’azione che si rinnova, un linguaggio che diventa sempre più nuovo, e soprattutto una testimonianza che non ha timore di essere sempre e ancora una volta, privilegiata testimone della misericordia di Dio.








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