Nella quarta domenica di Quaresima la liturgia ci propone il Vangelo del colloquio tra Gesù e Nicodemo. Gesù dice:
“Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti:
Se la Quaresima si fa lunga e ci siamo un po’ appesantiti nel combattimento penitenziale, la 4ª domenica “laetare”, cioè di gioia, di letizia, come la chiama la liturgia, viene a noi come una buona notizia: coraggio! Siamo giunti a metà del nostro cammino verso la Pasqua. Il dialogo tra Gesù e Nicodemo, che il Vangelo di oggi ci propone, ci rivela tutto l’amore che il Padre ha per noi e per il mondo. Nicodemo, un capo dei Giudei va da Gesù, di notte, a dirgli tutta la sua ammirazione, ma anche tutta la sua attesa per il Regno di Dio. Gesù lo investe con una parola grande che lo sconvolge: “Se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". Nicodemo è molto colpito dall’idea, ma chiede: “Come rinascere dall’acqua e dallo Spirito”? Si attende una risposta molto complessa. Gesù gli dice: Si tratta di “credere nel Figlio dell’uomo”, perché chiunque crede in lui ha la vita eterna. Così come Mosè ha innalzato il serpente di bronzo nel deserto, dando la vita a chi era morso dai serpenti, ora si tratta di alzare gli occhi e di fissarli nel Figlio dell’uomo, nella luce che il Padre ha mandato per l’uomo. Si tratta di credere! Ma cosa significa “credere”? Che cos’è la fede? La fede è un dono di Dio, un dono con cui aderiamo a Dio e a ciò che lui ha rivelato; è un atto con cui ci affidiamo interamente al suo amore, ci dice il Catechismo (cf CCC 150), con cui ci lasciamo guidare dalla sua luce. Risvegliamo oggi, giorno del Signore, la gioia della fede, la festa del nostro Battesimo, nella comunione dei fratelli, attorno alla mensa del Signore.
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