Il “Premio Templeton”, uno dei massimi riconoscimenti mondiali che ogni anno viene attribuito a personalità del mondo religioso, è stato assegnato nel 2015 a Jean Venier, l’86.enne fondatore delle comunità dell'Arca e del movimento “Fede e Luce”, organismi che da 50 anni sono in prima linea nell'accoglienza ai disabili mentali. Le parole di Jean Vanier al microfono di Hélène Destombes:
R. – C’est super parce-que ça tire l’attention
sur les personnes…
Ne sono felice, perché questo premio richiama l’attenzione
sulle persone che hanno un handicap, e questo è importante. Infatti, l’aspetto particolare
all’“Arche”, come a “Foi et Lumière” – Fede e Luce – è la rivelazione per cui le persone
con handicap mentale sono persone super! Non hanno sviluppato la mente, ma hanno cuore!
Ed è necessario ricordare – perché purtroppo lo dimentichiamo troppo velocemente –
che le persone con handicap per tantissimo tempo sono state considerate più o meno
come una punizione di Dio, come una vergogna, e molto presto venivano rinchiuse in
grandi istituti. C’è stata quindi una specie di rivoluzione: noi diciamo che molto
lontani dall’essere puniti da Dio, sono proprio loro che possono condurci da Dio,
che ci possono portare ad essere più umani, più aperti, più affettuosi… Ora, il fatto
che per questo ci sia un premio, aiuta le persone a riconoscere: “Ah, guarda, lì forse
c’è qualcosa che mi può riguardare da vicino…”.
D. – Questa “ricompensa” è in un certo modo un incoraggiamento a continuare, attraverso l’“Arche”, la vostra opera di inserimento e di trasmissione dei valori della pace e della tolleranza…
R. – Ah, certainement. Aussi de continuer à ouvrer ensemble…
Sicuramente. E’ anche uno stimolo a continuare a lavorare
insieme in termini interreligiosi ed ecumenici. Di continuare a incoraggiare le persone
a incontrare quelle con handicap, non solamente per “fare” delle cose per loro, ma
per entrare in relazione con loro e scoprire che possono aiutarci a diventare più
liberi, a far cadere i nostri pregiudizi, a far cambiare quelle idee secondo cui le
società e la Chiesa magari costruiscono delle scale… Quello che conta è che ciascuno
scopra che entrando nel Corpo mistico e nel cuore della Chiesa bisogna diventare più
affettuosi.
D. – Diverse personalità hanno ricevuto questo premio, come Madre Teresa o Desmond Tutu. Ci sono similitudini tra le lotte che loro hanno condotto e la sua?
R. – Oui: nous ouvrons pour la paix. Mère Térèse ouvrait…
Sì, noi lavoriamo per la pace. Madre Teresa lavorava
per i reietti, Desmond Tutu ha ricevuto il Premio per la sua opera di riconciliazione,
per il suo impegno nel riportare insieme le persone… “L’Arche” fa la stessa cosa:
la finalità de “L’Arche” è quella di fare avvicinare quelle persone che di fatto,
sul piano umano, si trovano agli antipodi. Le persone che si impegnano nell’“Arche”
vengono da ambiti professionali diversi, da formazioni diverse e vengono a vivere
insieme alle persone con handicap e tutti e due sono così trasformati, diventano più
umani. Il pericolo insito nel nostro mondo è che non si incontri l’altro diverso:
lo si giudica, lo si critica…
D. – La sua opera ha un impatto sociale e umano incontestabile; qual è invece l’impatto spirituale?
R. – Je crois beaucoup aujourd’hui qu’il faut créer des communautés qui…
Credo molto che oggi sia necessario creare delle comunità
che vivano i valori del Vangelo: di vivere insieme, di vivere le Beatitudini e di
scoprire che la vita delle Beatitudini, la vita del Vangelo può essere vissuta molto
semplicemente vivendo insieme. Ecco, il messaggio del Vangelo è di diventare uomini
e donne di compassione. Se tu diventi un uomo o una donna di compassione, sarai simile
a Gesù.
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