2015-03-10 15:52:00

Una poetessa in scena al Museo ebraico di Roma


"Qualsiasi luogo che non sia il palcoscenico pone delle sfide molto proficue". Nel rispetto di questa convinzione Miriam Camerini, autrice, attrice e regista, ha recentemente portato in scena il suo spettacolo "Il mare in valigia", dedicato alla poetessa tedesca Else Lasker-Schüler, al Museo ebraico di Roma, che per la prima volta è divenuto un luogo teatrale. Un monologo, interpretato con misura e passione da Valeria Perdonò, che presenta i versi e la personalità artistica di un'autrice, forse poco conosciuta, ma considerata la maggiore poetessa espressa dall'ebraismo nel secolo scorso e una delle più grandi voci poetiche del '900 tedesco. "Obbiettivo dello spettacolo, andato in scena nella Giornata della Memoria - spiega la Camerini - era anche invitare a riflettere su quella che era la cultura degli ebrei prima dello sterminio, prima della Shoah".

Ma quale volto della cultura ebraica rivela l'opera della Lasker-Schüler? "Sicuramente in lei c'è un anelito umanitario universale", spiega la Camerini. "Il suo è un ebraismo identitario ma al contempo di tutti". "Nei suoi versi c'è l'amore per la natura, per ogni essere vivente. Una forte attenzione per il creato come qualcosa di intrinsicamente divino. Ma anche un amore per il valore quasi mistico di ogni parola, di ogni lettera, di ogni suono. Aspetto che appartiene profondamente alla cultura ebraica e in particolare alla cabala". "Altro elemento interessante è che nella poesia della Lasker-Schüler - spiega ancora la regista - le figure bibliche non appartengono mai al passato, ma diventano figure vive. Ed è ciò che fa ogni bambino di religione ebraica, abituato a frequentare i personaggi della Bibbia e della Torah, come fossero compagni di strada, contemporanei".

Notevole nella sua biografia è inoltre l'attrazione per la terra di Israele considerata come un altrove, un'astrazione poetica più che un luogo fisico. "Nel 1933 - spiega la Camerini - viene picchiata dai nazisti e i suoi libri vengono bruciati nel famoso rogo di Bebelplatz a Berlino. E a quel punto fugge verso quella che era la Palestina del mandato britannico, dove si recherà tre volte, ma trasfigurando sempre i suoi viaggi che diventano l'occasione per coronare il suo sogno di bambina. Una delle caratteristiche della poetica della Lasker-Schüler è infatti utilizzare la poesia come rifugio da ogni bruttura. I suoi diari dovevano esseri puri dal dolore, luoghi di bellezza e bontà. Non voleva che la scrittura fosse inquinata dalle brutture del mondo".








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