2015-03-10 12:35:00

Nigeria: solidarietà dei vescovi per i rifugiati in Camerun


“Offrire cure pastorali a 36.000 rifugiati non è un compito facile. È una grande sfida per la nostra diocesi. Per questo abbiamo portato la questione all’attenzione della Conferenza episcopale del Camerun, che a sua volta ha informato la Conferenza episcopale della Nigeria sulle condizioni critiche dei rifugiati nigeriani accolti nella nostra diocesi” ha detto, mons. Bruno Ateba, vescovo di Maroua, in Camerun, il 5 marzo, durante la visita di una delegazione di vescovi nigeriani ai loro connazionali in fuga dalle violenze di Boko Haram. La visita della delegazione era stata decisa durante l’ultima Assemblea plenaria dei vescovi nigeriani.

La delegazione della Chiesa nigeriana
Secondo un comunicato ripreso dall’agenzia Fides, la delegazione nigeriana comprendeva mons. Lucius Iwejuru Ugorji, vescovo di Umuahia e presidente della Catholic Caritas Foundation of Nigeria (Ccfn); mons. Oliver Dashe Doeme, vescovo di Maiduguri; mons. Stephen Dami Mamza vescovo di Yola; padre Evaristus Bassey, segretario del Ccfn, e padre Chris Nanyanwu, direttore delle Comunicazioni Sociali del Catholic Secretariat of Nigeria (Csn).

I profughi nigeriani in Camerun non sono stati abbandonati dalla Chiesa
Lo scopo della missione è stato quello di accertare le condizioni dei rifugiati nigeriani accolti nel campo di Minawao, gestito dall’Unhcr. “Sono felice di far parte della delegazione. È una meravigliosa dimostrazione di solidarietà. La nostra presenza è un incoraggiamento morale per queste persone, facendo sentire loro che non sono state abbandonate” ha detto mons. Doeme, dalla cui diocesi, Maiduguri, provengono la maggior parte dei rifugiati in Camerun. Le diocesi di Maroua, nel nord del Camerun, e di Maiduguri, nel nord-est della Nigeria, hanno da tempo legami di vicinanza e collaborazione, facilitati dalla prossimità geografica e dal simile linguaggio e cultura condivisi dalle rispettive popolazioni. Un legame che è stato temporaneamente reciso dalla chiusura della frontiera a causa delle violenze di Boko Haram. (L.M.)








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