2015-03-09 12:00:00

Giovani di ogni credo nel Convento agostiniano di Tolentino


Una settimana di convivenza a Tolentino, con i religiosi agostiniani del Convento San Nicola. A sperimentarla, da alcuni anni, sono le classi delle scuole superiori della cittadina marchigiana che a turno – senza trascurare gli impegni scolastici – trascorrono 5 giorni insieme, tra momenti di preghiera, meditazioni e spazi ricreativi. Padre Gabriele Pedicino, religioso agostiniano, ha descritto l’iniziativa al microfono di Tiziana Campisi, che ha poi chiesto a 4 giovani di raccontare la loro esperienza:

R. – Questa è un’esperienza che è nata nel 2008: inizialmente con i ragazzi del post-Cresima e successivamente, per iniziativa dei ragazzi stessi che facevano parte di questi gruppi, sono state invitate le loro classi scolastiche a vivere momenti di vita comune con la comunità agostiniana, con i sacerdoti della vicaria e della diocesi. Questa esperienza si è poi sempre più diffusa. Iniziamo a settembre e finiamo a giugno ed ogni settimana abbiamo o una classe o un gruppo di post-Cresima.

D. – Com’è scandita la giornata dei giovani nel vostro convento?

R. – La mattina ci svegliamo, facciamo colazione, poi abbiamo un momento preghiera, ascoltiamo il Vangelo e facciamo una preghiera di affidamento. Poi i ragazzi vanno a scuola e al ritorno da scuola – dopo il pranzo – si fa un momento di esame di coscienza; poi c’è la preghiera dell’Angelus e la preghiera dello studente. Nel pomeriggio studiano, un po’ giocano, un po’ scherzano; questo fino alle 17, perché poi si vive insieme la merenda. Poi lo sport o lo studio, a seconda degli impegni che ordinariamente ciascuno ha nella vita di ogni giorno. Dopo la cena, alle 21.00, ci ritroviamo per un momento di formazione; questo lo facciamo ogni sera, chiamando un testimone o facendo noi stessi una catechesi, un confronto, che si conclude con un momento di preghiera.

D. – Melissa ci racconti la tua esperienza?

R. – Io ho iniziato questo cammino appena fatta la Cresima, frequentavo il primo superiore. Sicuramente questa esperienza mi ha aiutata a crescere nella fede. Ma non solo, mi ha aiutata anche a legare e stringere rapporti con persone che non frequentavo. Come in quasi tutte le esperienze e in tutti i cammini, ho avuto anche io i miei alti e miei bassi, ma ho sempre trovato nel convento e nella comunità agostiniana un punto di riferimento, come fosse una casa che è sempre aperta, una casa nella quale – in qualsiasi momento di bisogno – puoi chiedere aiuto e nella quale trovare questo aiuto.

D. – Francesco, tu come hai conosciuto la comunità agostiniana di San Nicola?

R. – L’ho conosciuta grazie a Melissa, che ha proposto questa iniziativa alla nostra classe, chiedendoci se avevamo voglia di vivere una settimana nel Convento di San Nicola, insieme alla comunità e a chi volesse partecipare.

D. – Tu sei credente Francesco?

R. – Diciamo che vivo più una fase di ricerca della religione o comunque di qualche risposta che mi aiuti nella vita.

D. – Adelina parlaci di te …

R. – Io provengo da una famiglia musulmana, sono atea. E quindi al mondo cristiano non mi sono mai avvicinata prima di questa esperienza.

D. – Ma tu cosa ne pensi di questa proposta dedicata ai giovani?

R. – Io penso che sia una grande opportunità che ci danno, anche per avvicinarci tra compagni di classe e per avvicinarci a quello che è il mondo cristiano, la Chiesa, in modo diverso.

D. – Tu non sei cristiana, come vivi questo impatto con il Convento di San Nicola, con i momenti di preghiera che vengono proposti?

R. – All’inizio non volevo partecipare alla convivenza, perché pensavo che fosse qualcosa di troppo religioso. Invece poi i compagni mi hanno convinta e alla fine sono venuta e ho trovato un grande rispetto tra di noi: anche se non si partecipa ai momenti di preghiera non è che vieni visto male.

D. – I tuoi genitori cosa pensano della partecipazione a queste convivenze?

R. – Non sono mai stati contrari, anzi, è una cosa che è piaciuta loro sin da subito e anche loro mi hanno spronato ad andare e ad andare oltre al fatto che si trattava di una convivenza in un convento.

D. – Jacopo, che cosa ti ha lasciato l’esperienza della convivenza?

R. – Sicuramente il ricordo di una splendida settimana. E’ stato anche molto importante il momento della riflessione personale che ci veniva permesso in alcuni momenti della giornata: dopo la colazione, dopo il pranzo e poi il vero e proprio incontro dopo cena.

D. – Che rapporto hai con la religione? Sei credente? Come vedi la Chiesa?

R. – Sono un po’ distaccato da questa istituzione per motivi anche un po’ familiari, che tuttavia non mi hanno influenzato molto. Però non mi sono fatto una concezione tanto positiva… Questa esperienza, tuttavia, mi ha fatto capire molto meglio quale sia la vera vita di dei sacerdoti, dei religiosi, e quindi magari ti ricredi anche.

D. – Proporresti questa esperienza ad altri tuoi amici?

R. – Sicuramente, perché è formativa; sia da un punto di vista collettivo che individuale. E’ una cosa un po’ fuori dagli schemi, che permette quindi di vivere un qualcosa di nuovo. Secondo me sì, vale la pena. Ai giovani rimane misterioso ed ostile, a volte, l’ambiente della Chiesa o quello dei religiosi, ma proprio vivendo questa esperienza possono togliersi molti dubbi ed incertezze che magari hanno riguardo a questo ambiente.








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