2015-03-05 15:06:00

Messico-narcotraffico: catturato leader cartello Los Zetas


E’ stato uno degli arresti più importanti nell’ambito del contrasto al narcotraffico, quello compiuto ieri dalla Polizia messicana nello Stato di Nuevo Leon. In manette è finito Omar Trevino Morales, capo del sanguinario cartello dei Los Zetas, che insieme ad altri è responsabile nel Paese di una vera guerra civile con oltre 70mila morti in dieci anni. Una realtà di cui si parla poco in Europa, eppure tanto presente e legata anche ai conflitti internazionali. Gabriella Ceraso ne ha parlato con Andrea Amato, giornalista esperto di mafia e narcotraffico, autore del libro " L'Impero della cocaina":

R. – “Los Zetas” sono il cartello messicano più forte e più sanguinario, hanno storicamente una preparazione militare e per questo riescono a controllare da soli circa 11 Stati del Messico.

D. – Quanto è importante questo arresto?

R. – E’ un arresto importante più dal punto di vista mediatico che non da quello dell’organizzazione. Vanno colpiti i loro appoggi politici e soprattutto la rete di imprenditori che riciclano la montagna di dollari che arriva da queste imprese criminali, quindi o si va a colpirli sulle finanze o, altrimenti, è un percorso che non verrà mai interrotto.

D. – Qualche segno positivo, sotto questo punto di vista di contrasto, c’è stato ultimamente o no?

R.  – No. Una grande cosa era stata detta nel 2008 da Obama, candidato alla sua prima presidenza, cioè, di abolire i paradisi fiscali. Finché i paradisi fiscali non verranno smantellati, non verranno messi al bando, non ci sarà futuro nella lotta al narcotraffico e alla criminalità organizzata.

D. – Nei confronti dei conflitti nuovi, dall’Africa al Medio Oriente, all’Ucraina, questo genere di attività, i traffici di droga, vengono o non vengono influenzati?

R. – Sicuramente sì,l’instabilità e la confusione politica li agevola. In alcuni casi possono aumentare i prezzi di passaggio, una sorta di dazi doganali, perché cambiano gli interlocutori, però sicuramente l’instabilità favorisce la criminalità organizzata. Nello specifico l’area mediorientale non è una rotta del narcotraffico di cocaina, loro sono molto più spostati sull’Africa occidentale. Mentre l’Ucraina è controllata dalla mafia russa che è sicuramente un partner dei cartelli messicani ma anche della ’ndrangheta e quindi l’instabilità, tra Russia e Ucraina, sicuramente facilita il passaggio su quei confini di narcotraffico.

D. – A livello di stato di vitalità, di numeri, di potenza occulta di questo traffico, c’è stata qualche variazione in più, in meno…?

R. – Negli ultimi 7 anni di crisi economica mondiale, quella del narcotraffico è l’unica impresa che ha costantemente avuto il segno positivo davanti agli affari. Purtroppo, la cocaina è una droga prestazionale, quindi in un momento dove bisogna essere più belli, più forti, più prestazionali, questa è la droga che dà la sensazione di essere tutto questo, ovviamente in maniera effimera e sbagliata, portando poi a una dipendenza drammatica. Quindi, purtroppo questo è il successo della cocaina e quindi poi degli affari dei narcotrafficanti. Credo che la più grande preoccupazione, oltre al narcotraffico, sia come queste organizzazioni hanno reinvestito negli anni i loro soldi. In momenti di crisi come questi sono riusciti ad acquisire società pulite, in difficoltà economiche, quindi sono entrati nel nostro tessuto sociale ed economico dalla porta principale. La guerra al narcotraffico in questo momento la stiamo perdendo.

 

 








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