2015-03-05 14:47:00

Campagna per dire no a finanziamento 'bombe a grappolo'


Si fermino gli investimenti esplosivi, e quindi si sblocchi l’iter della discussione del Ddl per vietare investimenti finanziari su ordigni proibiti, fermo ormai da due anni, nonostante il sì, nel 2012, della Camera. Una petizione in questa direzione è stata lanciata dalla Campagna italiana contro le mine, che si appella ai parlamentari italiani affinché al più presto si vari una legge che blocchi il finanziamento alle aziende che continuano a produrre le "bombe a grappolo" (cluster bombs), che ancora oggi nel mondo uccidono e mutilano migliaia di civili. Francesca Sabatinelli ha intervistato Giuseppe Schiavello, direttore nazionale della Campagna italiana contro le mine:

R. - L’importanza è chiara: l’Italia è uno tra i Paesi più impegnati al mondo per quanto riguarda le bonifiche umanitarie grazie al grande sforzo della cooperazione italiana, è quindi abbastanza anomalo che si permetta ancora, attraverso alcuni strumenti finanziari, di poter finanziare aziende che producono queste armi bandite da due convenzioni.

D. - Questo flusso monetario che direzione prende per poi arrivare al finanziamento di queste cluster bombs?

R. - In realtà gli istituti finanziari italiani sono coinvolti molto parzialmente, perché si sono dotati di linee guida abbastanza stringenti. Sostanzialmente, secondo i ricercatori della Campagna internazionale Stop explosive investments, si dovrebbero dotare di esclusioni  molto chiare ed estendere queste esclusioni a tutti i prodotti finanziari che producono. Possiamo dire che anche dal mondo finanziario italiano non c’è stata alcuna opposizione a questa legge, alcuna critica, perché di fatto le nostre banche, rispetto a molti altri istituti, sono addirittura quasi virtuose. Banca Etica è l’unica iscritta in quella che loro chiamano la ‘Hall of fame’, nel senso che ha tutti i parametri di buon comportamento. Ma anche le altre banche come Unicredit, Intesa San paolo, Le Generali, hanno fatto uno sforzo che è stato segnalato e che per questo è stato consigliato di includere in tutti i prodotti finanziari. Nessuno ha alzato la mano per interessi dicendo: “No, questo disegno di legge non va bene”, anzi. Questo disegno di legge inoltre non penalizzerebbe, ma darebbe un segnale molto forte perché l’Italia è già indicata come uno dei Paesi con una legge di ratifica più completa, proprio per aver incluso anche questo aspetto. L’Italia viene di fatto indicata come uno di questi Paesi un po’ lungimiranti. Allora noi ci chiediamo per quale motivo una legge su cui sono d’accordo tutti, riesca a rimanere bloccata per due anni senza fare un minimo passo in avanti, è pazzesco.

D. - Visto che, secondo quanto lei  ci sta dicendo, dietro questo ritardo non dovrebbe esserci la malafede, si tratta allora di disinteresse e negligenza nei confronti di una tematica che però è  straordinariamente importante e grave…

R. – Intanto questa legge è affidata alla Commissione finanze che normalmente è sollecitata da molte altre urgenze ed emergenze dettate dalla crisi, leggi più tecniche e legate ad aspetti diversi da questo. Questa legge, di fatto, è un po’ un’anomalia per quella commissione. Io non credo che ci sia una volontà a non discuterla, ma non c’è neanche un impegno nel senso contrario. Per cui nelle more dell’emergenza continua, che caratterizza ormai i lavori del nostro Parlamento da almeno cinque anni, tutto quello che arriva ad avere un’implicazione che può essere per qualche motivo ritenuta non prioritaria, non di emergenza, viene rimandata, il che è folle. Io credo semplicemente che sia distrazione, però la riteniamo gravissima, non sempre scusabile. Diciamo che questi temi non sono nei primi posti della lista del lavoro da fare.

D. - Secondo il report a livello internazionale sono 151 gli istituti finanziari nel mondo che hanno investito questi 27 miliardi di dollari in tre anni, dal 2011 al 2014, in compagnie produttrici di munizioni cluster. Ricordiamo che cosa significa oggi, ancora l’adozione delle cluster bombs …

R. - Le cluster bombs sono state bandite perché armi indiscriminate con effetti inumani. Agiscono come e peggio delle mine antipersona, anche perché sul terreno ne rimangono di inesplose un grandissimo quantitativo. Inquinano grandissimi spazi di territorio, spesso centri abitati, perché vengono utilizzate in maniera  terroristica nei centri abitati,  ma soprattutto le vittime sono per il 93% civili e di questi il 14% sono bambini. È  un problema presente in tutti i Paesi in cui ci sono stati conflitti negli ultimi 40 anni. Ancora oggi in Siria, in Iraq, in Ucraina, vengono usate queste armi e finché  queste saranno presenti negli stoccaggi, negli arsenali, sarà possibile che allo scoppiare di un contenzioso bellico, anche di breve durata, queste vengano utilizzate. Questo secondo noi oggi non deve essere più reso possibile.








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