Come si porta Dio in un contesto urbano? La domanda sta al fondo del libro “Dio vive in città”, opera dello scrittore argentino Carlos Maria Galli ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Il volume viene presentato alle 18 a Roma, presso la Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina. Luca Collodi ne ha parlato con l’autore:
R. – Il libro “Dio vive in città” è un’opera che ho pensato nel corso dI più di 25 anni. Io abito nella città di Buenos Aires, che è circondata da una grande periferia. In totale siamo più 13 milioni di abitanti ed è l’ottavo conglomerato urbano del mondo. Ma l’Argentina non è un caso isolato: in America Latina si dice che la regione latinoamericana, che ha più di 570 milioni di abitanti, sia la regione più urbanizzata del mondo. Qui in Europa, per esempio, il 70% della popolazione è urbana, mentre in America Latina l’80% della popolazione vive in zone urbane. Questo significa che da noi la maggioranza dei cittadini risiede nei nuovi quartieri suburbani, meticci e anche poveri. Questo è il contesto nel quale la Chiesa latinoamericano già dall’anno 1965, e quindi dall’anno della pubblicazione della “Gaudium et Spes”, ha iniziato una riflessione sul fenomeno della urbanizzazione, e poi sulla la cultura urbana e quindi sull’inculturazione urbana del Vangelo. Nel documento di Aparecida, nell’anno 2007, la riflessione è andata avanti verso una nuova pastorale urbana. Questa è la ragione e l’origine della mia opera.
D. – C’è spazio oggi per la presenza della Chiesa in queste grandi città metropolitane? C’è spazio per la presenza di Dio?
R. – Si dice che in questa città moderna, secolarizzata, postmoderna non ci sia un luogo per Dio. Il mio pensiero va invece per un’altra strada. Il titolo del libro “Dio vive in città” è tratto da una affermazione del documento dei vescovi latinoamericani ad Aparecida e manifesta quello che io chiamo una “prospettiva teologale” del tema e questo significa partire dalla centralità di Dio per pensare la città e la pastorale urbana. Noi abbiamo imparato nel vecchio Catechismo che alla domanda “Dov’è Dio?”, la risposta era: “Dio è in cielo, in terra e in tutti i luoghi”. La traduzione attuale di questa verità della nostra fede, sulla presenza di Dio nell’uomo e nel mondo, è: la città, Dio è nella città. La città, con tutte le sue sfumature certamente. Papa Francesco ha preso questa affermazione di Aparecida, ma nella sua Esortazione programmatica “Evangelii Gaudium” ha scritto una frase più personalistica: “Dio vive tra i cittadini”. L’invito è a un nuovo sguardo della fede per trovare o ritrovare la presenza misteriosa e anche reale di Dio nella vita della cultura urbana contemporanea.
D. – Quale deve essere lo sguardo del cristiano verso le istituzioni locali, verso la vita civile?
R. – Nella città, la Chiesa deve fare una nuova apertura, perché la città attuale è un ambito multiculturale. Quindi, la pastorale urbana – secondo me – è affrontare la città nella sua totalità: questo significa soprattutto avvicinarsi, significa anche non analizzare la vita cittadina da fuori, ma da dentro, con simpatia, con vicinanza e compassione. Ma allo stesso tempo, abbiamo bisogno di una conversione pastorale per scoprire le strade nelle quali Dio vuole inviare alla sua Chiesa nella nuova realtà.
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