2015-03-01 11:56:00

Is libera 29 cristiani; Calzolari: reinterpretare Corano


Sono stati liberati 29 cristiani rapiti in Siria dal sedicente Stato Islamico il 23 febbraio scorso, ma ora cresce l’apprensione per gli altri, ancora in attesa di giudizio. Preoccupazione anche per il documento di propaganda della jihad di 64 pagine in lingua italiana trovato sul web, mentre in Siria e in Iraq, dove l’Is è più forte, si continua a morire ogni giorno. Il servizio di Roberta Barbi:

Sono stati processati da un tribunale del sedicente Stato Islamico e liberati, i 29 cristiani rilasciati ieri dall’Is. Facevano parte di un gruppo di sequestrati il 23 febbraio scorso nel nordest della Siria, ma sulla consistenza del gruppo le cifre sono incerte: si parla di 220, o addirittura di 350 e c’è apprensione per la loro sorte, sulla quale il tribunale pare non si sia ancora pronunciato, ma secondo altre fonti alcuni sarebbero già stati uccisi. Dubbi anche i luoghi in cui rapimenti sono avvenuti: si è parlato dei dintornii della città di Tal Tamer, ma non si sa di preciso quali villaggi siano stati colpiti. Intanto, come a ogni chiusura del mese, si cerca di tracciare un bilancio delle violenze nei due Paesi ostaggio dell’Is: 1100 le vittime in Iraq stimate dalla missione delle Nazioni Unite nell’area, cui vanno aggiunte le condanne dirette dell’Is. E a proposito di queste: in Siria sono state 1969 le esecuzioni, che hanno avuto per vittime civili, donne e perfino bambini, secondo l’Osservatorio per i diritti umani, negli ultimi otto mesi, cioè da quando è stato proclamato il califfato. Dati che fanno tremare l’Occidente, come sconvolge il documento in italiano individuato ieri sul web ma on line già da diversi giorni. Nel testo multimediale si descrive la vita nella provincia siriana di al Raqqa, da tempo sotto il controllo del califfato che vigilerebbe su prezzi e servizi offerti e dove, grazie all’applicazione della Sharìa, i crimini si sarebbero abbassati del 90%. Segue un elenco dei Paesi in cui sono presenti militanti dell’Is e chiude con la richiesta di sostegno, promettendo la conquista di Costantinopoli e Roma.  

L'avanzata in Medio Oriente e in Nord Africa degli uomini del sedicente Stato islamico e i recenti attacchi terroristici condotti da gruppi integralisti in Europa hanno riproposto l'incubo dello scontro di civiltà: Occidente, da una parte, mondo musulmano, dall’altra. Ma è esatta questa lettura degli avvenimenti? Al microfono di Rosario Tronnolone, risponde il prof. Silvio Calzolari, storico delle religioni e docente di islamologia presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Firenze:

R. – Io non parlerei di scontro di civiltà come tra due blocchi, da una parte la civiltà o la cultura islamica tout court e dall'altra il mondo occidentale. Parlerei, piuttosto, di uno scontro violento tra derive islamiche. E' un mondo che ha delle radici antiche nella tradizione wahabita, integralista, in certe visioni estremamente radicali e puritane dell’islam, contro un islam che cerca di essere più moderno, più adattato al mondo e alla società di oggi. Quindi è una deriva di certe forme di puritanesimo, integralismo islamico - che poi hanno generato anche l’Is - che si scontrano all’interno della società islamica ed hanno delle conseguenze come onde lunghe anche nel mondo occidentale.

D. – Ma è possibile vedere l’Europa come assediata dall’islam, incapace di reagire, un po’ per la perdita d’identità e per la secolarizzazione in cui è incorsa?

R. - C’è senz’altro una perdita di identità, di quei valori cristiani che un tempo erano alla base della nostra cultura occidentale. In realtà, il mondo occidentale si trova impreparato: nei Paesi del Nord-Africa ci troviamo di fronte ad una situazione che è completamente diversa da quella che noi avevamo pensato e non abbiamo le chiavi di lettura di quello che sta succedendo. L’Is non è soltanto basato su queste versioni, integraliste, è imbevuto anche di dottrine apocalittiche, millenariste, profetiche: tutto è simbolico in queste visioni. Questa espansione dell’Is andrebbe letta come una chiave apocalittica musulmana, dell’escatologia musulmana. E noi non ne abbiamo le chiavi di lettura.

D. - Il grande imam di Al-Azhar, Sheikh Ahmed al-Tayeb, la più autorevole università del mondo islamico sunnita, ha dichiarato che è urgente, necessaria, una radicale riforma dell’insegnamento religioso tra i musulmani, proprio per contenere la diffusione dell’estremismo religioso …

R. - Il Gran Muftì dell’università di Al-Azhar del Cairo ha detto alcune cose straordinarie: prima di tutto che dobbiamo operare una riforma radicale all’interno dell’islam e poi rinnovare la tradizione dell’interpretazione del Corano. Le interpretazioni coraniche furono chiuse alla fine del 12.mo secolo nel mondo islamico con la fine delle grandi correnti filosofiche. Si chiuse l’ijtihad, la possibilità di interpretare. Dobbiamo riaprire l’interpretazione. Questa linea era già in sintonia con quanto diceva agli inizi del 1900 un altro grande muftì del Cairo, Muhammad Abduh, ma poi la riforma fu bloccata. Poi c’è un altro elemento importantissimo che cita il Grand Muftì: “State  attenti perché l’Is bolla tutti di essere dei kafir, cioè dei miscredenti”. I miscredenti non siamo solo noi cristiani ed ebrei, i kafir sono anche quelli che vogliono interpretare il Corano diversamente dalla lettura letterale del testo. Quindi l’interpretazione del Corano porta anche un musulmano ad essere considerato kafir, quindi infedele. È un’impostazione fortissima, una riflessione importante, quella dell’imam di Al-Azhar. Io penso perciò che ci sia veramente un grande segno di speranza per quello che potrebbe succedere nel mondo islamico.








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