Ci sono stati in India nuovi episodi di violenza contro strutture e comunità cristiane indiane. Un caso di vandalismo in chiesa - riferisce l'Agenzia Fides - è stato segnalato a Goa, in India occidentale. Uomini non identificati hanno colpito e danneggiato una statua della Madonna di Lourdes in una parrocchia di un villaggio. I fedeli sono preoccupati per la profanazione del luogo. In un altro Stato indiano, il Kerala, a sud dell’India, un cimitero cristiano nel distretto di Pathanamthitta è stato vandalizzato, con tombe e lapidi distrutte per due giorni consecutivi. Anche il muro del cimitero è stato deturpato da graffiti. A Mangalore, nello Stato del Karnataka, in India centrale, una sala di preghiera cattolica alla periferia di città è stata oggetto di lancio di sassi che hanno rotto le finestre. Secondo i cristiani locali “alcuni elementi anti-sociali stanno cercando di creare insicurezza e panico nella società”. Un forum di Ong cristiane ricorda che “gli attacchi e i frequenti atti di vandalismo contro obiettivi cristiani in diverse parti del paese destano preoccupazione: le autorità civili hanno il compito di fermare i violenti, garantire pace e armonia nella società, tutelare lo stato di diritto e la libertà religiosa”.
Preoccupazioni in Orissa
Intanto crescono le preoccupazioni della comunità
cristiana nello Stato indiano dell’Orissa dopo l’annuncio dell’intenzione dell’organizzazione
fondamentalista indù Vishwa Hindu Parishad (Vhp) di celebrare il suo giubileo di fondazione
nel distretto di Kandhamal, teatro dei pogrom anti-cristiani del 2007-2008. Ai festeggiamenti,
il 28 febbraio, è atteso il discusso leader del movimento Praveen Tagodia.
Timore del ripetersi delle violenze anti-cristiane
del 2008
“C’è paura e insicurezza non solo a Kadhamal, ma anche
nei distretti vicini”, ha dichiarato all’agenzia Ucan padre Ajay Singh, attivista
per i diritti umani nell’Orissa e vincitore nel 2003 Minority Rights Day Award conferito
dalla Commissione nazionale per le minoranze. Il timore è infatti il ripetersi delle
terribili violenze anti-cristiane di sette anni fa, scatenate accusa infondata di
aver ucciso il leader estremista, appartenente al Vhp, Laxmanananda Saraswati. Violenze
che secondo la Chiesa e le organizzazioni per i diritti umani causarono 91 vittime
(38 morte sul colpo, 41 per le ferite subite nelle violenze, 12 in azioni di polizia),
numerosi feriti con danni permanenti e la distruzione di quasi 300 chiese e di conventi,
scuole, ostelli e istituti di assistenza, costringendo alla fuga 55mila persone. A
sette di queste vittime è dedicata una targa commemorativa benedetta in questi giorni
da mons. John Barwa, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar.
Polemiche per alcune affermazioni di leader
induista su Madre Teresa
Ad alimentare le tensioni religiose nel Paese, dove
continua la mai sopita polemica sull’annosa questione delle conversioni forzate, anche
le affermazioni del leader di un’altra organizzazione integralista indù, l’RSS, su
Santa Teresa di Calcutta, una figura molto rispettata in India. Durante una cerimonia
a Bharatpur, nel Rajastan, l’esponente politico avrebbe affermato che l’opera a favore
dei poveri della fondatrice delle Missionarie della Carità era comunque finalizzata
a convertirli al cristianesimo. Frase che ha suscitato scalpore nella comunità cristiana
e critiche di diversi esponenti politici, anche se l’interessato ha replicato che
le sue parole sono state fraintese.(L.Z.)
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