2015-02-27 13:13:00

Centro Astalli: combattere paure innescate dai fondamentalismi


Dai Paesi in conflitto fuggono migliaia di persone molte dirette anche in Italia. “Non sono numeri da invasione” ribadisce padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, a margine di un convegno su fondamentalismi e crisi umanitarie che si è tenuto ieri proprio nel centro dei Gesuiti. Tra i temi affrontati anche immigrazione e accoglienza. Il servizio di Michele Raviart:

La diffusione del fondamentalismo aggrava la situazione dei popoli che sono vittime del terrore e da questo cercano di fuggire. Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli.

“Sicuramente le situazioni dei fondamentalismi rendono più difficile la gestione delle crisi umanitarie. Pensiamo, per esempio, alla Libia: la presenza dell’Is rende ancora più complicata la situazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati che lì si trovavano e che quindi sono costretti a partire. Anche se non c’è una relazione diretta, però ci sono delle conseguenze che alcune cose hanno sulle altre”.

Chi riesce a partire, sfruttato dagli scafisti, deve poi sperare di riuscire a sopravvivere alla traversata del Mediterraneo. “Era il mare del dialogo”, spiega Jean Lèonard Touadi, consigliere del Ministero degli Esteri italiano, ora è “un cimitero a cielo aperto”. Sotto accusa anche i mezzi di informazione, che spesso strumentalizzano questo fenomeno. Sentiamo Touadi:

“I nostri media sotto la parola ‘immigrazione’ lavorano molto in collaborazione con l’imprenditoria della paura, che ha scelto l’immigrazione come spauracchio per instillare la sindrome da invasione. E questo ci impedisce intanto di comprendere davvero che sono esseri umani e di comprendere anche che dietro questa loro sofferenza singola ci sono problematiche geopolitiche, economiche, di cui noi stessi siamo responsabili”.

Una paura irrazionale, che vede negli immigrati potenziali terroristi o che può portare a identificazioni superficiali tra islam e fondamentalismo dimenticando che la prima vittima dei jihadisti sono proprio i musulmani. Luigi Sandri, storico e giornalista della rivista “Confronti”:

“Quello che fanno questi del Daesh, dell’Is, è una cosa brutale e non solo in se stessa perché ammazzano gente innocente, ma anche dal punto di vista esegetico dello stesso islam. E’ una forzatura insopportabile. E’ vero che ci sono anche i cristiani – ed è una cosa tremenda quello che hanno patito, per esempio, i gruppi armeni, i caldei… - però la maggior parte delle vittime del Daesh, cioè dell’Is, sono musulmani stessi: i peggiori nemici dell’Is non siamo noi occidentali, sono i musulmani stessi che non accettano questo loro modo di vivere il Corano”.

Dopo le stragi di Parigi a Charlie Hebdo, alcune scuole di Roma hanno annullato la visita alla Moschea, spiega ancora padre Camillo Ripamonti, che aggiunge:

“Bisogna assolutamente disinnescare queste paure che rischiano di condizionare anche i comportamenti delle persone, l’accoglienza delle persone. Mentre il tentativo di conoscere il testimone di una fede diversa ti aiuta, in qualche modo, a non avere paura delle persone, ma a conoscere la complessità anche del fenomeno islam, che non è riassumibile nei fondamentalismi”.








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