2015-02-26 13:32:00

Clochard sepolto in Vaticano. Ciani: la sua medicina era la Comunione


Quando nell’800, Carlo Magno ricevette a pochi passi dalla Tomba di Pietro un terreno dal Papa per dare sepoltura ai pellegrini tedeschi non avrebbe potuto immaginare che 12 secoli dopo, tra le tombe di principi e cavalieri, avrebbero trovato posto anche le spoglie di un senza tetto. E’ invece successo il 9 gennaio scorso – ma la notizia è trapelata solo ieri – quando l’anziano clochard di origine fiamminga, Willy Herteleer, morto a metà dicembre a causa del freddo, è stato sepolto nel Campo Santo Teutonico in Vaticano. Per molti, nella zona di Piazza San Pietro, Willy era una figura familiare che colpiva per la sua dignità e bontà. Tra i suoi amici, anche mons. Americo Ciani, canonico della Basilica vaticana, che – in questa intervista di Alessandro Gisotti – si sofferma sulla figura di Willy e sul significato che assume la sua sepoltura all’interno delle Mura vaticane:

R. – Willy era uno spirito libero, dalla fede incrollabile. Un uomo della preghiera costante. Veniva nella chiesa di Sant’Anna (in Vaticano) e ascoltava sempre due Messe e dopo si posizionava su Via di Porta Angelica, appoggiato ad un lampione con il suo carrellino, e osservava tutte le persone che passavano. Molto spesso intratteneva qualcuno dicendo: “Ma lei si confessa qualche volta? Guardi che è necessario confessarsi, se no in Paradiso non ci si va!". Viveva in maniera semplice, modesta, amante però della sua libertà. Ho saputo, in seguito, da padre Bruno Silvestrini, parroco di Sant’Anna, che era deceduto. Non sapevo, però, dove fosse. Ma poi, dal mio amico giornalista Paul Badde e sua moglie Cristina ho saputo che era in attesa di essere sepolto. Paul Badde fa parte dell’arciconfraternita del Cimitero teutonico in Vaticano, e poiché Willy Herteleer era un fiammingo e cattolico, morto a Roma, c’era la possibilità di seppellirlo nel Cimitero teutonico. Cosa che poi è avvenuta il 9 gennaio 2015. Sono stato invitato da Paul Badde a celebrare il funerale nella cappella del Cimitero teutonico e lì ho ringraziato il Signore di averci fatto incontrare un uomo apparentemente solo, ma che non si sentiva mai solo, perché era presente in lui la grazia di Dio. Pregava, pregava molto, e diceva sempre: “La mia medicina è la Comunione”.

D. – Una cosa che colpisce è che Willy, un clochard, riposa ora tra le tombe di principi, cavalieri… tombe secolari…

R. – Certo, siamo proprio in perfetta sintonia con i messaggi così penetranti di Papa Francesco, quando tocca sempre gli esclusi, coloro che nella nostra società non contano, tutt’al più possono costituire un numero, ma che invece sono a cuore, non solo del Papa, ma di Cristo Signore, che ha sempre amato e preferito i più poveri.

D. – Questa vicenda deve essere anche in qualche modo una esortazione a tutti noi a guardare con occhi diversi i tanti clochard, che per esempio proprio nell’area di San Pietro si trovano, vivono…

R. – Esatto! Io da molti anni dipingo, faccio delle mostre per aiutare i missionari, e a Willy avevo detto: “Guarda che prima o poi ti faccio un ritratto”. E lui era tutto sorridente e contento. Gli ho fatto due ritratti: un acquarello e un pastello. Quando si è trattato di celebrare le esequie, Paul Badde mi ha detto: “Bisogna portare in chiesa i due quadri!”. E li abbiamo collocati ai piedi dell’altare: uno a destra e uno a sinistra del feretro.








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