Come proteggere i bambini spettatori di conflitti e di violenze tra i genitori. Se ne è parlato nel convegno “La tutela del minore dentro il conflitto genitoriale” che si è svolto a Roma per iniziativa dell’ associazione “Federico nel cuore”. Sulle motivazioni dell' incontro, Anna Zizzi ha sentito la presidente dell’associazione, Antonella Penati:
R. – Questo convegno è stato dedicato a tutti i bambini non ascoltati. L’idea della associazione è di aiutare a far nascere una cultura attenta ai bambini e soprattutto a tutela dell’unità familiare, perché non solo i bambini devono essere ascoltati, ma i genitori devono essere aiutati nel loro ruolo genitoriale.
D. – Vari sono stati i temi affrontati nel convegno: si è parlato della violenza sulle donne fino ad arrivare alla protezione del minore. Quali sono ad oggi le azioni intraprese a riguardo?
R. - La violenza sulle donne e quella sui minori sono strettamente collegate. A fronte di una violenza su una donna e a fronte di un “femminicidio”, spesso le vittime collaterali sono i bambini, cioè i figli. Il “femminicidio” è un fenomeno molto in aumento. Recentemente c’è stata la convenzione di Istanbul che l’Italia ha ratificato, ma sono tante le riforme che devono essere fatte in Italia in favore e a sostegno di tutte le figure preposte, dai giudici, ai magistrati, alla polizia, ai servizi sociali, a protezione della vittima, prima della donna che subisce violenza, e poi anche dei bambini. Ho chiesto al presidente della Commissione giustizia alla Camera di dedicare il 25 febbraio di ogni anno alla giornata contro il “figlicidio”, inteso come bambini uccisi a causa di un “femminicidio”, a causa della violenza intrafamiliare o a causa del conflitto tra genitori.
D. – Quali sono le conseguenze che possono ricadere sui figli che vivono in un contesto familiare di violenza?
R. – Prima di tutto sono danni biologici permanenti. Tutti i bambini che subiscono violenza e subiscono addirittura, spesso, allontanamenti in case famiglia, hanno dalle quattro alle sei volte in più di potenzialità di suicidio in età adolescenziale, hanno tutta una serie di problematiche organiche, una serie di problematiche di ordine psicologico, e noi abbiamo il dovere di dare un aiuto per interrompere questa escalation di orrore.
D. – Perché nasce l’organizzazione “Federico nel cuore”, che ha promosso il convegno, e qual è la sua mission?
R. – La mission dell’associazione è “the children must be heard”, i bambini devono essere ascoltati. E’ nata in memoria di Federico Barakat e la mission è quella di formare, e prima di tutto denunciare, tutto il mancato ascolto di tanti bambini. di tante donne e di tanti genitori. Nasce perché si vuole far crescere una cultura di attenzione in tutte le figure preposte alla tutela del minore: fare convegni, fare incontri, richiamare il legislatore a favorire una formazione, una creazione di un sistema di sinergie tra giudici, avvocati, assistenti sociali, psicologi, che siano figure formate, preparate, per aiutare davvero i bambini. Una società civile, se si vuole chiamare tale, deve garantire una vita serena proprio ai più deboli, in questo caso i bambini, che sono comunque il nostro futuro. Una società civile non può non proteggere i bambini.
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