2015-02-24 13:01:00

Vocazioni religiose: guardiamo al Papa, esempio di forza


Le vocazioni alla vita religiosa, il calo evidente dei giovani che rispondono a questa particolare chiamata, la sensazione che sia alle porte una nuova fioritura. Sono i dati e sentimenti che accompagnano la Conferenza internazionale sulla pastorale delle vocazioni alla vita consacrata, in corso a Roma fino a venerdì prossimo. L’incontro, con esperti di vari continenti, è organizzato dal “National Religious Vocation Conference” di Chicago – associazione  cattolica statunitense impegnata da 27 anni nella promozione vocazionale – e sostenuto dalla Conrad N. Hilton Foundation. Alessandro De Carolis ha intervistato uno dei partecipanti, padre David Glenday, segretario generale dell’Unione dei Superiori Generali (Usg):

R. – Dal “National Religious Vocation Centre” dei religiosi negli Stati Uniti hanno convocato persone responsabili per la promozione delle vocazioni religiose nell’Occidente, perché si voleva studiare un po’ una situazione critica: Stati Uniti, Canada, Irlanda, Inghilterra, Nuova Zelanda, Australia, Oceania, per vedere il fenomeno, le cause, possibili risposte fatte insieme.

D. – Questa analisi, quindi parliamo intanto delle cause del fenomeno, che cosa vi ha fatto capire?

R. – Siamo ancora all’inizio. Io suppongo che il discorso andrà sul grande cambiamento culturale che è avvenuto e sta avvenendo: le ricadute sulle famiglie, per esempio, il fenomeno di una certa difficoltà ad un impegno “ad vitam” delle nuove generazioni, la sfida per la vita religiosa di presentarsi, di spiegare le proprie ragioni. Certamente, le persone, i candidati, sono di meno ma c’è una sensazione che vi sia un fuoco che brucia sotto le ceneri. Siamo un poco nelle ore prima dell’alba. Allora, c’è una necessità di vivere questo momento con speranza con fiducia, con intraprendenza, con energia.

D. – In che modo, stante questa situazione di oggi di grande disinteresse da parte di tanti giovani verso la vita ecclesiale e religiosa, si possono attrarre?

R. – E’ la testimonianza, la testimonianza attrae: la testimonianza di gioia, di pace, di interesse per gli ultimi, di iniziativa. E grazie a Dio è una testimonianza si dà. Poi, bisogna avere fiducia, bisogna sapere seminare, non bisogna aspettarsi i risultati immediati. La gioia della testimonianza vissuta con libertà di spirito.

D.  – Le speranze quali sono?

R. – Per esempio, ieri, la sorella venuta dalla Francia diceva che quando i giovani vanno a Lourdes, al loro centro, chiedono loro, anonimamente: chi di voi ha mai pensato di essere religioso, religiosa? Il 40% risponde che ha pensato a questo. Poi, dagli Stati Uniti c’è stata la testimonianza di splendidi giovani… Allora, questa è un po’ la speranza, che c’è questo fuoco, che lo Spirito Santo sta lavorando. Che poi, è l’invito che ci rivolge fortemente il Santo Padre.

D. – In che modo il messaggio che Papa Francesco ha dato a tutti i religiosi nell’Anno della Vita Consacrata vi sta guidando in questo incontro?

R.  – Questo convegno è un frutto dell’inizio dell’Anno di Vita Consacrata indetto dal Papa. Naturalmente, quello che soprattutto sospinge e anima è il suo esempio, perché noi siamo coscienti che il Papa è un religioso: non lo nasconde, lo vive apertamente e ci chiama ad un impegno più forte, più radicale. Questo aiuta.








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