2015-02-19 14:03:00

Libia. Onu: opzione politica. Russia: pronti ad agire contro Is


Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha deciso di andare avanti con la soluzione politica alla crisi in Libia e l’Italia è pronta ad assumere un ruolo guida. La Russia dal canto suo non esclude l’idea di partecipare ad un’eventuale coalizione internazionale contro lo Stato islamico nel Paese nordafricano. Cecilia Seppia:

L’Italia si candida al ruolo di guida nella stabilizzazione in Libia per sedare la crisi in atto, su cui l’Onu ha deciso di far prevalere l’orientamento della diplomazia e della soluzione politica, dando spazio e fiducia ancora al lavoro del mediatore Bernardino Leon. Il presidente americano, Barack Obama, assicura che ci vorrà tempo, ma lo Stato islamico verrà battuto e anche Mosca per la prima volta al Palazzo di Vetro non ha escluso di voler partecipare alla eventuale coalizione internazionale anti-Is in Libia. Scontento l’Egitto, che all’Onu aveva chiesto una risoluzione immediata con l’intervento militare e l’invio di armi a Tobruk per combattere contro i jihadisti. La linea del Cairo che ha deciso di bombardare la Libia e persino compiere azioni di terra come quella di ieri a Derna, agita però l’intera area. Il Qatar ha deciso di richiamare il suo ambasciatore, fiancheggiato dalle monarchie e dagli Stati arabi del Golfo che rispediscono le accuse, mosse loro dal governo di al-Sisi, di sostenere il terrorismo. Sul terreno intanto anche oggi si contano vittime, mentre va avanti lo scontro tra gruppi rivali e la brigata di Misurata si prepara a liberare Sirte, controllata dall’Is. Trenta i tunisini rapiti in Libia da vari gruppi terroristi.

Al microfono di Cecilia Seppia, il commento di Emanuele Schibotto, analista della rivista “Longitude” a partire da quanto deciso ieri dal Consiglio di sicurezza dell'Onu:

R. – La riunione di ieri non era una riunione evidentemente definitiva; era una riunione forse interlocutoria per tracciare il punto, distinguere fra i Paesi che sono in prima linea nell’intervento, gli stessi che sostanzialmente lo erano nel 2011, quindi soprattutto Francia, e Paesi che premevano per una linea più morbida come gli Stati Uniti e la stessa Italia che pur essendosi detta pronta ad un intervento anche militare, ovviamente vuole avere il sostegno più ampio possibile anche per avere un piano di azione definito. Forse uno dei problemi dell’azione del 2011 fu quello di non avere un piano coordinato.

D. – Quindi, secondo te quello che stiamo vedendo è anche il risultato di errori fatti nel dopo Gheddafi?

R. – Sì. Teniamo presente che c’è ancora un embargo nei confronti del governo libico. Proprio ieri in seno all’Onu il governo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, ha cercato di spingere per togliere l’embargo. C’è stata una mancanza di “peacekeeping” forse anche di “peace-enforcing” dopo la fase meramente militare.

D. – A proposito invece dell’Egitto, del ruolo che sta avendo in questa crisi, della decisione quasi immediata di bombardare postazioni jihadiste in Libia e ieri anche di effettuare anche la prima azione di terra a Derna: l’Egitto sembra molto intenzionato ad agire su piani diversi da quelli invece stabiliti dall’Onu.

R. – L’Egitto forse si sente abbastanza sicuro di avere una copertura, anche se non formale e non esplicita, da parte di due alleati che sono stati storici dell’Egitto: gli Stati Uniti e la Russia. In una fase di tensione tra questi due Paesi, l’Egitto si sente libero di muoversi, forse si sente libero di agire, pur non avendo l’approvazione formale, il benestare da parte né dell’uno né dell’altro. O forse, proprio per questo, gli Stati Uniti decidono di lasciare agire come se fosse una sorta di "guerra per procura", che è la pratica usuale nella guerra fredda.

D. – Anche perché proprio ieri il rappresentante permanente russo all’Onu per la prima volta non ha escluso la partecipazione di Mosca a un’eventuale coalizione internazionale contro lo Stato islamico in Libia …

R. – Certo, c’è una posizione della Russia che è un attore chiaramente coinvolto da sempre in Medio Oriente, pensiamo ai legami con la Siria, all’epoca sovietica con l’Egitto … Quindi, la Russia ha ben presente il proprio peso e il proprio ruolo soprattutto a livello  di fornitura di armi ed equipaggiamento militare. Quindi, ci sono in gioco interessi chiaramente di tipo economico ma la Russia stessa prende atto di una minaccia – quella dello Stato islamico – che potrebbe e può riguardare il anche il suo territorio nel momento in cui focolai o gruppi jihadisti possono giungere dal Caucaso, possono infiltrarsi nelle Repubbliche separatiste in tutte quelle zone grigie dove ci sono presenze di comunità musulmane.

D. – Per mettere in moto questo processo di stabilizzazione, di soluzione politica ovviamente sono necessari dei passi concreti, a cominciare dal rilancio del negoziato con tutte le fazioni interne alla Libia …

R. – C’è bisogno di un Paese che si faccia carico di questo problema. In questo caso, potrebbe essere l’Italia, quindi chiaramente procedere con le vie diplomatiche e procedere magari a una conferenza di pace.








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