2015-02-17 15:30:00

Ucraina: scontri duri a Debaltseve, attesa per ritiro armi


Cinque soldati sono morti nelle ultime 24 ore ed altri 9 sono rimasti feriti nell'est ucraino, nonostante la tregua: lo ha riferito il portavoce militare ucraino, Andrei Lisenko, in una conferenza stampa a Kiev. Ieri, stando alla stessa fonte, era morto lo stesso numero di militari, mentre 25 erano rimasti feriti. E il vicecapo della polizia regionale di Donetsk filo-ucraina sottolinea che a Debaltseve "si combatte per ogni quartiere, per ogni strada". Da più parti, si ribadisce che il ritiro delle armi pesanti, previsto oggi, può essere effettuato solo dopo la realizzazione del primo punto dell'intesa di Minsk, il cessate-il-fuoco”. Della particolarità della località di Debaltseve, Fausta Speranza, ha parlato con il prof. Aldo Ferrari, che si occupa di Europa e Russia all'Università Ca' Foscari a Venezia:

R. – Si tratta, dal punto di vista militare, di una “sacca”, cioè di un luogo al cui interno sono stati assediati alcune migliaia di soldati ucraini. Dal punto di vista economico e infrastrutturale, collega con un’importante tratta ferroviaria le due città principali, quelle di Lugansk e di Donetsk, nel Donbass. Quindi, da questo punto di vista è realmente un luogo di grandissima importanza strategica.

D. – Debaltseve è davvero rimasto fuori dall’accordo?

R. – Sostanzialmente sì, per arrivare all’accordo è stato necessario semplificare alcuni punti, uno dei quali, purtroppo – questo si sapeva – era che quasi certamente si sarebbe dovuto combattere, addirittura sarebbero stati dati tre giorni di sospensione prima dell’inizio del ritiro delle armi probabilmente perché si risolvesse questa questione. Cosa che non è avvenuta. Adesso il nodo va risolto, perché sul campo non può rimanere una situazione di questo tipo.

D. – Che dire della pressione dei filorussi in questa zona sui militari ucraini che sono assediati?

R. – Il problema ha due aspetti. Si può criticare i filorussi perché cercano di occupare questa postazione, ma io sono anche preoccupato per la posizione del governo ucraino che rischia di far massacrare i suoi soldati per mantenere il controllo di questa località. La logica vorrebbe che questa sacca venisse sgomberata. Sono due esigenze contrapposte, come purtroppo avviene per tutto il conflitto più in generale. Se non si riesce a trovare un accordo a partire da queste piccole cose, per arrivare a quelle più generali riguardanti lo status delle regioni orientali, il conflitto rimarrà aperto e le tregue saranno sempre provvisorie.

D. – Il secondo tentativo di tregua sembra veramente nato già molto fragile…

R. – Apparentemente sì, non poteva essere diversamente. Ripeto, ci sono sul terreno delle esigenze contrapposte. Entrambe le fazioni che si combattono hanno appoggi esterni che agiscono. È molto, molto difficile. Probabilmente, si sarebbe potuto far meglio per definire questa tregua, ma c’era il rischio che fallisse completamente l’accordo. Ci si è un po’ buttati sperando che andasse bene. Sembra, purtroppo, che non stia andando bene. Stanno venendo al pettine i nodi lasciati dall’accordo. Speriamo, comunque. Vediamo se questa situazione sul terreno si riesce a risolvere in qualche maniera. Forse è un po’ troppo presto, speriamo, per parlare di un fallimento definitivo degli accordi di Minsk 2.








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