Rivedere le modalità di selezione per l’iscrizione alla scuola pubblica e restaurare lo standard educativo del Kenya: si può sintetizzare così l’appello lanciato al governo dalla Commissione per l’educazione della Conferenza episcopale del Kenya, attraverso una nota a firma del presidente dell’organismo, mons. Maurice Makumba. Al centro del richiamo dei presuli, il “Form One”, ovvero il sistema automatizzato lanciato dall’esecutivo per selezionare gli studenti che vogliono iscriversi alle scuole pubbliche nazionali. Una modalità criticata dalla Chiesa perché non tiene conto di “tutte le parti interessate al settore dell’educazione”.
Tutelare le scuole no-profit che aiutano studenti indigenti
Ad esempio, le scuole private no-profit che, grazie a tasse di iscrizione molto basse,
garantiscono la formazione ai ragazzi più indigenti, non vengono incluse nel “Form
One”. E questo – spiegano i presuli – comporta che “migliaia di bambini poveri sono
stati ammessi in scuole molto costose” che non potranno frequentare. “Si tratta –
sottolineano i vescovi – di una violazione inaccettabile del diritto costituzionale
dei minori ad un’educazione di qualità”, perché “ogni bambino ha il diritto di ricevere
il livello più alto di educazione e non deve essere costretto a frequentare una scuola
che non lo offra”. Inoltre, nota la Chiesa di Nairobi, il “Form One” finisce per raggruppare
in una stessa classe studenti con punteggi formativi molto differenti, il che crea
notevoli difficoltà nell’apprendimento collettivo.
Non esistono bambini “pubblici” e “privati”. Educazione è diritto di tutti
Di qui, il richiamo forte al fatto che “non ci sono bambini pubblici e bambini privati,
sono tutti bambini”, tanto più che “non tutti gli studenti delle scuole private provengono
da famiglie ricche, anzi: molti hanno genitori poveri che fanno grandi sacrifici per
permettere loro di studiare”. Per questo, “il governo dovrebbe incentivare le istituzioni
e le organizzazioni religiose ad avviare scuole private secondarie poco costose, così
da permettere l’istruzione anche ai giovani meno abbienti”.
No a politiche populiste, puntare sulla qualità
“Il settore dell’educazione del Kenya è in crisi – concludono i vescovi – una crisi
perpetrata da politiche populiste che puntano sulla quantità, più che sulla qualità,
della formazione. Siamo sull’orlo del baratro: fermiamoci e ricostruiamo il sistema”.
(I.P.)
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