2015-02-14 11:40:00

Mons. Tomasi: rispetto clima, Paesi rischiano di scomparire


Le Nazioni Unite sono al lavoro in vista della ventunesima Conferenza della Convenzione quadro sul cambiamento climatico, COP 21, che si terrà nel dicembre prossimo a Parigi. Dopo il Perù sarà la dunque Francia ad ospitare questo nuovo appuntamento che dovrà segnare una tappa decisiva nei negoziati del futuro accordo internazionale per il dopo 2020. L’obiettivo che si cercherà di perseguire è che tutti i Paesi, fra cui i maggiori responsabili delle emissioni di gas a effetto serra, siano impegnati da un accordo universale costrittivo sul clima. Ai lavori preparatori dà il suo contributo anche la Santa Sede nella persona di mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente presso l’Ufficio Onu di Ginevra. Adriana Masotti l’ha intervistato:

R. - Esperti ed opinione pubblica stanno diventando sempre più convinti dell’urgenza di agire ora per stabilizzare la concentrazione nell’atmosfera dei gas serra. Tra inquinamento e cambiamento climatici c’è un legame reale che ha conseguenze negative sull’ecosistema, sulla produzione di cibo, sullo sviluppo economico sostenibile. Il 2014 è stato l’anno più caldo, al di sopra della media e ha contribuito a inondazioni in vari Paesi. La comunità internazionale si impegna a rispondere a questa situazione. Si tratta di fare un passo in avanti rispetto alla Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici del 1992 e ratificata da 196 Stati. Si sta preparando, quindi, per il prossimo incontro del gruppo di lavoro a Parigi, uno strumento legalmente vincolante sui cambiamenti climatici che abbia effetto a partire dal 2020 e che vincoli tutti i Paesi. In questi giorni i Paesi hanno presentato proposte e priorità da includere nel testo dell’eventuale nuovo strumento. La delegazione della Santa Sede appoggia l’idea di un appoggio vincolante che diventa una precondizione necessaria per testimoniare un impegno reale nell’affrontare il problema dei cambiamenti climatici. Senza tale impegno alcuni Paesi insulari, specialmente nel Pacifico, direttamente coinvolti perché a rischio di scomparire, potrebbero non partecipare al prossimo negoziato perché cancellati dalla carta geografica. Le discussioni a Ginevra sono una tappa del cammino per giungere ad un nuovo strumento. A giugno si riprenderanno le analisi del testo negoziale e i dibattiti a Bonn in Germania.

D. - C’è ottimismo sulla possibilità di raggiungere l’obiettivo prefissato?

R. - C’è un certo cauto ottimismo che ci sarà un esito positivo alla conferenza di Parigi. La maggiore evidenza scientifica, che mostra una stretta correlazione tra inquinamento e cambiamenti climatici, ha favorito l’accettazione di eventuali sacrifici per affrontare i costi per nuove tecnologie e per solidarietà verso i Paesi meno sviluppati. Infatti, persistono agende diverse, portate avanti dai Paesi industrializzati, da quelli in via di sviluppo, dalle economie emergenti ed è normale che ci siano posizioni diverse. Il lavoro di questi giorni e dei prossimi mesi è di raggiungere una convergenza sulle agende politiche nella convinzione che senza concessioni di interessi nazionali si potrebbero ledere gli interessi di tutta la famiglia umana. E la prospettiva con cui contribuisce la Santa Sede è appunto quella del bene comuneLe conseguenze dei cambiamenti climatici non guardano a confini nazionali: il messaggio inviato da Papa Francesco alla Conferenza degli Stati parte alla Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici, tenutasi nel dicembre scorso a Lima, in Perù, sottolinea come le discussioni sul clima incidano su tutta l’umanità, in particolare sui più poveri e le generazioni future. Diventa, quindi, una grave responsabilità etica e morale dare una risposta collettiva che protegga il pianeta e la famiglia umana.

D.- A testimoniare la sensibilità della Chiesa nei confronti di questi temi sarà anche un nuovo documento sull’ecologia a cui sta lavorando il Papa…..

R.- Il tempo per trovare soluzioni globali si sta esaurendo. I prossimi mesi sono cruciali. Per incoraggiare e stimolare un accordo efficace, come frutto degli incontri preparatori alla conferenza di Parigi, l’annunciata Enciclica sull’ecologia sarà indubbiamente un contributo fondamentale. Verranno indicati i parametri etici dentro cui si sviluppi l’azione collettiva. Scienza e fede convergono in modo che la protezione, il rispetto e la gestione del Creato siano l’impegno di tutta la famiglia umana e questo secondo le capacità e le risorse disponibili di ciascun Paese e rendendo il Creato sempre più a servizio della persona umana.








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