2015-02-13 12:39:00

Neonata morta in ambulanza. Indaga magistratura e Ministero


Sgomento e incredulità in Italia, per la neonata morta a tre ore dal parto in una clinica privata, a causa di una crisi respiratoria, durante il trasferimento da Catania a Ragusa, dopo essere stata rifiutata da tre grandi ospedali del capoluogo etneo. Aperte due inchieste penali dalla magistratura e due amministrative, una della regione Sicilia e una del Ministero della salute. Ci sono già degli indagati. Per capire cosa non ha funzionato nel sistema sanitario siciliano, Marco Guerra ha intervistato Giuseppe Greco membro della Direzione nazionale del Tribunale del malato:

R. – Sono tutte le realtà di Utin, cioè di Terapia intensiva neonatale, per la città metropolitana di Catania che hanno dato risposta negativa. Quindi, vuol dire che c’è una condizione di insufficienza rispetto a quello che è un evento improvviso, che è tipico però del bisogno di terapia intensiva neonatale. C’è un problema serio di ridefinizione di quella che è la mappatura, quindi l’allocazione, delle terapie intensive neonatali. Però questo non doveva accadere, perché il parto è andato a buon fine e poi l’insorgenza della crisi respiratoria ha invece determinato una urgenza rispetto alla quale il sistema non ha funzionato bene. Dobbiamo scoprire perché il tempo non è stato calcolato, perché è andato troppo troppo dilatandosi? Perché la scelta si è basata su Ragusa, che è una città molto distante? E quale è stato il ruolo del 118 in tutto questo, perché avrebbe dovuto probabilmente anche pensare ad uno spostamento con altro mezzo, che non l’ambulanza.

D. – Chi ha le responsabilità maggiori? I tre ospedali catanesi che hanno rifiutato la neonata sono tra i più efficienti della Sicilia e del Sud Italia, dice il presidente della Regione Crocetta…

R. – Guardi anche io sono del parere che è un buon sistema sanitario, che però deve fare i conti con troppe cose in questa fase della vita dei servizi sanitaria regionali. Deve fare i conti con quelli che sono i tetti di spesa, con quelle che sono le attribuzioni dei posti letto, con quelle che sono le necessità di investire maggiormente sul territorio, con quella che è la necessità – necessità ovviamente tra virgolette – anche di ridurre in maniera eccessiva i posti letto. Qui siamo di fronte a una realtà specifica, che è quella della terapia intensiva neonatale, e io mi vorrei soffermare su questo punto: io credo che investire maggiormente nelle terapie intensive neonatali sia un fattore fondamentale per il buon funzionamento di un sistema grande. Poi dobbiamo ragionare, in questo caso di Catania, in un sistema che è quello di un’area metropolitana… Le risposte che bisognerà dare sono su come deve funzionare una città metropolitana.

D. – Ma è normale che un ospedale non accetti una neonata in situazioni critiche?

R. – No, non è normale. Non è normale ed è una cosa che non si può accettare. Stiamo parlando di grandi ospedali, stiamo parlando di nosocomi molto grandi. Non c’era posto, perché tutti i posti erano assegnati, però  io ne prendo uno – il Calvizzano – che ha solo quattro posti di terapia intensiva neonatale e che a nostro avviso sono insufficienti. Per cui, abbiamo chiesto risposte ben precise su questo e probabilmente ci costituiremo anche parte civile, con l’adempimento successivo rispetto a quelle che saranno le cause appurate ed accertate.

D. – Le cliniche private che eseguono parti non dovrebbero avere una rianimazione neonatale?

R. – In genere sono, in un qualche modo, collegate con le realtà di ospedali più grandi, di ospedali pubblici, rispetto ai quali chiedere poi un intervento qualora si presentassero delle difficoltà di questo tipo. Certo, le grandi cliniche private è bene che ce le abbiano e infatti molte ce le hanno, però qui in Sicilia le cliniche sono più piccole.

D. – Allargando invece il discorso a livello nazionale, additare la sanità come il principale problema delle casse pubbliche influisce alla fine sui servizi che abbiamo?

R. – Purtroppo in parte influisce. Non vi è dubbio che i tagli hanno inciso, a volte, anche in ambiti sui quali non bisogna toccare l’equilibrio possibile, che era quello che era in atto. Bisogna provare a tagliare da altre parti.








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