2015-02-12 14:02:00

Ucraina: vertice a Minsk, accordo per fermare il conflitto


Dopo 16 ore di trattative, a Minsk, i leader di Russia, Ucraina, Germania e Francia – il cosiddetto quartetto formato Normandia – hanno firmato un accordo preliminare per fermare il conflitto nelle regioni separatiste dell’Ucraina orientale. Da domenica il cessate il fuoco e il ritiro delle armi pesanti dal terreno e sul fronte politico l’impegno ad attuare gli accordi Misk del 5 settembre scorso. Il servizio di Marco Guerra:

I leader del formato Normandia, Putin, Poroshenko, Merkel e Hollande, hanno adottato una dichiarazione per sostenere l'attuazione degli accordi di Minsk dello scorso settembre, ripetutamente violati da ambo le parti. Concordata anche una serie di incontri per assicurare l’implementazione del piano di pace. Sul fronte militare si è raggiunta l'intesa per il cessate il fuoco a partire da domenica, il ritiro delle armi pesanti e di tutte le truppe straniere, la creazione di una zona cuscinetto larga 50 chilometri e la liberazione di tutti prigionieri politici entro il 19 febbraio. Annunciata anche un’intesa sullo status speciale per l'Ucraina sud-orientale, ma Poroshenko ha sottolineato che non è stata prevista alcuna autonomia per le aree sotto il controllo dei ribelli separatisti. Soddisfazione è stata espressa da Francia e Germania. Hollande ha parlato di accordo politico globale sulla crisi ucraina. Merkel afferma che c’è grande speranza ma che non bisogna farsi illusioni. E a tre giorni dall’entrata in vigore della tregua, sul terreno si registra la morte di 9 civili e due militari nelle ultime 24 ore, mentre Kiev denuncia l’ingresso di 50 carri armati russi sul proprio territorio. Per un commento sui risultati del vertice di Minsk, sentiamo Germano Dottori, docente di Studi Strategici all'Università Luiss di Roma:

R. – A me sembra che sia uscito fuori un accordo interinale, che prospetta un percorso o come si suol dire una road map, che dovrà essere attuata prima che si possa parlare di una fine della crisi che oramai dura da un anno e mezzo a questa parte. Ritengo, tuttavia, che non si tratti - in questo caso - di attuare l’accordo che era stato raggiunto nel settembre scorso, quanto piuttosto di cercare di risolvere i problemi che hanno determinato il fallimento di quella intesa. Non sono certo che quello che è stato concordato basterà a farlo.

D. – Quali sono i maggiori ostacoli che restano sul terreno e che pesano ancora fra le parti?

R. – Per quanto sia la Merkel che Hollande abbiano affermato che è stato raggiunto un accordo politico complessivo, a quanto pare finora non sembra che nell’accordo sia contemplato alcunché a proposito dello statuto di neutralità dell’Ucraina, che in realtà è il principale obiettivo della Russia da quando è scoppiata questa crisi: garantirsi cioè in qualche modo che il nuovo governo di Kiev non aderisca all’Alleanza Atlantica. Naturalmente il problema di fondo è che il formato entro il quale è stato raggiunto l’accordo, con la Germania e la Francia a rappresentare l’Europa e in senso più largo l’Occidente, ovviamente non è sufficiente per impegnare in alcun modo l’Alleanza Atlantica.

D. – Poi c’è Poroshenko che nega che verrà riconosciuta l’autonomia alle regioni separatiste…

R. – Si parla di un riassetto anche – diciamo – di carattere istituzionale per quelle regioni, ma non c’è nulla di definito a questo riguardo. Ovviamente il fatto che tra le parti ci sia un disaccordo su questo punto potrebbe costituire un’altra mina vacante dal punto di vista dell’effettiva attuazione di questa intesa.

D. – A livello geopolitico, invece, cosa significa questa intesa, visto il ruolo avuto anche da Germania e Francia? I rapporti tra Europa e Russia vanno sulla strada di una normalizzazione?

R. – Io sono maggiormente colpito da un altro fattore: è la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale che una questione di grande importanza ai fini della sicurezza europea venga affrontata e in qualche modo trattata all’interno di un format di cui sono parte soltanto dei Paesi europei. Non c’erano gli Stati Uniti: questa è una differenza enorme rispetto, per esempio, al Processo di Dayton che pose fine alla guerra in Bosnia Erzegovina. La presenza della Germania sicuramente è l’elemento fondamentale e segna un passaggio di status in qualche modo: la Germania da oggi è un Paese ancora più importante dal punto di vista politico di quanto non fosse fino ad una settimana o ad un mese fa. La presenza della Francia, tuttavia, indica che i tedeschi per esercitare un ruolo maggiore sulla scena internazionale hanno ancora bisogno di qualche alleato occidentale, che in qualche modo garantisca al mondo che non sono tornati quelli che abbiamo conosciuto nella prima metà del Novecento.








All the contents on this site are copyrighted ©.