19 febbraio, Papa incontra il clero romano sul tema dell’Ars celebrandi
Sarà l’"Ars celebrandi", in particolare l’omelia nella
celebrazione dell’Eucarestia, il tema del tradizionale incontro del Papa con il clero
della diocesi di Roma, in programma giovedì 19 febbraio, alle ore 10, nell’Aula Paolo
VI, in Vaticano. Il Pontefice terrà un discorso e poi risponderà ad alcune domande
che gli verranno poste dai sacerdoti. “Si tratta – scrive il cardinale vicario, Agostino
Vallini, in una lettera pubblicata sul sito web diocesano – del’incontro annuale con
il nostro Vescovo, che viviamo sempre con gioia e tanto frutto spirituale”.
Un tema caro a Papa Francesco
“Il tema dell’Ars celebrandi – continua il porporato – è stato suggerito dal Consiglio
dei prefetti ed è un argomento trattato dal Pontefice nell’Esortazione Apostolica
Evangelii gaudium”. Per permettere al clero romano di prepararsi all’incontro, per
desiderio del Papa è stato distribuito un intervento del 2005, che l’allora cardinale
Bergoglio tenne presso la Congregazione per il Culto Divino proprio su questo tema.
Il celebrante, leadership umile ma incisiva
Nel suo discorso, il futuro Pontefice sottolineava
la necessità, per il sacerdote, di cogliere per primo il senso del mistero della celebrazione
per poi comunicarlo alla comunità cristiana, così da permetterle di conformarsi ad
esso. Tutto questo, diceva l’allora cardinale Bergoglio, “richiede una fede viva,
nutrita, e un saldo spirito di preghiera”, accompagnato da una “leadership umile,
ma incisiva”, che fa intuire al popolo “un uomo che sa pregare la liturgia e che soprattutto
sa rivestirsi del Signore Gesù Cristo”.
Celebrazione dell’Eucaristia, atto di giustizia
Il futuro Papa Francesco rimarcava, poi, che la celebrazione
dell’Eucaristia non è “un atto di carità”, ma “un atto di giustizia” che il pastore
fa al suo popolo; l’omelia, quindi, non deve essere “semplicemente un leggere, un
predicare, un annunciare, ma piuttosto un pregare sincero”, un “parlare al cuore”.
Il sacerdote non è uno showman
Infine, l’allora porporato suggeriva di evitare alcuni
atteggiamenti, come quello del “sacerdote dai gesti rigidi, che pare quasi ignaro
della presenza del popolo”, oppure quello del “prete-showman che investe energie in
una specie di animazione superficiale”, o ancora l’atteggiamento del sacerdote affetto
dalla “sindrome di Marta”, ovvero così indaffarato che “non ha tempo per una degna
celebrazione in tempi ragionevoli”. (I.P.)
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