2015-02-06 19:38:00

Papa a Scholas Occurrentes: ricostruire patto educativo, no a deleghe


Non cambieremo il mondo, se non cambiamo l'educazione; per farlo occorre costruire ponti e ricostituire il patto educativo a scuola, in famiglia e nella società: è quanto ha affermato ieri pomeriggio il Papa, nell’Aula del Sinodo in Vaticano, in videoconferenza con i con ragazzi disabili collegati da varie parti del mondo, per la chiusura del IV Congresso Mondiale "Scholas Occurrentes”. La rete internazionale di scuole, nate in Argentina per volere dell’allora arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio, oggi conta 400mila istituti, sparsi nei 5 continenti uniti da sport, scienza e tecnologia. Presentate anche nuove sinergie con l'università Lumsa di Roma e progetti in Mozambico. Massimiliano Menichetti:

In ogni ragazzo c'è un tesoro
Le mani aperte verso lo schermo che salutano, il volto che esprime gioia e gratitudine del Papa e dei ragazzi in videoconferenza. E’ l’istantanea piena di forza di questo incontro tra Francesco nell’Aula del Sinodo in Vaticano, con altre 260 persone, e i ragazzi disabili collegati da Stati Uniti, Sud America, Africa, Australia, Medio Oriente. I volti di Isabel, Pedro, Alisia, Elvira, Taylor, Manosh e Bauti sono stati i testimoni che hanno chiuso il IV Congresso Mondiale di Scholas Occurrentes. Hanno raccontato le loro storie dialogando con il Papa. Storie difficili di ragazzi che vivono la disabilità, ma non per questo sconfitti, anzi hanno conquistato, lo sport, la voglia di usare telecamere, tablet, di dire agli altri "non scoraggiatevi mai":

"Todos ustedes tienen un cofre …
In tutti voi c’è uno scrigno e dentro c’è un tesoro. Il vostro lavoro è aprire lo scrigno, tirare fuori il tesoro, farlo crescere, darlo agli altri e ricevere quello degli altri. Ognuno di noi ha un tesoro dentro. Se lo lasciamo chiuso, resta nascosto, se lo condividiamo con gli altri, il tesoro si moltiplica con i tesori che vengono dagli altri”.

Raggiungere l'armonia non è raggiungere compromessi
Papa Francesco ha parlato della necessità di raggiungere l’armonia, che non è - ha precisato - "raggiungere dei compromessi, regole, una parziale capacità d’intendersi":

“Armonia es de alguna manera crear entendimiento…
L’armonia, in qualche modo, è creare la capacità di intendere le differenze, accettare le differenze, dare valore alle differenze e lasciare che si armonizzino"

Il patto educativo rotto
Quindi ha centrato la sua attenzione sul patto educativo:

“El pacto educativo que se da entre la familia… 
Il patto educativo che si dà in famiglia, a scuola, nella patria, nella cultura è rotto".

Non delegare educazione
Il patto educativo rotto – ha spiegato - significa che sia la società sia la “famiglia sia le diverse istituzioni delegano l’educazione agli addetti all’educazione”, “ai docenti, che generalmente mal pagati hanno sulle spalle questa responsabilità e se non ottengono un risultato, vengono ripresi”. “Nessuno – ha proseguito – però riprende le diverse istituzioni che hanno rinunciato al patto educativo, lo hanno delegato”. E il Papa si è detto vicino ai docenti, per questo difficile compito. Valorizzando l’esperienza di Scholas Occurrentes ha evidenziato lo sforzo a voler ricostruire “armonicamente il patto educativo” e la strada di cultura, sport e scienza per edificare ponti:

“Scholas quiere armonizar el lenguaje de la cabeza…
Scholas vuole armonizzare il linguaggio della testa con il linguaggio del cuore e il linguaggio delle mani. Che una persona, che un ragazzo, che un giovane pensi a quello che sente e a quello che fa; senta quello che pensa e quello che fa; faccia quello che sente e quello che pensa"

I Paesi non rinneghino la propria cultura
Per il Papa bisogna arrivare ad un “patto educativo” “assunto da tutti”, per sconfiggere la “crisi della civilizzazione”. Poi ha introdotto una vera e propria pedagogia per raggiungere l’armonia: “Ogni Paese cerchi” nella “tradizione storica, popolare le cose fondanti”. Le studi, le diffonda. “La cultura italiana, per esempio – ha detto - non può rinnegare Dante come fondamento”, quella Argentina, “Martin Fierro”.

Il gioco  come cammino educativo
Cultura ma anche gioco ha indicato Francesco:

“El Libro de la Sabiduria dice… 
Il Libro della Sapienza dice che Dio giocava, la sapienza di Dio giocava. Riscoprire il gioco come cammino educativo, come espressione educativa. Quindi l’educazione non è solamente informazione, è creatività nel gioco. Quella dimensione ludica che ci fa crescere nella creatività e nel lavoro insieme”.

La ricerca della bellezza
Imprescindibile in questo cammino verso l’armonia la ricerca della la bellezza, “che ci fonda”  ha sostenuto “ con la nostra arte, con la nostra musica, con la nostra pittura, con la nostra scultura, con la nostra letteratura”. Il Pontefice ha valorizzato anche la creatività e i tre linguaggi: delle mani, del cuore e della mente perché “questa scintilla” delle Scholas Occurrentes “che è nata continui ad estendersi in un fuoco che aiuti a ricostruire, ad armonizzare il patto educativo”.

Il colloquio con i ragazzi
Toccante il momento in cui Papa Francesco ha palato con i ragazzi. La piccola Isabel non vedente, di 13 anni, che ama l’atletica ha chiesto al Papa di dire a chi in difficoltà “di non arrendersi, perché con un po’ di sforzo si può arrivare dove si vuole”. Ad Alicia Francesco invece ha confessato di non saper usare bene la macchina fotografica e "il computer”. Taylor ha aperto il suo cuore: “ho incontrato molti ostacoli nella mia carriera scolastica. La mia lotta più grande è quella di essere in grado di condividere i miei pensieri per non perdere il passo e andare avanti”. Spiegando la lentezza a cui è costretto dalla sua disabilità ha chiesto al Papa come affrontare questo muro. E il Papa ha detto che non "bisogna spaventarsi mai di fronte alle difficoltà" perché "siamo capaci di superarle tutte, abbiamo solo bisogno di tempo per capire, intelligenza per trovare la via e coraggio per andare avanti, per non spaventarsi mai”. Francesco ha poi ribadito a Manosh la bellezza nel costruire ponti come insegna “Scholas Occurrentes”, perché: “quando voi comunicate date il meglio che avete dentro e ricevete dagli altri il meglio che hanno dentro”.








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