Zambia. Vescovi: promuovere pace e democrazia, no a tribalismi
Promuovere la pace e la democrazia nello Zambia, lottando
contro i tribalismi e le divisioni partitiche: questo il “mandato” che la Conferenza
episcopale del Paese (Zec) affida al nuovo capo dello Stato, Edgar Lungu, eletto il
20 gennaio scorso. In una nota diffusa successivamente alle votazioni e siglata da
mons. Telesphore George Mpundu, presidente dei vescovi, la Zec si congratula per il
processo elettorale svoltosi, in quanto prova “della maturazione di una cultura democratica”
nella nazione, un risultato del quale “andare fieri”. Allo stesso tempo, però, i presuli
esprimono l’auspicio che ora “si lavori uniti per migliorare la qualità della vita
di tutti i cittadini del Paese, in particolare dei poveri e dei deboli all’interno
della società”.
Allarme astensionismo, segno di sfiducia nelle
istituzioni
In un’ottica di “riconciliazione nazionale”, poi,
la Zec esorta “tutti i cristiani e tutta la popolazione ad abbracciare lo spirito
di perdono come inestimabile eredità da lasciare ai posteri”. Guardando, inoltre,
alle tensioni registrate in alcuni schieramenti politici, i presuli sottolineano che
la popolazione “è stanca di promesse elettorali non mantenute”, il che ha causato
“una perdita di fiducia, un’apatia” nei confronti dei partiti e delle procedure di
voto. L’affluenza alle urne, infatti, è stata del 34%, in forte calo rispetto alle consultazioni precedenti. “Chiediamo a tutti di
identificare e affrontare con urgenza le cause di questa apatia – sottolineano i vescovi
– perché in democrazia contano i numeri, senza i quali la legittimità dei risultati
elettorali viene sono messa in discussione”.
No al tribalismo, la diversità culturale è una
ricchezza
Un ulteriore appello la Zec lo lancia contro il persistere
del tribalismo, “realtà che non si può ignorare” perché ha portato alla “polarizzazione”
tra i due principali partiti contendenti: il Patriotic Front (Pf) del vincitore Lungu,
rappresentante della minoranza "nsenga", e lo United Party for National Development
(Undp) dello sconfitto Hakainde Hichilema, esponente dei "tonga", gruppo radicato
nel sud dello Zambia. Ma i vescovi sottolineano che “le 72 tribù presenti nella nazione
e che parlano 43 lingue diverse non sono una maledizione, bensì una benedizione di
Dio”. A Lui, dunque, bisogna essere grati per “questa ricca diversità culturale che
rafforza il Paese attraverso la stima reciproca”. A cinquant’anni dal conseguimento
dell’indipendenza, scrive ancora la Zec, lo Zambia “ha visto una rapida integrazione
etnica” e quindi, “qualunque politico tenti di puntare sul tribalismo per ottenere
un incarico istituzionale o emarginare l’opposizione risulta irrimediabilmente antiquato”.
Tanto più che, esorta la Chiesa di Lusaka, “la scelta di leader pubblici deve basarsi
sul merito di ciascuno e non sull’appartenenza tribale, la razza, il colore o lo schieramento
politico”.
Appello all’obiettività dei mass media
Allo stesso tempo, i presuli condannano ogni forma
di violenza elettorale, definendola “una forma di ammissione di paura o di fallimento
per impressionare o conquistare l’elettorato”; denunciano “fortemente” gli scontri
che hanno preceduto le consultazioni e ribadiscono “appassionatamente la necessità
di mantenere la pace” nel Paese. Anche i mass-media vengono chiamati in causa: i vescovi
ricordano il loro “ruolo vitale nell’informare ed educare la popolazione”, ruolo che
deve essere portato avanti in modo “scrupolosamente professionale, obiettivo, responsabile,
etico e super partes”, in quanto “indispensabile pilastro di una "governance" democratica”.
“I cittadini dello Zambia amano la pace e desiderano vivere in armonia gli uni con
gli altri. Tale delicato equilibrio – aggiunge la Zec – deve essere protetto” ed è
per questo che i presuli denunciano “l’uso improprio della stampa per distruggere
la nazione attraverso la disinformazione ed il sensazionalismo irresponsabile, invece
di costruirla attraverso l’emancipazione della popolazione e la corretta informazione”.
I sacerdoti non si schierino politicamente
Un richiamo particolare viene lanciato anche ai sacerdoti,
affinché non si schierino politicamente ma
ricordino sempre che la Chiesa rappresenta “una voce profetica in difesa dei poveri”.
Infine, ribadendo la necessità di accelerare le riforme costituzionali, la Chiesa
di Lusaka conclude il suo messaggio con un ulteriore appello alla promozione della
pace e della serenità nella nazione, perché “senza pace non c’è sviluppo”. (I.P.)
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