2015-02-03 07:59:00

Is. Obama: faremo di tutto per liberare volontaria Usa


Gli Usa stanno utilizzando 'tutti gli strumenti' a loro disposizione per liberare la cooperante statunitense rapita dall’Is in Siria nel 2013. Lo ha detto il presidente americano Obama comunicando anche la decisione di stanziare 8,8 miliardi in favore dell’esercito iracheno e dei ribelli moderati siriani anti Assad per la lotta al sedicente Stato Islamico. Intanto in audizione al Parlamento europeo, l’inviato speciale Onu per la Siria Staffan De Mistura ha invocato un accordo che includa tutte le parti, Assad compreso, per porre fine al conflitto. Paolo Ondarza:

200mila morti e 6,6 milioni di sfollati in quattro anni di conflitto in Siria, 1354 vittime nel solo mese di gennaio. Un bilancio impressionante di fronte al quale l’inviato Onu Staffan De Mistura in audizione alla Commissione Esteri dell’Europarlamento delinea un’unica soluzione: non militare, ma inclusiva di tutte  le parti, alawiti, sunniti, cristiani e curdi e che non lasci da parte il presidente siriano Assad, visto che – osserva De Mistura - il suo regime "controlla ancora il 50% del paese e della popolazione". L’inviato delle Nazioni Unite  mette in guardia dal rischio che il conflitto possa estendersi al Libano e chiede di bloccare la minaccia di Is e Al Nusra,  ramo siriano di Al Qaeda, ad Aleppo. Prosegue intanto la ritirata dei miliziani dall’area circostante Kobane, ormai in mano ai Peshmerga curdi, mentre in Libia il sedicente Stato Islamico ha rivendicato l’attentato di ieri alla sede della Polizia a Tripoli. E dopo la barbara uccisione del reporter giapponese Kenji Goto, cresce la preoccupazione per la volontaria americana 26enne nelle mani dell’Is: per liberarla gli Stati Uniti, a stretto contatto con gli alleati, faranno di tutto, ha assicurato il presidente Obama.

 

Intanto prosegue la persecuzione anticristiana da parte del sedicente Stato Islamico. E’ di ieri la notizia del rogo di centinaia di libri, considerati contrari all’Islam,  trafugati dalla bibilioteca centrale di Mosul. Nella stessa città è stato arrestato, con l’accusa di vendere libri cristiani,  il titolare della più antica libreria. Nel nord della Siria invece i miliziani dell’Is hanno costretto la popolazione di un villaggio cristiano a rimuovere la croce dalla loro chiesa. Su questo episodio e sulla situazione ad Aleppo Amedeo Lomonaco ha raggiunto telefonicamente, nella città siriana, il gesuita padre Ghassan Sahoui:

R. – Soprattutto, in questi ultimi giorni, c’è una guerra veramente feroce. Sentiamo, sempre più spesso e in modo sempre più violento, le esplosioni delle bombe. Abbiamo sentito quello che ha fatto lo "Stato Islamico" a Tel Hormizd, a Hassaka. Si tratta di un villaggio cristiano. Hanno chiesto di far togliere la croce. Chiediamo la sicurezza e, soprattutto, che il mondo intero si mobiliti per trovare delle vie di pace, di riconciliazione per far interrompere questa violenza del sedicente Stato Islamico.

D. - La violenza può cancellare ciò che è visibile, può costringere a rimuovere la croce da una chiesa, ma non può assolutamente cancellare quanto è custodito nel cuore. La fede non si cancella: questa è la vera forza dei cristiani in una terra così martoriata come la Siria …

R. - È un fatto molto drammatico, ma allo stesso tempo ci dà forza e gioia vedere come i cristiani, malgrado tutto, rimangono così forti e radicati nella loro terra; non vogliono lasciarla anche quando sono perseguitati. Questa è la fede, la vera fede che in questi momenti difficili, soprattutto, deve apparire a tutto il mondo perché la nostra vita non è tra le mani degli uomini ma tra quelle di Dio. E non abbiamo paura di tutti questi jihadisti. Vogliamo che interrompano questa via di violenza.

D. - Questi sono giorni, mesi, segnati da atrocità, sofferenza. E’ un periodo buio. Ci sono però degli episodi di luce illuminati da questa forza, dalla fede …

R. - Certamente. Direi che ci sono molte iniziative di solidarietà tra i cristiani, ma anche per i musulmani, perché viviamo la solidarietà nella compassione, nella sofferenza; quindi vogliamo essere sempre insieme l’uno per l’altro. Vediamo tanti uomini che cercano di aiutare, essere vicini agli altri in questi giorni ad Aleppo.








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