2015-01-29 15:28:00

Roma, unioni civili. Vallini: pressione politica. Solmi: contro Costituzione


"Ci aspettiamo presto una legge nazionale come affermato dal premier Renzi”. Così il sindaco di Roma, Ignazio Marino, dopo il via libera dell’Assemblea capitolina all’istituzione del registro delle unioni civili. Le opposizioni parlano di provvedimento ideologico e senza valore legale; le associazioni gay invece ringraziano il sindaco “per aver rispettato gli impegni presi”. Al microfono di Luca Collodi il cardinale vicario Agostino Vallini:

Atto di pressione politica
R. – Di questo problema se ne è parlato più volte. Io stesso ne ho parlato anche al sindaco, sapendo bene che non si tratta di un atto di valenza giuridica, ma soltanto di un gesto che ha tutto il sapore di essere una pressione politica, cioè di creare una cultura che è una realtà diversa dalla esperienza umana, dalle relazioni umane, particolarmente del matrimonio. Il matrimonio è un fatto di natura, è un fatto sancito dalla Costituzione e, dunque, qui si vorrebbe stravolgere anche il dettato costituzionale, sapendo che non lo si può fare, perché non ha valore.

Nessuna proibizione, ma non forzare istituto matrimonio
D. – Secondo lei, non c’è una deriva un po’ libertaria nell’attuale società proprio sul tema dei diritti?

R. – Vede, il diritto è una attesa di giustizia delle persone, che deve avere un fondamento. Nessuno proibisce, nell’ambito della legalità, che ogni persona umana eserciti i suoi diritti personali, le sue espressioni anche affettive e così via. Il problema è la modifica delle modalità, dell’esercizio di questi diritti. A che cosa l’uomo e la donna hanno diritto? Hanno diritto a poter essere liberi nell’espressione dell’amore, ma poi se questo amore si concretizza in un progetto di vita qual è il matrimonio ha delle sue regole secondo natura. In questo senso, quindi, non è che si vada a violare la libertà dei sentimenti: noi rispettiamo ogni persona umana, ma poi l’ambito etico-morale è un aspetto diverso. Naturalmente, per noi cristiani, l’etica dei sentimenti e l’esercizio anche dei sentimenti dell’amore, della sessualità, ha delle regole precise, che noi intendiamo rispettare, ma che peraltro sono poi secondo natura. Qui invece la cosa è diversa: si vuole forzare un istituto di natura sancito da tutta la storia del diritto. Penso a certe espressioni del diritto romano, dove già le nozze avevano una precisa connotazione, in un ambito che si dice che deve cambiare perché la cultura è diversa. Ma chi induce la cultura? Si possono anche esprimere sul piano del forzare le cose. Ora, capisco, mi rendo conto che in una visione laicista della vita si voglia dire che questo è un bene della persona e quindi configurerebbe un diritto. Sinceramente, se ragioniamo in modo pacato e approfondito, non lo è.

D. – Perché non lo è?

R. – Non lo è perché il matrimonio, cioè l’incontro dell’affetto e dell’amore tra uomo e donna, regolato dal diritto societario, è un fatto e i sentimenti, i modi di esprimere le relazioni, anche tra persone dello stesso sesso, sono un’altra cosa. Nessuno va ad impedire – poi ognuno se la vede con la sua coscienza -, ma chiamare matrimonio ciò che matrimonio per natura non è, è un’altra cosa. Quindi in questo senso non possiamo essere d’accordo. E’ una pressione di tipo politico, per indurre una diversa concezione della vita matrimoniale, sulla quale non siamo d’accordo.

Necessario impegno su altri fronti
D. – Lei cosa si sente di dire, per concludere, al sindaco Marino?

R. – Ma io mi sentirei di dire quello che già ho avuto modo di dirgli in privato, e cioè che Roma dinanzi a problemi enormi, di cui i cittadini esprimono anche in maniera sofferta la difficoltà, avrebbe bisogno di un impegno su fronti diversi e non quelli certamente di una pressione politica per modificare l’istituto matrimoniale.

Intervistato da Massimiliano Menichetti, mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma, presidente della Commissione per la Vita e la Famiglia della Cei, parla di "attentato al matrimonio":

Decisione per avallare cosiddetti matrimoni gay
R. – Noi ci troviamo davanti ad un attentato al matrimonio inteso nella forma in cui lo vuole la Costituzione. In questo modo, l’amministrazione municipale non si mette nella linea in ordine a questa relazione fondamentale, che si sancisce con un patto pubblico che è il matrimonio, ma va per altre direzioni, indebolendo sia il matrimonio come istituto, sia la stessa coesione sociale. Il Comune di Roma ha calato la maschera e mostrato la vera finalità di questi registri delle unioni di fatto: quella di avallare i cosiddetti matrimoni gay, ribadisco “cosiddetti”, e introdurre in modo indiretto questa possibilità che in Italia non è data per legge.

Non byapassare legge Stato
D. – Siamo di fronte, di nuovo, ad un qualcosa che minaccia il matrimonio, la famiglia?

R. – Assolutamente sì. Perché ci troviamo davanti a quel tentativo di mistificare come matrimonio quello che non è. Il matrimonio è l’incontro di un uomo e di una donna che viene sancito con un patto pubblico con una prospettiva generativa. Quando due persone dello stesso sesso decidono di vivere insieme, certamente ne hanno la libertà, ma questo non può configurarsi come matrimonio, e i diritti che loro vanno acquisendo sono diritti che derivano dalle loro dignità di persone. Pertanto, questo registro delle unioni di fatto, ben conosciuto in tante parti d’Italia, è una modalità per cercare di bypassare la legge dello Stato o per così dire fare forza, oserei dire violenza, perché questa legge sia introdotta.

Carattere sociale del matrimonio
D. – Perché nel matrimonio c’è una responsabilità di carattere sociale …

R. – Assolutamente. Uno dei caratteri del matrimonio è il carattere sociale, cioè relazionale. Un atto che coinvolge, per così dire, una scelta intima delle persone, ma che di per se stesso diventa sociale. Ciò implica una relazione pubblica che ha forte incidenza sulla società perché da questa relazione inizia un vivere insieme. Questa relazione feconda genera dei figli che sono un bene comune e attraverso la generazione si trasmette un patrimonio di cultura che è stato sviluppato nei secoli, nelle generazioni, che viene offerto in modo creativo verso il futuro.

Lavorare sul Codice civile
D. – Come rispondere a chi dice che queste unioni civili servono anche per rafforzare la tutela di due persone che però decidono di vivere insieme, ad esempio, anche amici?

R. – Credo che il tema sia giusto, ma si può benissimo operare lavorando sul codice civile. Diritti che possono essere anche acquisiti e modificati … in ordine, ad esempio, l’aiuto reciproco, il sostegno reciproco, l’offerta anche l’uno all’altro di aiuti economici, la salute e anche l’asse ereditario…

Vere priorità
D. – A questo punto qual è il suo auspicio?

R. – Auspico che ci sia una riflessione profonda da parte degli amministratori pubblici, perché mi pare che i problemi dell’Italia siano certamente questi, ma che ce ne siano anche altri. Noi ci troviamo davanti a situazioni nelle quali non è tutelata la salute delle persone, l’istruzione, la sicurezza. Ci sono persone che faticano a portare a casa quanto necessita per il proprio sostentamento e quello della famiglia. Allora, oserei dire, queste sono priorità che non vanno assolutamente sminuite. Non bisogna ricorrere ad altre cose, quasi per distogliere il pensiero da questi dati primari.








All the contents on this site are copyrighted ©.