2015-01-24 13:24:00

Cinema. "Il nome del figlio", se la vita batte l'ideologia


Sugli schermi italiani “Il nome del figlio” di Francesca Archibugi: cinque personaggi raccontano l’Italia di oggi e le loro debolezze scontrandosi durante una cena, ma la bellezza e il valore di una nascita ricomporranno i loro dissidi. Il servizio di Luca Pellegrini:

Può essere pericoloso scherzare sul nome del figlio che verrà. Lo scoprono, durante una cena, Paolo, estroverso agente immobiliare; la sorella Betta, remissiva e poi rabbiosa; Sandro, il marito di lei, intellettuale distratto; Claudio, eccentrico amico d'infanzia; Simona, una ragazza di borgata, interpretati rispettivamente da Alessandro Gassman, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo e Micaela Ramazzotti. Sono i protagonisti de Il nome del figlio, il film con il quale Francesca Archibugi è tornata finalmente al lavoro sul set. La regista spiega la ragione di questa scelta:

“Perché la commedia mi piaceva e sentivo che in questi cinque personaggi potevamo mettere tanto di noi. E quando si fa un film, senti che stai facendo il tuo lavoro”.

Per un’intera nottata i cinque protagonisti mettono a nudo i loro rancori, quando Paolo annuncia che il figlio suo e di Simona si chiamerà Benito, con tutto ciò che storicamente per l’Italia questo nome rappresenta. Come descriverebbe il suo film?

“E’ una commedia sentimentale. Però al posto di lui e lei c’è un gruppo, con le stesse dinamiche – come dire – impossibilità a vivere staccati e tormentarsi e, nello stesso tempo, non poter vivere l’uno senza l’altro. Quindi fa ridere, ma ha anche dei momenti di grande intensità emotiva”.

C'è anche lo sguardo dei bambini sui grandi, che di riflesso è quello della regista su di loro:

“Diciamo che i bambini non sono io che li metto nei film, ma sono gli altri che ce li tolgono, perché la vita è piena di bambini: invece si raccontano delle storie dove loro sono sempre altrove o in un’altra camera o non vengono presi in considerazione… Siccome ho l’ambizione di raccontare la vita, pezzi di vita, inevitabilmente i bambini ci sono”.

Archibugi descrive con tatto i lati meschini dei cinque, la loro forza e i loro legami, che possono essere anche molto dolorosi. Questo dolore si stempera alla fine del film con la nascita di Lucia, che acquista un valore particolare:

“Il parto è stato una cosa bella, perché poi si dibatte, si parla: il nome del figlio, io, te, io sono così, tu sei così... Ma poi alla fine ci si scorda sempre che quando si mettono al mondo delle personcine loro non c’entrano niente con noi. Comincia la loro avventura individuale. Ricomincia il mondo: nasce un bambino e il mondo ricomincia. Nei momenti in cui si partorisce – io ho fatto tre figli – si resetta tutta la propria vita. E’ qualcosa che accade di deflagrante: c’è un prima e un dopo. Probabilmente, dopo quella notte al massacro, anche se è un massacro tragico-comico, loro si sono resettati e hanno ricominciato a vedersi in un altro modo, l’uno l’altro”.








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