2015-01-20 14:42:00

In 44 volumi le opere cinesi della Biblioteca Vaticana



"Le prime intese con Pechino sono iniziate nel 2008, negli anni successivi abbiamo iniziato la digitalizzazione dei manoscritti e oggi, grazie a un editore cinese, possiamo presentare i primi 44 volumi con 170 titoli". Mons. Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, annuncia la presentazione, prevista per giovedì alla Casanatense di Roma, dei primi volumi della "Collezione delle opere storiche e letterarie cinesi di epoca Ming ( 1368 - 1644) e Qing (1644 - 1911) contenute nella Vaticana". Il progetto complessivo prevede la pubblicazione, in forma anastatica, di 4 serie di volumi, che raccoglieranno circa 700 titoli. Nei giorni in cui Papa Francesco è rientrato dal suo nuovo viaggio in Asia, sorvolando nuovamente la Cina, i primi frutti di una nuova intesa tra istituzioni vaticane e istituzioni di Pechino segnano un passo importante nel dialogo tra Oriente e Occidente. 

Il progetto è nato grazie alla collaborazione fra l'Università di lingue straniere di Pechino e la Biblioteca Vaticana, con l'ausilio dell'Università La Sapienzadell'Istituto Confucio di Roma. "Il primo passo - spiega il prefetto della Bav - è consistito nell'individuazione dei pezzi da pubblicare. In Biblioteca abbiamo circa tremila pezzi, tra stampati e manoscritti, che vengono dalla Cina. Abbiamo dovuto scegliere quelli utili al progetto e soprattutto quelli di cui non esistono altrove altre copie. Poi siamo passati alla digitalizzazione".   

"La Biblioteca si è aperta alle opere cinesi già nel '500", spiega Pasini. "Parliamo soprattutto delle opere di missionari, come il gesuita Matteo Ricci, che con i loro viaggi in Cina permisero uno scambio importante di testi, producendo anche traduzioni o testi in cinese, per la catechesi, per illustrare le conquiste occidentali o, in senso inverso, per far conoscere la cultura e il pensiero cinesi in Europa". "Fra le opere di provenienza cinese quelle dei missionari gesuiti, francescani, domenicani o di altri ordini religiosi, sono quelle più interessanti e più studiate". "In un volume a stampa del 1674 del gesuita Ferdinand Verbiest sj, per esempio, c'è il disegno delle strumentazioni astronomiche che si trovavano sul tetto dell'osservatorio imperiale di Pechino, allestite dallo stesso religioso che fu astronomo e matematico durante la dinastia Qing".   

"Si tratta di testi pubblicati in Cina e in Europa che furono fondamentali - spiega Pasini - per la comunicazione tra Oriente e Occidente. Permisero una conoscenza reciproca ai più svariati livelli: anche teologico e filosofico, ma anche scientifico o letterario. Un dialogo tra popoli e culture spesso promosso dai missionari". "Oggi, anche se con mezzi tecnologici diversi - spiega il prefetto della Biblioteca Vaticana - questo scambio continua e abbiamo l'opportunità di conoscerci meglio. Spesso mi viene da dire che la cultura conosce le vie del dialogo". 

Il progetto editoriale nasce, in particolare, su impulso della cosidetta "Commissione per la compilazione della storia dela dinastia Qing". "E' tradizione in Cina - spiega Pasini - che quando una dinastia termini quella successiva cerchi tutta la documentazione per tracciarne una storia adeguata. Ciò non fu possibile nel secolo scorso, per evidenti ragioni storiche, e oggi il governo di Pechino ha deciso di dedicarcisi. Non potevano farlo senza chiedere il nostro aiuto, visto che possediamo una delle più importanti collezioni di libri cinesi della dinastia Qing". "In Vaticana conserviamo l'edizione del 1602, la più preziosa, della mappa di Matteo Ricci, calchi di epigrafi con copie di iscrizioni buddiste, ritratti di Confucio. C'è tutto un materiale ricchissimo che dimostra il profondo legame, a dispetto dei luoghi comuni, della nostra istituzione con la cultura e la vita cinesi". 








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