2015-01-19 19:02:00

Vertice Ue sul terrorismo. Gentiloni: la minaccia è seria


Dalla riunione dei ministri degli esteri Ue “è emersa la conferma della minaccia terroristica all'insieme dei paesi europei: si stima ci siano tra i tremila e i cinquemila 'foreign fighters' in Europa". Lo ha detto il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, al termine dell’incontro che si è tenuto oggi a Bruxelles. Il servizio di Debora Donnini:

 

Dopo gli attentati di Parigi e la retata contro una cellula jihadista in Belgio, i ministri degli esteri Ue cercano una riposta unitaria al terrorismo. Dall’incontro è emersa una sollecitazione a sbloccare la direttiva sul Pnr", ovvero la banca dati europea sui passeggeri dei voli aerei. Per il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, serve rafforzare la cooperazione sia con uno scambio di informazione fra gli stati sia collaborando con i paesi del mondo arabo. A prendere parte all’incontro anche il segretario generale della Lega Araba, Nabil El Araby. Oggi comunque non è stato adottato alcun provvedimento concreto ma lo sguardo è rivolto alla riunione dei ministro dell’interno a Riga, il 28 gennaio e al vertice dei leader dell'Ue, il 12 febbraio a Bruxelles. Sul fronte della lotta al terrorismo, il Belgio ha richiesto l'estradizione di uno dei sospetti terroristi arrestati in Grecia, perché potrebbe "avere un legame diretto" con la cellula smantellata a Verviers, la scorsa settimana mentre in Italia è stato rilasciato il pachistano che domenica all'aeroporto di Fiumicino aveva tentato di imbarcarsi su un volo diretto a Londra con un passaporto risultato falso. L'uomo, che aveva presentato istanza di asilo politico nel dicembre dello scorso anno, sarà denunciato per possesso di documento di identificazione falso. Intanto in Niger proclamati tre giorni di lutto nazionale: si stima che nel corso delle proteste contro la pubblicazione delle caricature di Maometto da parte di Charlie Hebdo, siano morte 10 persone. Quarantacinque le chiese date alle fiamme così come decine di negozi e bar. Violenze che hanno portato all’arresto di 189 dimostranti . 

 

E dunque, tra i provvedimenti annunciati: un archivio comune - Pnr (personal number record)- che raccolga tutti i dati dei passeggeri delle Compagnie aeree. La  proposta di legge da anni è all’esame dal Parlamento di Strasburgo ed ora si chiederà di superare i veti. Normative simili sono già in vigore negli Stati Uniti, in Canada e Australia. Roberta Gisotti ha intervistato l’esperto di terrorismo Lorenzo Vidino, dell’Ispi, Istituto di studi politici internazionali:

D. – Prof. Vidino, l’Europa cerca unità nella lotta al terrorismo e sembra disposta a sacrificare la difesa personale della privacy per garantire la sicurezza collettiva. Anzitutto ci chiediamo se non si arrivi tardi e se basterà per contrastare i movimenti dei terroristi...

R. – Questi sono giorni molti tesi e forse non sono i giorni più adatti – quelli che seguono un attentato, un attentato poi importante come è stato quello di Parigi! – per fare dei cambiamenti legislativi su una materia indubbiamente sensibile come quella del terrorismo. Molto è già stato fatto, in realtà, negli ultimi anni! E’ chiaro che ogni ordinamento e ogni Paese è leggermente diverso. Però, siamo ormai in molti Paesi al limite di quella che è l’invasione accettabile delle libertà civili.

D. – Spesso, però, si sente dire che le autorità di Polizia non collaborano abbastanza…

R. – Su questo è stato fatto molto, ma comunque rimangono ancora dei problemi, anche internamente a molti Paesi, ad esempio, un’agenzia non passa informazioni ad un’altra agenzia all’interno di uno stesso Paese. Figuriamoci quindi a livello internazionale, nonostante sia stato fatto molto, incluso qualcosa su iniziativa dell’Italia nell’ultimo semestre di presidenza a livello europeo. Forse una delle cose che tutti i Paesi dovrebbero migliorare è quello di aumentare il budget delle agenzie di intelligence: una delle ‘lezioni’ di Parigi, come di molti altri attentati degli ultimi anni, è la mancanza di effettivi alle agenzie, che spesso hanno le informazioni, conoscono i soggetti che poi diventano attentatori, ma non hanno il personale, non hanno i numeri necessari per monitorarli tutti.

D. – C’è poi il fronte di Internet…

R. – Internet è molto problematico da monitorare, perché esistono dei problemi legali. Molti dei server – ad esempio – sono in America e oscurare un determinato sito, un determinato profilo su Facebook e su Twitter è molto, molto complicato. Serve molto tempo ed una volta che anche viene fatto ci vogliono tre minuti per ricreare un nuovo profilo. Quindi, è un gatto che rincorre il topo ad aeternum. Internet poi rimane anche un posto utile dove le agenzie di intelligence raccolgono informazioni utili, perché su Internet si vedono molte delle cose che attentatori o possibili attentatori pensano e fanno… La rete è chiaramente un altro ramo molto difficile da toccare, senza parlare poi dell’invasione della privacy.

D. – C’è anche un fronte che è già aperto, quello delle banche…

R. – Diciamo che nelle nuove forme di terrorismo il finanziamento non è un fattore così importante come lo era magari 10-15 anni fa. Mentre gli attentati dell’11 settembre – per esempio – avevano richiesto somme ingenti di denaro e quindi passaggi da banche, questo è un terrorismo più ‘fai-da-te’, che richiede poche migliaia, se non qualche centinaia di euro, che qualsiasi soggetto può reperire facilmente. E’ chiaro poi che avere accesso a determinate informazioni bancarie può comunque essere utile. Anche qui ci sono dei problemi con certi determinati Paesi.

D. – E cosa ne pensa dell’idea di costituire una Procura europea, che possa quindi seguire unitariamente tutto il capitolo terrorismo?

R. – E’ molto importante fare ed avere una Procura e un coordinamento anche a livello di magistratura. Esistono, in questo momento, relazioni a livello bilaterale o gruppi di Paesi che hanno questo coordinamento giudiziario; farlo a livello europeo, in un fenomeno così transnazionale, è importantissimo. Ugualmente importante è in ambito nazionale, creare – come l’on. Dambruoso ha proposto - una struttura in Italia anche di magistratura specializzata, simile  come la abbiamo per l’antimafia, per il terrorismo ed avere un coordinamento a livello anche giudiziario.

D. – Prof. Vidino, lei da esperto, cosa suggerirebbe oggi ai politici, al di là dell’ondata emotiva che abbiamo?

R. – Proprio di non soccombere a questa ondata emotiva! Forse più risorse sono necessarie, qualche cambiamento legislativo è necessario, ma non stravolgere l’architettura democratica dei nostri Paesi, per un atto che – se lo riportiamo in contesto storico – non è così eccezionale, perché comunque con il terrorismo di diverse matrici ci scontriamo da più di un secolo. Bisogna andarci con i piedi di piombo, in sostanza.








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